IL ‘CASINI’ DELLA LIBERTA’ – IL BANANA PRETENDE IL BACIO DELLA PANTOFOLA DA PIERFURBY E AL-FINI: “NON MI FACCIO PIÙ RICATTARE DA NESSUNO, RICONOSCANO CHE SONO IL LEADER” - ANGELINO: “DA SOLA FI NON CE LA FA”

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«Si scordino la riedizione della Casa delle libertà». Alfano che pretende di tornare in squadra dettando condizioni gli piace poco o nulla. Figurarsi Casini che indossa i panni del figliol prodigo giusto ora, parecchi anni dopo lo strappo. «Se vogliono allearsi con noi e rientrare, bene, facciano pure, ma devono passare attraverso il riconoscimento della mia leadership» spiega serafico e risoluto Silvio Berlusconi ai pochi dirigenti sentiti da Arcore.

Ritiro in relax, il giorno dopo il bagno di folla a Cagliari, non si muoverà da Villa San Martino prima di mercoledì. E da lì, testa ora sugli affari del partito, cercherà di riportare la calma tra i lealisti in agitazione. Nelle prossime ore, forse già oggi - dicono - potrebbe nominare l'ufficio di presidenza da 36-40 membri con tutti dentro, per fare «tutti contenti» e sedare i vari Fitto, Gasparri, Romano in fibrillazione per l'ascesa di Giovanni Toti.

Ma quel movimento al centro, tiene a far sapere il Cavaliere, lo lascia del tutto «indifferente»: «Non hanno capito che io punto già ad altro, la legge elettorale chiusa con Renzi non lascia spazio ai giochetti». E soprattutto, va ripetendo, «noi corriamo da soli per puntare al 37, chi vuole salga sul carro, ma io non mi faccio più ricattare da nessuno». Tanto meno, lascia intendere, dall'ex pupillo Alfano.

L'innalzamento dello sbarramento al 4,5 per cento, se non fosse stato chiaro, è stato pensato apposta per lui. Altro che primarie, altro che condizioni per rientrare. Eppure le ha proprio dettate, il leader Ncd nell'insolita conferenza stampa domenicale. Convocata per dire che il suo partito «è decisivo per la vittoria e Forza Italia da sola non può pensare, col 20 per cento, di mangiare tutti gli altri partiti».

L'obiettivo semmai è allearsi e «puntare al 37 per cento in un nuovo centrodestra, con un nuovo programma e primarie di coalizione per la scelta della leaedership: siamo noi il principale partito del centrodestra futuro e Forza Italia senza di noi non sa dove andare». Un'alzata di scudi che suscita immediate reazioni stizzite. Raffaele Fitto, guida dei lealisti berlusconiani, rinfaccia tanto per cominciare al ministro degli Interni la «grave pugnalata» inferta al leader con la scissione e gli sbarra la strada: nessun rientro «finché sta al governo con la sinistra, facendo la stampella».

Il deputato pugliese ne ha anche per il neo consigliere del capo, Toti, che non riconosce affatto come futuro leader. «Ne abbiamo solo uno ed è Berlusconi, qualsiasi ipotesi successiva sarà determinata da strumenti e regole democratiche » dice, alludendo anche Fitto a probabili primarie alle quali lui stesso (in assenza del leader) difficilmente si sottrarrebbe.

Ma anche falchi come Michaela Biancofiore non gradiscono le sortite di Alfano: «Non dia per scontata una riedizione della Casa delle libertà ed eviti di attribuirsi vittorie non sue sulla legge elettorale. Forza Italia può conseguire il 37 per cento con Berlusconi». Gianfranco Rotondi apprezza invece il rilancio delle primarie fatto da Alfano, «tra un mese rilancerò la mia candidatura» fa sapere il dc forzista.

Nel "Mattinale", organo di propaganda del gruppo, si registra la brusca virata alla quale è stato costretto il suo ispiratore, Renato Brunetta. Se due giorni fa si plaudiva al ritorno di Casini sostenendo che con lui si volerebbe «oltre il 38», ieri il ripensamento,
sulla scia del Berlusconi «indifferente »: «Siamo in grado di superare quota 37 da soli», si legge.

Il leader Udc, ad ogni modo, ripete al Tg5 quanto dichiarato nell'intervista a
Repubblica: «La presenza di Grillo e il suo populismo, ormai al 25 per cento, rende necessario che le grandi famiglie europee si organizzino anche in Italia. Ci sono il Pse, con Renzi e Vendola, e il Ppe. E l'area moderata è la mia casa».

I ministri alfaniani lo accolgono a braccia aperte. «Siamo contenti che stiano tornando a casa, ora devono tornare anche gli elettori» dice Gaetano Quagliariello, responsabile Riforme. Ma al centro tutto è in movimento. «Fermare il declino» di Michele Boldrin, ad esempio, lavora per le Europee a una progetto liberal democratico che si ispira all'Alde di Guy Verhofstadt. Ma su tutte le liste più piccole incombe la ghigliottina del 4 per cento.

 

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