giorgia meloni matteo salvini fuoco palazzo chigi scontro

UN GOVERNO DA LEGA-RE - “L’AUTONOMIA REGIONALE? DOPO LE EUROPEE” LA DUCETTA VUOLE CHE LA RIFORMA BANDIERA DELLA LEGA PROCEDA INSIEME AL PREMIERATO - UN INCAZZATISSIMO SALVINI DEVE DECIDERE SE CONTINUARE A FARSI SFANCULARE O REAGIRE – LA “FIAMMA TRAGICA” PUNTA SUL LOGORAMENTO INTERNO ALLA LEGA: E' INIZIATA LA CAMPAGNA ACQUISTI -  “REPUBBLICA”: ''L’UNICO MODO, FORSE, CHE MELONI AVREBBE PER RITAGLIARSI UN RUOLO UN EUROPA È QUELLO CHE AL MOMENTO POCHI A PALAZZO CHIGI AMANO CONSIDERARE: INVESTIRE SU MARIO DRAGHI, PROMUOVENDOLO AI VERTICI DELLE ISTITUZIONI EUROPEE"

Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

meloni salvini

La cosa più grave è che ormai Matteo Salvini non parla più neanche con gli uomini più fidati di Giorgia Meloni, se non per comunicazioni estremamente formali. Né riesce a mantenere un filo con i sottosegretari alla Presidenza e i tre ministri di peso di Fratelli d’Italia: Guido Crosetto, Raffaele Fitto e Francesco Lollobrigida.

 

Tra i due leader, d’altra parte, tutto si limita a un trionfo delle buone maniere: cortesi in pubblico, pronti a incontrarsi se strettamente necessario, ma senza più fiducia reciproca.

 

Consapevoli entrambi – lo riferiscono dai rispettivi staff anche in queste ore, con una brutalità che desta effetto – di dover al massimo trovare un modo per convivere. Pronti, però, a sgambettarsi alla prima occasione utile.

 

Ecco, sono proprio le occasioni a non mancare. L’altro ieri, alla Camera, Roberto Calderoli convoca i capigruppo di maggioranza e sostiene: «Il ddl sull’autonomia deve andare in Aula entro aprile. Questi sono i patti». Il leghista richiama gli accordi assunti da Meloni e Salvini: «Un primo via libera prima delle Europee, così hanno stabilito».

giorgia meloni matteo salvini

 

Con toni morbidi, l’ambasciatore di Fratelli d’Italia presente – sostenuto cautamente da Forza Italia – alza la mano frenando: «Per noi il testo deve correre parallelamente al premierato. Il problema è che al Senato quella riforma ci sta mettendo più del previsto…».

 

Il premierato, insomma, procede a rilento, anche se ieri in commissione sono state introdotte due novità (l’esclusione della controfirma del governo per alcuni atti presidenziali e la possibilità per il Capo dello Stato di sciogliere le Camere durante il semestre bianco in caso di sfiducia o di dimissioni volontarie del premier).

 

E questo ritardo spinge Meloni – sostenuta pure dall’ala meridionale di Forza Italia, sempre più decisiva e capitanata da Roberto Occhiuto - a non regalare un vantaggio all’alleato prima delle elezioni. La riunione con Calderoli si scioglie con un nulla di fatto.

Ma non basta. Poco dopo, il ministro leghista contatta Palazzo Chigi, portando il messaggio del capo: senza autonomia, può succedere di tutto.

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MARCO MARSILIO

 

Non ottiene però il risultato di spaventare la presidente del Consiglio. Che ai suoi ribadisce la linea: il premierato prevede un doppio passaggio, a differenza dell’autonomia, dunque nessuno pensi di forzare ancora di più i tempi sul ddl caro alla Lega. I dubbi dei meloniani dovrebbero tradursi in una strategia del “rallentamento”.

 

(...)

 

È solo uno dei tasselli dello scontro, un sintomo dell’incomunicabilità tra i due leader, ma non è certo l’unico problema. Meloni deve scegliere la strategia politica in vista delle prossime Europee. Per farlo, deve rispondere a un quesito fondamentale: conviene candidarsi, ben sapendo che Salvini verrebbe penalizzato, oppure rinunciare alla corsa per non mortificarlo? Dopo aver lasciato intendere di volersi giocare la partita in prima persona, non sarebbe facile ritirarsi senza mostrarsi debole.

giorgia meloni matteo salvini meme by edoardo baraldi

 

Se dunque dovesse andare fino in fondo, lo farebbe sapendo di dover comunque mettere in sicurezza la Lega, anche in caso di capitombolo elettorale del suo segretario. Come? La premier si confronta da tempo con i principali big del partito: Luca Zaia, Max Fedriga e Riccardo Molinari, tra gli altri. Resta però un cruccio.

 

Se anche Fratelli d’Italia dovesse ottenere percentuali lusinghiere alle Europee, il gruppo dei Conservatori potrebbe uscire malconcio dalle urne. Rischiando di non incidere abbastanza nei nuovi equilibri continentali.

 

E di subire il sorpasso di Id, il gruppone di estrema destra di Marine Le Pen, l’Afd tedesca e – dettaglio decisivo – Matteo Salvini. Sono loro a candidarsi al ruolo di vera opposizione a Bruxelles, costringendo l’Ecr a un posizionamento ibrido. L’unico modo, forse, che Meloni avrebbe per ritagliarsi un ruolo è quello che al momento pochi a Palazzo Chigi amano considerare: investire su Mario Draghi, promuovendolo ai vertici delle istituzioni europee.

 

A TRATTORE FATALE - MEME BY EMILIANO CARLI GIORGIA MELONI E IL TERZO MANDATO - VIGNETTA BY ELLEKAPPAMATTEO SALVINI GIORGIA MELONIMATTEO SALVINI GIORGIA MELONISALVINI MELONImatteo salvini e giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO