salvini di maio

‘POPOLOCRAZIA’, BENVENUTA IN ITALIA – SECONDO LO STORICO E SOCIOLOGO MARC LAZAR IL RISULTATO DELLE ELEZIONI CI PORTA IN UNA TENDENZA CHE  VA DA TRUMP ALL’AUSTRIA: "C’È ALLARME IN EUROPA DOPO LA VITTORIA DI LEGA E M5S PERCHÉ NESSUNO È IN GRADO DI DIRE QUALE SARÀ IL PROSSIMO GOVERNO - ESCONO DI SCENA BERLUSCONI E RENZI CHE ORA DOVRÀ ASPETTARE UN PO’ PRIMA DI PENSARE A UN RITORNO..."

Silvia Bombino per Vanity Fair

di maio

 

Il giorno dopo le elezioni politiche il telefono squilla di continuo. Marc Lazar, 65 anni, professore di Storia e Sociologia politica all’Institut d’études politiques di Parigi e alla Luiss di Roma, storico ed esperto di politica italiana, analizza gli ultimi dati delle urne. L’Italia si è svegliata con il Movimento 5 Stelle primo partito del Paese a oltre il 32 per cento, la Lega quasi al 18 e il Pd e Forza Italia crollati rispettivamente al 19 e al 14 per cento.

 

 

 

È davvero l’inizio della Terza repubblica, come dice Luigi Di Maio?

«Non so se si tratti di una svolta, sicuramente è un cambiamento molto importante per diverse ragioni. La prima è la sconfitta del Partito democratico che ora perde il suo leader, Matteo Renzi, dimissionario, considerando che era uno dei pilastri del sistema politico italiano degli ultimi anni. La seconda è l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, in politica da 24 anni, dopo che tanti sostenevano stesse facendo un “ritorno” trionfale».

Marc Lazar

 

 

Ha perso l’establishment, dicono gli analisti.

«Userei con cautela questa parola: perché in un certo senso anche Luigi Di Maio, che è stato vicepresidente della Camera dei Deputati, ne ha fatto parte. Però diciamo che, certo, oltre alla crisi di due importanti partiti gli elementi nuovi sono la progressione dal 4 al 17,4 per cento della Lega e dal 25 a oltre il 32 per cento del Movimento 5 Stelle».

 

 

Renzi si è dimesso, era necessario?

«Il suo partito faceva il 25,4 e ora fa il 19 per cento: una sconfitta pesante che è soprattutto la sua, avendo Renzi trasformato il Pd nel suo partito. Si era già dimesso per poi rivincere le primarie a giugno 2017, ma questa volta è molto diverso: dovrà aspettare un po’ prima di pensare a un ritorno».

 

 

 

Possibile che fondi un suo movimento, come Macron?

matteo salvini archivio fotogramma

«È un’ipotesi che non si può escludere perché spesso Renzi cita Macron. Io gli dico: buona fortuna, è un grosso lavoro. Macron si è presentato nel 2017 come outsider, una cosa che ha consentito a Renzi di vincere nel 2013, difficile rifarlo dopo ben due sconfitte politiche, dopo il referendum costituzionale del 2016 e oggi».

 

 

La frattura con LeU, partito separato dalla coalizione di centrosinistra, ha danneggiato Renzi?

«No, LeU ha appena superato il 3%, ed è chiaro che l’operazione di Grasso, Bersani, D’Alema e gli altri è stata un fallimento totale: pensavano di approfittare della crisi di popolarità di Renzi ma i delusi del Pd hanno votato il Movimento 5 Stelle e la Lega, come dimostra la perdita di voti nelle terre tradizionalmente “rosse” come  Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche».

 

 

di maio festa pomigliano

È corretto dire che la sconfitta del Pd e di +Europa, i due partiti filoeuropeisti, è anche una sconfitta dell’Europa?

«In parte. Ossia il voto dimostra solo che i temi pro-Europa non garantiscono la vittoria, ma non è automaticamente vero il contrario. Il Movimento 5 Stelle e soprattutto la Lega, pur essendo partiti euroscettici, hanno puntato la campagna elettorale su altri temi, come il fisco, la sicurezza. Hanno capito che l’Europa è diventato un argomento con il quale bisogna essere prudenti».

 

 

Eppure la Lega ha usato il tema degli immigrati, vuole mandarne via 500 mila.

RENZI ALLA DIREZIONE PD

«Migranti e immigrazione hanno giocato un ruolo decisivo in questa elezione, il che significa anche uno slittamento verso la destra di tutta una parte di italiani. È un argomento che ha permesso alla Lega di parlare di sicurezza».

 

 

Marco Minniti, l’ex ministro dell’Interno che aveva avuto successo nel frenare gli sbarchi in Sicilia, ha perso nel suo collegio a Pesaro. Come mai?

«Perché, in tutta Europa, quando i partiti di sinistra affrontano questo tema, e anche con successo, si ha l’idea che la destra lo farà meglio. Perché, ripeto, antropologicamente la destra è legata al concetto di ordine».

Di Maio Mattarella

 

 

Quali conseguenze ha questa elezione in Europa?

«C’è molto allarme, soprattutto ora che si era finalmente trovata l’intesa tra la Merkel e i socialisti, la Grosse Koalition in Germania. C’è sicuramente una perdita di credibilità del Paese, perché nessuno è in grado di dire quale sarà il prossimo governo e il tipo di politica che farà».

 

 

Luigi Di Maio, prima del voto, era andato a Londra a rassicurare gli investitori e poi ha presentato delle liste con una potenziale squadra di governo. Nemmeno questo ha rassicurato?

«No, perché il mondo della finanza e della politica non lo conosce bene, ancora. Si vedono i suoi sforzi per presentarsi come credibile e responsabile, però nel programma del Movimento 5 Stelle ci sono proposte contraddittorie. Non è detto che sia lui il premier del prossimo governo, comunque».

 

 

TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO

Pensa che Mattarella potrebbe incaricare l’altro vincitore, Matteo Salvini?

«Bisogna capire che lettura farà il capo dello Stato. Se vorrà privilegiare il primo partito, per esempio, oppure dare più peso al fatto che il centrodestra ha avuto complessivamente più consenso. Da ora inizia tutta la diplomazia del presidente, ma anche i giochi parlamentari: perché si sa perfettamente che gli eletti possono cambiare casacca, dopo, in Parlamento. Quindi è tutto aperto».

 

 

Che «migrazioni» prevede?

«Il Movimento 5 Stelle è in posizione dominante, potrebbe assorbire alcuni deputati di Forza Italia».

 

 

Nel suo libro con Ilvo Diamanti, Popolocrazia, appena uscito per Laterza, parla dell’avanzata dei populismi nel mondo. La vittoria del Movimento 5 Stelle e della Lega si inserisce in questo quadro?

BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI

«Certamente. È in atto una tendenza, da Trump all’Austria, dai brexiter all’Olanda, a sostituire la “democrazia” – il “potere del popolo” soppesato da poteri e contropoteri – con la “popolocrazia”, ossia il “potere del popolo” senza limiti. I populisti teorizzano il contrasto tra un popolo, che si suppone omogeneo, e una casta che si suppone anch’essa omogenea e che complotta contro di lui. Il populismo è la semplificazione di tutto, è l’accelerazione della temporalità – tutto deve essere fatto in emergenza. Ciò avviene insieme a un’altra trasformazione dei nostri tempi legata a Internet, che dà la possibilità di intervenire sempre nel dibattito pubblico. Ricorda forse i 5 Stelle?».

SALVINI ELEZIONI 1

 

 

Di Maio lamenta di essere spesso liquidato come populista e antisistema, mentre i suoi elettori non esprimono solo un voto di protesta, ma scelgono un programma.

«Ha ragione. Il Movimento 5 Stelle ha proposte, sicuramente, ma questo non impedisce di definirle populiste. Loro sono il risultato di un rifiuto della politica da una parte, ma anche il risultato di un’aspirazione a un’altra politica. L’importanza dell’argomento “onestà” – al netto dei problemi che hanno avuto con alcuni candidati – è pacifico, c’è un’aspirazione all’onestà dei popoli. Non sono definiti solo dall’“essere contro” ma anche dall’“essere per”. Il problema è che le proposte sono appunto populiste, e quindi schematiche, facili da fare in campagna elettorale ma difficili da realizzare quando si hanno responsabilità».

RENZI E BOSCHIRenzi SALVINI ELEZIONI

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