UN LE PEN DOPO L'ALTRO - IL VECCHIO JEAN-MARIE EVITA DI CANDIDARSI CON IL “FRONT” E PER LA SUCCESSIONE LANCIA LA NIPOTE 24ENNE MARION - MA IL "FRONT" A GESTIONE FAMILIARE INIZIA A MOSTRARE PARECCHIE CREPE
Mauro Zanon per “Libero quotidiano”
jean marie le pen con la nipote marion marechal
Alla fine ha ceduto. Le pressioni, questa volta, erano troppo forti, l’intervista al settimanale Rivarol ha provocato danni irreparabili. E così, ieri mattina, interrogato dal Figaro Magazine, ha annunciato l’addio alle armi, il passo indietro per il bene del suo Front national, che ha fondato, animato e difeso dal 1972. Jean-Marie Le Pen non sarà capolista del Fn nella regione Paca (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) in vista delle elezioni regionali di dicembre, ma soltanto uno spettatore d’eccezione.
jean marie le pen con la nipote marion marion marechal
«Se devo sacrificarmi per il futuro del movimento, non sarò io quello che provoca danni», ha dichiarato Jean-Marie, non senza il solito slancio d’orgoglio: «Rinuncio, anche se sarei il miglior candidato del Front national». Il suo 33% racimolato alle elezioni europee dello scorso anno, accanto alla lunga esperienza da presidente del gruppo Fn al Consiglio regionale del Paca, valevano da soli l’investitura da capolista, secondo Jean-Marie.
A maggior ragione in una regione dove la maggioranza dell’elettorato frontista è formata da nostalgici dell’Algeria francese e da simpatizzanti dei movimenti nazionalisti francesi del primo Novecento, tra i quali l’Action française di Charles Maurras: insomma, da quella vecchia guardia che ha ancora un peso influente nel Front national. Tuttavia la crisi aperta dai suoi ultimi dérapages, non lasciava altra scelta per salvare l’impresa familiare.
ETIENNE BOUSQUET CASSAGNE CON MARION LE PEN
Marine Le Pen, in primis, aveva chiesto al padre di rinunciare alla candidatura, seguita a ruota dal vicepresidente Florian Philippot e da tutto il nuovo corso del Fn. E Jean-Marie li ha accontentati. «L’ho fatto nell’interesse della Francia, del Front national che non voglio indebolire a causa di dissensi interni», ha detto. Chi allora per sostituirlo? «Se Marion-Maréchal Le Pen accetta, penso che sarà una capolista molto efficace», ha affermato il patriarca frontista. «Di certo, la migliore, non dico dopo di me, ma quasi».
Ancora una volta, insomma, tutto in famiglia. L’anziano leader lascia il posto alla nipotina, incorona l’altra bionda di casa Le Pen, si affida ai suoi occhi cerulei dietro cui si nasconde una ventiquattrenne tosta e ambiziosa per sedurre quell’elettorato tradizionalista che vede di cattivo occhio Philippot e il cerchio magico di Marine, il Front parigino, quell’ala gollista che flirta con i delusi delle gauche, operai, disoccupati e piccoli commercianti tagliati fuori dalla mondializzazione galoppante.
JEAN MARIE LE PEN E LA NIPOTE MARION
Il gesto di Jean-Marie è probabilmente ciò che di più saggio poteva fare ora come ora, Marion potrebbe essere la perfetta sintesi tra vecchio e moderno, colei che può contenere gli ardori dell’elettorato del sud-est, proteggendo così l’opera di «dediabolizzazione» della zia Marine, ma i limiti del Fn quale impresa a gestione famigliare, quale affaire tra Le Pen senza figure intermedie, sono emersi prepotentemente nelle ultime due settimane e non possono essere risolti con un semplice passaggio di testimone.
MARION LE PEN NIPOTE DI JEAN MARIE
Questo tribalismo familiare potrebbe, nel futuro prossimo, creare ulteriori problemi nel Fn. Il parricidio in pubblica piazza, con Marine a chiedere la testa del padre in un comunicato stampa, non è stato il migliore degli spettacoli. Ed è difficile immaginare che Jean-Marie, nonostante il passo indietro, non torni a far pesare l’importanza della sua figura e di tutto ciò che ha rappresentato per il partito.
Per quanto riguarda Marion, c’è da chiedersi se saprà affermarsi nel partito senza insidiare la leadership della zia, se saprà insomma consolidare la sua figura mettendo in sordina le sue ambizioni personali per garantire il bene dell’intera struttura frontista. Intanto, alle regionali, dovrà vedersela con Bruno Gollnisch. La prima vera sfida per colei che dice di voler «incarnare la generazione frontista che verrà, il rinnovamento».