kaspersky

L’ANTIVIRUS CHE TI SPIA - KASPERSKY ERA UN CAVALLO DI TROIA DEGLI HACKER RUSSI, USATO PER RUBARE I SEGRETI DI WASHINGTON. E CHI LO SCOPRE? I SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI CHE SPIAVANO LA COMPAGNIA PRODUTTRICE. CHE ORA NEGA TUTTO: ‘NON CI SIAMO PRESTATI A QUESTI GIOCHI’. MA GLI USA NE HANNO VIETATO L’USO A TUTTE LE AGENZIE GOVERNATIVE…

 

Paolo Mastrolilli per la Stampa

kaspersky lab

 

La Russia usava un popolare programma antivirus, Kaspersky, per spiare gli Usa. Gli israeliani, che spiavano la compagnia produttrice per tenere un occhio su Mosca e su Washington, se ne sono accorti e hanno avvertito gli americani.

 

Sembra l' intreccio di un film di James Bond, invece è la pura realtà, che dimostra quanto sia avanzato lo scontro tra le agenzie di intelligence dei due ex rivali della Guerra Fredda.

Kaspersky Lab è una compagnia basata a Mosca, che produce un programma antivirus venduto per il 60% del suo fatturato negli Stati Uniti e nell' Europa occidentale.

 

In America lo avevano adottato 22 agenzie federali, tra cui il dipartimento di Stato, il Pentagono, e la segretissima National Security Agency, quella che fa lo spionaggio digitale dove lavorava Edward Snowden. Nel 2015 un contractor della Nsa aveva trasferito alcune informazioni classificate sul suo computer personale e le aveva portate a casa. Lo aveva fatto in buona fede, senza intenzioni maliziose, ma questi preziosi materiali, che rivelavano come gli Usa spiavano i nemici e proteggevano se stessi, erano finiti nelle mani dell' intelligence russa.

 

Ad avvertire gli americani dell' attacco subìto erano stati gli israeliani, che avevano informato i colleghi di come l' antivirus Kaspersky veniva utilizzato in realtà dai russi come un cavallo di Troia. Il programma, infatti, era stato disegnato per avviarsi automaticamente a intervalli regolari, allo scopo di distruggere i virus. Una piccola modifica, però, poteva istruirlo a cercare alcune parole chiave nei programmi ripuliti, come ad esempio «top secret», e portare via i documenti che le contenevano. In questo modo gli hacker di Mosca avevano sottratto le informazioni segrete dal computer personale dell' imprudente contractor della Nsa.

kaspersky antivirus

 

Ma come avevano fatto gli israeliani a scoprire l' inghippo?

Semplice: da anni loro stessi spiavano il Kaspersky Lab, allo scopo di rubare informazioni ad americani e russi sulle trattative in corso per l' accordo nucleare con l' Iran. Kaspersky si era accorto di questa intrusione nel 2014, quando aveva scoperto di essere stato attaccato da un malaware denominato Duqu 2.0. Il disegno originale di questo programma somigliava molto a quello di Stuxnet, cioè il malaware usato proprio da israeliani e americani per sabotare il programma nucleare iraniano, e così la compagnia russa era risalita ai responsabili dell' aggressione.

 

Per chi a questo punto si fosse perso, facciamo una breve ricapitolazione. Gli israeliani spiavano gli americani e i russi, per trovare informazioni sui negoziati con Teheran. A questo scopo avevano penetrato la compagnia di antivirus Kaspersky a Mosca, pensando che potesse aprire loro le porte dei sistemi dei suoi clienti.

 

Conducendo questa operazione, gli hacker israeliani avevano scoperto che Kapersky aveva violato i computer del governo Usa, a partire dalla Nsa. Gli americani allora avevano condotto una serie di test, che avevano confermato l' attacco. Ad esempio avevano postato false informazioni segrete, per vedere se finivano negli archivi russi tramite la compagnia di antivirus.

 

Ora Kaspersky smentisce tutto, sostenendo di non essersi mai prestata a diventare uno strumento dello spionaggio di Mosca.

kaspersky lab

Nessuno però ci crede, perché ormai gli Usa hanno le prove, e hanno vietato l' uso dell' antivirus a tutte le loro agenzie governative.

 

L' episodio, rivelato dal «New York Times», è straordinario perché dimostra la diffusione ormai globale dello spionaggio digitale, effettuato con gli strumenti più originali, apparentemente innocui, o impensabili.

 

Nello stesso tempo prova la vastità delle operazioni di intelligence lanciate dalla Russia contro gli Usa, che confermano tutti i sospetti sul tentativo fatto di influenzare le presidenziali dell' anno scorso. Se c' è stata collusione tra Putin e Trump lo scoprirà il procuratore Mueller, ma non c' è alcun dubbio che Mosca sia tornata ad insidiare Washington come ai tempi della Guerra Fredda.

 

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA