AVEVANO RAGIONI GLI ‘AMEREGANI’ - L’EUROPA, CHE HA TANTO CRITICATO IL “PATRIOT ACT” USA, SOLO DOPO GLI ATTENTATI IN CASA, SI SVEGLIA E CAPISCE CHE IL TERRORISMO NON SI COMBATTE CON LE BUONE INTENZIONI - MA L’UE E’ SPACCATA E OGNI STATO FA DA SE’
Maurizio Molinari per “la Stampa”
gli attentatori di charlie hebdo
Il secondo rinvio in pochi giorni del pacchetto di misure contro il terrorismo da parte del Consiglio dei ministri evidenzia quanto sia rischiosa e controproducente la scelta non solo dell’Italia ma di tutti gli Stati europei di procedere in ordine sparso nell’adottare misure per difendersi dal pericolo dei killer jihadisti.
Nel caso italiano la carenza di fondi per una procura anti-terrorismo e la scelta di affidarsi ad un decreto per risolvere in fretta la ridefinizione dell’equilibrio fra libertà individuali e sicurezza collettiva suggerisce la volontà di superare nello spazio di un mattino il dibattito sul «Patriot Act» che ha lacerato l’America per quasi otto anni dopo gli attacchi dell’11 settembre. E la fretta italiana è la spia di un problema comune a tutti i partner dell’Unione Europea: a due settimane dalle stragi parigine contro «Charlie Hebdo» e «Hyper Cacher» prevale la volontà di ricorrere a provvedimenti nazionali per proteggersi dai terroristi.
SPECIALE LUGLIO I PERSONAGGI PI RAPPRESENTATIVI DEGLI USA GEORGE BUSH
Basta guardare cosa sta avvenendo nelle capitali Ue per accorgersi della Babele di misure in discussione, spesso in contraddizione fra loro. In Francia il premier Manuel Valls ha schierato nelle strade 122 mila uomini armati, adottando norme che impediscono ai jihadisti transalpini di tornare in patria e stabiliscono ad «alcune categorie di persone» di lasciare il Paese mentre circa 3000 sospetti terroristi diventano sorvegliati speciali e nelle carceri i jihadisti vengono separati dagli altri detenuti.
In Belgio la sorveglianza elettronica è assai più estesa ma il ritiro dei documenti ai jihadisti è ancora a livello di ipotesi. In Germania il ministro degli Affari Interni Thomas de Maiziere propone il ritiro degli documenti di viaggio ai sospetti terroristi, ma solo per un massimo di 36 mesi e il governo Merkel si richiama addirittura ad una risoluzione Onu per assicurare «punizioni future» per chi va a mozzare teste per conto del Califfo in Siria e Iraq.
festa dell'unità bologna matteo renzi manuel valls
Se a ciò aggiungiamo che Londra promette super-poteri all’intelligence per violare qualsiasi comunicazione digital, Copenhagen vuole un referendum per uscire dagli accordi Ue sulla Giustizia e Varsavia non sente il bisogno di adottare nuove misure non è difficile immaginare che ai jihadisti di Al Qaeda, Stato Islamico, Al Nusra e altre sigle apparentate l’Europa debba apparire come una sorta di gruviera disseminata di varchi nei quali è invitante entrare per trafiggerla.
belgio operazione antiterrorismo a verviers 6
I terroristi islamici «made in Europe» di questo XXI secolo sono immigrati di seconda generazione, di cultura medio-alta, abilissimi con il web e spesso padroni di più lingue: ovvero conoscono l’Ue dal di dentro e sanno sfruttarne le debolezze, a cominciare dalla porosità del confine bulgaro-turco che consente un facile accesso via terra all’«autostrada» che porta fino alle bandiere nere del Califfo.
Ecco perché l’unico modo per fermarli sono direttive europee condivise, da Lisbona a Vilnius, da Londra e Sofia, e tocca quindi all’Ue assumere l’iniziativa in tal senso. Per un’Europa in crisi di popolarità la sfida della sicurezza non è solo una necessità impellente ma l’occasione per riguadagnare credibilità fra i cittadini.
Per farlo l’Ue deve trovare un approccio unico alla definizione del nemico, ad un nuovo equilibrio fra sicurezza e diritti civili, ed anche a norme che favoriscano l’integrazione degli immigrati per evitare che finiscano nella rete jihadista. L’Europa che criticò, aspramente, le leggi del «Patriot Act» americane è chiamata oggi a dare la propria risposta allo stesso tipo di minaccia. Più tale risposta sarà coesa e integrata meno opportunità avranno i killer di Parigi per tornare a colpire.