L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - VOLETE MANDARE UN RESPONSABILE DELL’EURO-CRAC COME PRODI SUL COLLE?
Barbara Palombelli per "Il Foglio"
Vediamo dall'alto quello che sta accadendo nella palude italiana. Prima è necessario - però - un giro d'orizzonte rapido sul panorama fuori dai confini. Se non si allarga la visuale non si capisce niente e rischiamo di credere alle fisime incrociate di Bersani, Berlusconi e compagni. Proviamo a osservare un potere immenso - guidato dalle Banche centrali, dai fondi mondiali d'investimento, dalle banche nazionali - che governa il mondo senza essere passato dalle elezioni.
Un potere senza rappresentanza cui si contrappone una rappresentanza senza potere, umiliata quotidianamente. Decine di classi dirigenti elette, in Europa, annaspano e non possono spostare di un millimetro gli equilibri interni in materia economica. Sullo sfondo, una paura che si chiama Grecia.
Quello fu e resterà nei millenni un capolavoro delle élite mondiali: la Grecia, forzata all'ingresso nell'euro senza avere i conti a posto - tutti sapevano e tutti hanno finto di non sapere - ospita le Olimpiadi del 2004 con un indebitamento di 10-11 miliardi che non sarebbe mai stata in grado di restituire nemmeno in parte.
Oggi la popolazione, illusa con denari a pioggia da governanti europei senza scrupoli e con obiettivi francamente incomprensibili, finisce nella miseria più nera. Non conosciamo i nomi dei complici di quanto sta accadendo? Ma certo che li conosciamo. Nessuno ve li racconta, ma sono fra noi e - come se niente fosse - ambiscono a scalare nuove poltrone in patria. Quanto mi piacerebbe leggere un'autocritica seria del professor Romano Prodi, uomo politico di razza, su questa Europa...
Una trappola valutaria insostenibile, una moneta che distrugge le società ? Non era sicuramente questo il patto che Guido Carli immaginava e firmava nel 1991 a Maastricht. Il grande banchiere - di cui fra pochi giorni celebreremo l'anniversario (morì nell'aprile del 1993) - voleva inserire nei cosiddetti parametri del trattato anche la disoccupazione, per fare soltanto un esempio.
La "camicia di forza" del vincolo esterno europeo che avrebbe dovuto trattenere gli stati nazionali dal contrarre e moltiplicare il deficit dovuto a una spesa pubblica incontrollata, nel disegno di Carli avrebbe dovuto tenere conto di tanti altri fattori. Lui, il bresciano di ferro che aveva guidato la Banca d'Italia dal 1960 al 1975, la Confindustria dal 1976 al 1980 e il ministero del Tesoro dal 1989 al 1992, conosceva i rischi dell'ammasso di titoli di stato nelle casseforti bancarie nazionali ed estere.
Ma, se fosse ancora qui, tirerebbe per la giacchetta il suo allievo ed ex direttore generale Mario Draghi per indurlo a completare il lavoro di Maastricht, di cui si parla nei suoi scritti e nei suoi diari. Senza lavoro e senza produzione, tutti saranno annientati. Salvo i detentori dei grandi capitali, in grado di fare shopping a prezzi di saldo. Altro che cappuccino a un euro (finalmente al Corriere se ne sono accorti, forse il caso Recoletos ha insegnato qualcosa). Tornando alle paludi di Montecitorio, è evidente che il potere di qualsiasi nuovo esecutivo sarà ridotto al minimo, al nulla.
E il Parlamento nazionale, a seguire, potranno stressarlo, occuparlo, invaderlo, strapazzarlo: che senso avrebbe? Si avverte nell'aria che il potere di un tempo è svanito, non c'è più. Sta altrove. Come dicevano i nostri maestri, la politica è una scienza esatta: se non c'è una vera delega, la nomina non serve.
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