L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - MENTRE RENZI ASPETTA (CHI?), EPIFANI SI INTESTA LA VITTORIA DELLE AMMINISTRATIVE

Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Il papa straniero parla lentamente, ha l'età e l'esperienza per dire tutto senza dire nulla, gli occhiali poggiati sul naso che gli danno più dei 63 anni ben portati, è arrivato per caso ma sembra perfetto nel ruolo. A tratti - ma forse è solo un po' di antica memoria - ricorda perfino Bettino Craxi, con cui pure percorse un tratto importante della sua strada esistenziale.

Sì, Guglielmo Epifani si potrebbe intestare una clamorosa rimonta elettorale ma appare prudente come un monaco, memore forse delle onde lunghe, delle risacche e delle brutte sorprese vissute quando era un capo socialista. Gli è arrivato in dono, in omaggio, in regalo, un grande partito. Per pochi mesi, dicono quelli che sembrano sapere tutto, poi svanirà nel nulla.

Ecco, a parte scommettere che proprio così non sarà, qui interessa discutere del perché i cosiddetti giovani - fiorentini, turchi, romani - abbiano schifato così tanto la successione al trono di Pier Luigi Bersani. Matteo Renzi, dopo il marasma delle elezioni, aveva la strada spianata per lanciare la sfida: il secondo posto alle primarie poteva garantirgli una buona battaglia, dentro e fuori il Pd.

E invece, ha scelto di aspettare. Nel frattempo, il suo quasi coetaneo Enrico Letta - forte di una squadra e di un network di quarantenni che attraversa aziende pubbliche e private, interne e internazionali - si è imposto come leader del primo governissimo del Dopoguerra.

E Matteo? Ha senso domandare perché nessuno di quelli che lui ha trattato come deficienti lo ha chiamato? Delusi i suoi tifosi, delusi i suoi giornali di riferimento - tutti, forse il primo cittadino di Firenze fa vendere copie, chissà - si consola con un'imitazione di Fonzie. Un po' pochino. Intanto il Pd riprende fiato, riconquista città, si è svegliato dal coma successivo alle elezioni politiche e al flop istituzionale. Ha di nuovo un'intesa con la sinistra di Vendola, si batte per i diritti civili e la sua presenza limita le ambizioni dei grillini che a livello locale chi li conosce li evita.

E' presto per gridare al successo, ma almeno si può dire che Epifani porta fortuna: il suo volto, in tutti i tg, rassicura. Scalare il partito, sfidare il congresso di fine anno? Anche questo combattimento non interessa Renzi. Lui vuole il governo, da solo (dov'è la sua squadra?), senza trattare con nessuno. Al massimo, dopo Maria De Filippi e Alfonso Signorini, forse immagina di stringere un'alleanza con quelli di "X Factor" per la conquista di Palazzo Chigi.

Vuole tutto o niente. E gli altri gli fanno tutti schifo, lui sa tutto e va forte nei sondaggi. Rappresenta benissimo la sua generazione, trentenni un po' saccenti capaci solo di dire che noi vecchi dobbiamo levarci di torno. Forse parla a quei ragazzi viziati che vediamo nelle nostre città, quelli che passano dal pub alla birretta, dall'aperitivo direttamente al dopocena con i nostri soldini sudati. Parlano della crisi e attribuiscono tutte le colpe ai genitori e alla politica (darsi da fare di più?), mentre non votano e non si impegnano nemmeno se li implori.

Noi, per dire, alla loro età, di giorno lavoravamo e di sera ci bruciavamo gli occhi sui libri (credo di non avere visto mai un amico passare la notte davanti ad una fontana con lo sguardo perso, come si fa ora in città senza che nessun sociologo alzi il sopracciglio).

La crisi c'era anche allora e le Fiat si arrugginivano nei depositi come oggi, avevamo tante colpe, troppa politica, troppa violenza, ma mai ci siamo permessi di sprecare tempo con alcol e notti bianche ammucchiati al Pigneto, a Trastevere o a piazza degli Zingari. Noi volevamo crescere, essere responsabili, acchiappare tutto con le nostre forze. Noi eravamo molto diversi, per fortuna.

 

Fonzie Renzi da chiGUGLIEMO EPIFANI CON BERSANI ALLE SPALLE FOTO LAPRESSEGUGLIELMO EPIFANI ENRICO LETTA NEL DUEMILATRE FOTO LAPRESSEMatteo Renzi da Maria De Filippi ad AmiciSERATE A SAN LORENZO A ROMA

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