L’ALLEANZA DI CENTRODESTRA TRABALLA ANCHE NELLE REGIONI - GIOVANNI TOTI VUOLE FARE UN ACCORDO CON RENZI E LA LEGA MINACCIA IL RITIRO DEGLI ASSESSORI IN LIGURIA: “HA TRADITO, LA DEVE PAGARE, VUOLE VENDERSI LA REGIONE PER ANDARE A ROMA” - MA IL CARROCCIO HA BISOGNO DEI VOTI DI CICCIO-TOTI, CHE CON IL SUO PARTITO NELL’ULTIMO ANNO E MEZZO HA SUPERATO LA LEGA
Mario De Fazio e Emanuele Rossi per "la Stampa"
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2
L'onda sismica che ha travolto il centrodestra dopo le elezioni del Presidente della Repubblica arriva in Liguria. E colpisce uno dei protagonisti: Giovanni Toti, presidente della Regione ma anche leader dei centristi di Coraggio Italia.
È sotto accusa da parte della Lega, a Genova: «Ha tradito, la deve pagare, vuole fare un accordo con i renziani e vendersi la Regione per andare a Roma», sibilano nel Carroccio.
La sua maggioranza ora rischia. La Lega chiede una verifica, minaccia il ritiro degli assessori, vuole che Toti molli la pesantissima delega alla sanità. E mette in discussione un modello che ha portato il centrodestra a guidare le principali città liguri negli ultimi cinque anni.
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A cominciare dalle prossime amministrative: «La Lega ora decide caso per caso chi sostenere». Trema il sindaco di Spezia, Pierluigi Peracchini, totiano. Mentre ben più saldo è Marco Bucci, a Genova, considerato intoccabile per la ricostruzione post Ponte Morandi. A fare infuriare i leghisti è stata la mancata votazione dei totiani per Elisabetta Casellati: «Una pugnalata alla schiena».
Ma è la classica goccia che fa traboccare il vaso, perché le ragioni di un rapporto in crisi sono tante, sedimentate nell'ultimo anno e mezzo da quando il partito di Toti, alle regionali, ha superato proprio la Lega.
Edoardo Rixi, leader del Carroccio in Liguria, si presenta in conferenza stampa con un articolo del Secolo XIX che rivela una cena tra Toti e il suo predecessore, Claudio Burlando, l'uomo forte del Pd in Liguria sino al 2015. L'indicazione arrivata da Roma, dai vertici nazionali del partito, è chiara: bisogna colpire e ridimensionare Toti dopo quanto accaduto a Roma.
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E proprio dalla vicenda del Colle parte il fuoco di fila. «Toti ha portato avanti con Renzi l'operazione su Casini a nostra insaputa», attacca Rixi, mentre per l'altro big del partito Francesco Bruzzone «Toti si è vantato di aver spaccato il centrodestra, che lo aveva eletto presidente in Liguria».
Di più, ricorda Rixi, «Nel 2020 c'era un veto espresso di Berlusconi su di lui, siamo noi che lo abbiamo fatto togliere». Anche da Fratelli d'Italia arrivano venti di tempesta: «Se un giorno Toti diventerà un leader nazionale, ben venga per lui. Ma oggi pensi a noi. Abbiamo una situazione sanitaria difficile e non solo per il Covid. Che lui stia qui e pensi a questo», esorta il coordinatore regionale Matteo Rosso.
Il presidente, tornato da Roma, non si aspettava l'apertura di una crisi così plateale. Riunisce i suoi consiglieri in regione. Poi sceglie di rispondere, ma con toni più soft. Senza rinunciare a qualche frecciata: «Se qualcuno pensa che lascerò la Liguria per candidarmi a Roma nel 2023 si sbaglia, resto qui», giura. E difende le scelte sul Quirinale: «Ho fatto presente a Salvini e Meloni che una candidatura unilaterale del centrodestra non aveva chance.
Mattarella? L'hanno votato tutti i partiti di governo. E per questo il sindaco di Spezia dovrebbe saltare? Ma cosa c'entra?».
Ricorda, il governatore, come la maggioranza che lo sostiene abbia resistito anche quando la Lega governava con il M5S e Fratelli d'Italia non aderiva al governo Draghi.
Non solo: «Non abbiamo mai messo in discussione l'alleanza quando da quei partiti arrivavano posizioni inconciliabili con le nostre su vaccini e Green pass», è la stilettata. Però, poi, deve concedere la verifica di maggioranza chiesta dai leghisti.
E anche aprire ad una ridiscussione delle deleghe. Anche il progetto della federazione centrista con Renzi, cui non rinuncia, viene rivisto alla luce delle suggestioni di Salvini sul partitone repubblicano all'Italiana: «Mi sono scambiato messaggi con lui - dice - La proposta di una federazione può essere la soluzione alla crisi dei partiti, ma non è antitetica a una legge elettorale proporzionale, che credo debba essere almeno valutata.
Noi restiamo nel centrodestra, ma il nostro ruolo deve essere quello di allargare il perimetro, anche a sinistra».