L’EUROPA RIPRENDE A CORRERE, MA DA BRUXELLES L’ITALIA APPARE IN RITARDO DI 2/3 ANNI: QUELLI DEL GOVERNO RENZI – EPPURE HA PRESO PIU’ FLESSIBILITA’ DI BILANCIO DI TUTTI IN CAMBIO DI RIFORME ANNUNCIATE E DISATTESE – IL REDDE RATIONEM ARRIVA FRA 7 GIORNI – RIUSCIRA’ LA COPPIA GENTILONI-PADOAN AD EVITARE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO?
Federico Fubini per il Corriere della Sera
È sullo sfondo di un quadro nuovo che l' Italia oggi deve rispondere alla Commissione Ue, dopo la richiesta di una stretta di bilancio da 3,4 miliardi. Le ferite della crisi iniziano finalmente a chiudersi quasi ovunque. Per la prima volta dalla Grande recessione, nel 2016 l' area euro ha registrato un aumento del reddito (più 1,7%) superiore a quello degli Stati Uniti (1,6%). Per il secondo anno di seguito la Spagna è cresciuta del 3,2%. La Germania sfiora un ritmo del 2%, mentre la disoccupazione dell' area a moneta unica è scesa dal 12% del 2013 al 9,6% di dicembre scorso.
Se questa è l' Europa di oggi, l' Italia che ora deve mandare una lettera di impegni a Bruxelles appare in ritardo di due o tre anni. Dal 2013 rivede un po' di crescita, ma senza mai neppure avvicinarsi a una velocità di crociera dell' 1% l' anno. La disoccupazione a dicembre era ancora al 12%, più o meno esattamente il livello di metà 2013, metà 2014 e metà 2015. Intanto negli ultimi dodici mesi i rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani sono cresciuti il doppio di quelli francesi e sei volte più di quelli spagnoli; poco importa che l' incertezza politica e l' aumento del debito in questo periodo abbiano riguardato anche gli altri due grandi Paesi mediterranei.
Laurence Boone di Axa, ospite questa settimana all' Arel a Roma, sottolinea che la Banca centrale europea discuterà un nuovo calo degli acquisti di titoli solo dopo le elezioni tedesche di fine settembre. Esistono dunque i presupposti perché sul finanziamento del debito di Roma quest' anno non torni l' atmosfera di terrore del 2011.
Eppure vista da Bruxelles - e ad accezione della Grecia - l' Italia oggi resta la sola economia nell' euro priva di un senso di marcia. Non è difficile avvertire, appena sotto la superficie, il nervosismo con cui in questi giorni i tecnici della Commissione Ue hanno tenuto un canale aperto con il ministero dell' Economia a Roma. I colloqui sono sempre scivolati via in un' atmosfera di collaborazione.
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Secondo due persone coinvolte, a Bruxelles se n' è tratta un' idea di fondo: l' Italia continua a voler evitare una procedura per «deficit eccessivo». Negli ultimi contatti riservati nessuno fra i tecnici europei ha avuto l' impressione che il governo di Roma mirasse a respingere la richiesta di una stretta al bilancio, per affrontare una procedura del Patto di stabilità e poi scatenare una polemica elettorale anti-europea.
Fin qui le certezze nella Commissione Ue, o almeno ciò che ci si avvicina di più. Sul resto si saprà meglio da oggi ma, ammette un protagonista, tutti a Bruxelles capiscono che «una volta arrivata la lettera (da Roma, ndr) avremo un grattacapo». I contatti degli ultimi giorni hanno infatti seminato il sospetto che la risposta italiana sarà tutt' altro che chiara.
Alcuni impegni del governo potrebbero essere molto vaghi; altri potrebbero indicare entrate grazie alla riapertura dei termini sulla denuncia dei capitali all' estero («voluntary disclosure»), che comunque l' anno prossimo non si ripeteranno; altri ancora puntano su un recupero di evasione che di solito non si calcola mai a preventivo, proprio perché c' è troppa incertezza sui risultati concreti.
A quel punto dentro la stessa Commissione Ue si aprirà un dibattito difficile. L' obiettivo concreto è indicare una previsione di deficit dell' Italia nel 2017 nel rapporto d' inverno, da pubblicare nella prima settimana di febbraio: è su quella base che l' infrazione può scattare o meno. Molti a Bruxelles restano riluttanti ad aprire la procedura, per almeno due ragioni: si vuole evitare che venga strumentalizzata nella campagna elettorale ormai imminente in Italia; e si teme che possa provocare un' ulteriore deriva verso l' altro dei rendimenti sui titoli di Stato.
pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149
Nella Commissione Ue però proprio l' enorme ritardo accumulato dai bond italiani su quelli di Madrid - mai tanto, dall' avvio dell' euro - pesa anche in senso opposto. Non si vuole permettere ai mercati di ignorare e scavalcare le regole europee, quando un Paese indebitato evita una sanzione. Non si vuole restare «dietro la curva» - dice un protagonista - quando gli spread sui titoli di Stato segnalano febbre.
Su un punto poi sono tutti d' accordo a Bruxelles: negli ultimi tre anni l' Italia si è conquistata più «flessibilità» sul bilancio di qualunque altro Paese, in cambio di riforme promesse e disattese. Così il Paese è rimasto indietro, mettendo in imbarazzo chi gli ha concesso fiducia in Europa. Per questo evitare una procedura anche stavolta è possibile, forse probabile. Ma non certo. Non sarà con una pacca sulla spalla, se e quando succederà.