L’ASSIST DEL PIDDINO MUCCHETTI AD ALFANO E LETTA, PREOCCUPATI DAL “RENZUSCONI” - NON VOLETE MARINA BERLUSCONI IN POLITICA? BASTEREBBE APPROVARE LA LEGGE SULLE INCOMPATIBILITA’ GIA’ DEPOSITATA IN SENATO NEL GIUGNO SCORSO

Lettera di Massimo Mucchetti al "Corriere della Sera"

Caro direttore, il premier Enrico Letta ha annunciato l'impegno del governo a risolvere, adesso, la questione del conflitto d'interessi e Pierluigi Battista ha subito manifestato il sospetto che si tratti di un'iniziativa strumentale per minare il dialogo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulla legge elettorale e la riforma del bicameralismo. Un tale processo alle intenzioni non è infondato.

C'è una storia di vent'anni che parla. E però mi chiedo se, fermandoci allo scetticismo, non rischiamo di restare prigionieri del passato: di un passato che ancora una volta riduce la politica al gioco dei quattro cantoni, dove si decide in base al «chi sta con chi» e non al merito delle soluzioni possibili.

Ora è certo che l'Italia ha bisogno di una nuova legge elettorale. Ma non c'è nemmeno dubbio che l'assetto istituzionale monocamerale e maggioritario, al quale si sta lavorando, esiga rappresentanti del popolo senza rapporti economici con lo Stato. Del resto, già negli anni 50 il legislatore aveva fissato le cause di ineleggibilità e di incompatibilità degli eletti e tra queste aveva incluso anche cause di tipo economico. Nel 2014 ci si dovrebbe pur chiedere se le regole di mezzo secolo fa siano tuttora perfette. La mia risposta è che serve una manutenzione straordinaria.

Battista ha ragione nell'evocare non solo le chiusure di Berlusconi ma anche l'approccio omissivo e intermittente della sinistra alla materia dei conflitti d'interesse. E tuttavia l'Italia non è sempre uguale a se stessa. A sinistra brilla la stella di Renzi, l'uomo nuovo. Lo stesso Letta, pur avendo una storia lunga, ha assunto la guida del governo solo da poco. I ranghi del Parlamento sono rinnovati per tre quarti, forse più. E Berlusconi non può ricandidarsi.

Giusta o sbagliata che sia, la sentenza della magistratura sgombra il terreno dal dubbio che qualsiasi misura sulle cause di ineleggibilità e incompatibilità sia una misura contra personam. Può dispiacere a quella parte del Paese che, legittimamente, continua a ritenersi rappresentata da Sua Emittenza e forse dovrebbe dispiacere anche a quanti avrebbero preferito battere Berlusconi nell'agone politico, ma i fatti sono fatti.

E così la circostanza per cui il cittadino Silvio Berlusconi non si possa presentare alle prossime elezioni, dovrebbe rendere agevole anche da destra la revisione delle norme degli anni 50 sulle cause economiche di ineleggibilità e incompatibilità. D'altra parte, non solo la classe politica è cambiata. Ancor più è cambiata l'Italia.

Le privatizzazioni e le liberalizzazioni hanno generato nuove figure che possono intrattenere rapporti economici rilevanti con lo Stato. La vecchia norma affronta il conflitto d'interessi che sorge in capo all'amministratore di un'impresa concessionaria della pubblica amministrazione. È logico. All'epoca le uniche concessionarie private erano le tabaccherie.

Ma poi ne è derivato il paradosso per cui Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, società che usa il bene pubblico delle frequenze radio, non sarebbe eleggibile, mentre Berlusconi lo è pur essendo l'azionista di riferimento di Mediaset che solo può nominare o revocare Confalonieri.

Allo scopo di superare una tale incongruenza, ho depositato il 20 giugno 2013 un disegno di legge che stabilisce l'incompatibilità tra il mandato parlamentare e il possesso di partecipazioni rilevanti in imprese attive in regimi di concessione o licenza ovvero sottoposte a regolazione specifica. Incompatibilità e non ineleggibilità secca, proprio per lasciare all'eletto la chance di scegliere tra l'essere parlamentare e l'essere azionista di quel particolare tipo di impresa.

Quel disegno di legge è stato presentato da un senatore eletto nelle liste del Pd, ma senza tessera e senza appartenenze correntizie, ed è firmato da numerosi esponenti di tutte le confessioni interne al partito. A suo tempo venne criticato tanto dai pasdaran di Forza Italia (dalla dirigenza di Mediaset non mancarono riservati apprezzamenti) quanto dalla sinistra giustizialista e dai pentastellati.

Che fosse una cosa equilibrata? Assegnato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, il disegno di legge potrebbe essere trattato senza coinvolgere il governo e i suoi rapporti con il nuovo corso del Pd non appena esaurite le urgenze. Stando al merito e non al gioco dei quattro cantoni.

 

 

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