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FARE L’AMERICA GRANDE SIGNIFICA FARE L’EUROPA (E L’ITALIA) PICCOLA – IL PROGRAMMA ECONOMICO DI TRUMP, CON CUI LA MELONI SI VANTA DI AVERE UNA “SPECIAL RELATIONSHIP”, È UN CETRIOLONE PER IL NOSTRO PAESE. A PARTIRE DAI DAZI: ANCHE SE ROMA VENISSE ESENTATA PER L’AMICIZIA TRA IL TYCOON E LA PREMIER, LE TARIFFE IMPOSTE ALLA GERMANIA CI COLPIREBBERO INDIRETTAMENTE. CON L’AMERICA FIRST DI TRUMP È IMPOSSIBILE “TUTELARE I PROPRI INTERESSI” E “MANTENERE L’AMICIZIA”, COME HA DETTO LA SORA GIORGIA ALLA CPAC. ALLA LUNGA, CI SARANNO TANTI PERDENTI E UN SOLO VINCITORE: TRUMP…
Il mio intervento al @CPAC pic.twitter.com/fzySJiLQii
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 23, 2025
Estratto dell’articolo di Veronica De Romanis per “La Stampa”
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
Allora chiariamo subito un punto. Il progetto Maga (Make America Great Again) di Donald Trump prevede la distruzione del Mega (Make Europa Great Again) suggerito dal vicepresidente JD Vance che, a sua volta, porta al fallimento del Miga (Make Italy Great Again) auspicato da Giorgia Meloni […].
In altre parole, non si può essere tutti conservatori e tutti vincenti. La tanto auspicata collaborazione […] funziona solo a parole. Quando si passa ai fatti, uno vince – ossia Trump – e gli altri perdono.
Attenzione, però. Almeno in economia, si tratta di una vittoria di breve termine. […] Qualche esempio? Partiamo dai dazi. La misura può portare (qualche) beneficio agli Stati Uniti solo se la reazione europea non è unitaria. Ma questo, appunto, sarebbe l'opposto di ciò che serve al progetto Mega e, in particolare al Miga: un Paese esportatore come il nostro sarebbe il primo ad essere penalizzato da un negoziato bilaterale, considerato il significativo ammontare di esportazioni annuali verso gli Stati Uniti.
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A PARIGI PER L INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME
Peraltro, sarebbe miope pensare che grazie al rapporto privilegiato che esiste con il presidente americano, la nostra economia potrebbe uscirne indenne. All'Italia farebbero male anche i dazi imposti agli altri partner europei, a cominciare da quelli alla Germania a cui vendiamo beni intermedi.
A conti fatti, sui dazi non è possibile «difendere i propri interessi» e, al contempo, «mantenere l'amicizia» come ha spiegato Meloni a Washington. Il protezionismo – come è noto – prevede che uno vinca a spese degli altri. Ma non solo. Se la reazione europea fosse unitaria l'effetto ultimo sarebbe una guerra commerciale che, alla lunga, lascerebbe sul campo solo perdenti.
Economie destinate al declino. Del resto, questo è il risultato ultimo che si ottiene dall'implementazione dell'agenda economica dei conservatori. Una politica che si basa sulla tutela di chi è già nel sistema. Lo dimostra l'attenzione (per usare un eufemismo) di Trump verso le grandi aziende digitali.
In Italia gli esempi sono numerosi: si va dai tassisti ai balneari. Entrambe le categorie devono essere protette dall'arrivo delle «multinazionali straniere». E i giovani italiani che vorrebbero entrare nel settore? Non contano. La priorità è proteggere gli insider (quelli dentro) a danno degli outsider (quelli fuori). Si chiama conservare. E così si rafforzano rendite di posizione e monopoli.
La parola «concorrenza» sparisce dal dibattito. Riformare, ossia l'opposto di conservare, viene vissuta come un'azione non necessaria: troppi costi e troppi rischi. L'obiettivo è tutelare l'esistente ossia un'economia in cui le famiglie contano su una rete di conoscenze e contatti e le imprese mantengono dimensioni e grado di innovazione non competitivi.
I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
Ma quanto può durare un sistema economico basato sulle tribù? In un mondo in cui gli altri si muovono, conservare porta dritto al declino. I dati lo dimostrano: chi conserva torna indietro. Ventitré mesi di produzione industriale con il segno meno e la produttività totale dei fattori, l'indicatore che misura il grado di attrattività della nostra economia agli occhi degli investitori esteri, che si contrae del 2,5 per cento dovrebbero servire da campanello di allarme. E invece, nulla. Nessuno al governo agisce. […]
jd vance e donald trump foto lapresse
GIORGIA MELONI IN VERSIONE TRUMP - VIGNETTA BY MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO
la stretta di mano tra donald trump ed emmanuel macron 1
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
donald trump autografa la chitarra maga
ballo di inaugurazione melania e donald trump con jd e usha vance foto lapresse
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