GOVERNO SOTTO PRESSIONE. FISCALE – L’ISTAT: NEL PRIMO TRIMESTRE DELL’ANNO IL LIVELLO DELLE TASSE SUL PIL HA RAGGIUNTO IL 38%, AUMENTANDO DELLO 0,3% RISPETTO AL 2018: È IL DATO PIÙ ALTO DAL 2015 –L’INDICATORE PERÒ VA PRESO CON LE MOLLE PERCHÉ SI CALCOLA IN RELAZIONE AL PIL: MINORE È LA CRESCITA, MAGGIORE È L’IMPOSIZIONE – GLI EFFETTI DELLA MANOVRA GIALLOVERDE: SIGARETTE, ECOTASSA E IL SALASSO PER BANCHE E ASSICURAZIONI
Francesco Pacifico per “il Messaggero”
In attesa che il governo trovi i soldi per la flat tax e tagliare l'Irpef, la pressione fiscale in Italia torna a crescere: l'Istat ha rilevato che nel primo trimestre dell'anno ha raggiunto un livello complessivo sul Pil del 38%, in aumento dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un dato simile non si toccava dal 2015. Intanto la Corte dei Conti lancia un monito sulla «sostenibilità della pressione fiscale».
Nell'ultimo rendiconto generale dello Stato, il procuratore generale Alberto Avoli ha mandato un chiaro messaggio alla politica, sottolineando i rischi di quelle che «alcuni economisti propongono come misure radicali, chiamate a fini mediatici come choc fiscale», che «in realtà sono una massiccia azione di decremento delle aliquote dell'imposizione diretta in favore di imponibili medio-bassi».
IL GETTITO RECUPERATO
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Tutte scelte che potrebbero appesantire «la grave situazione di indebitamento che grava sul nostro Paese». Meglio «dosare meglio» imposizione diretta e indiretta o «potare» il groviglio di deduzioni fiscale. Il tutto mentre nel nostro Paese si riduce del 7,2% il gettito recuperato dalla lotta all'evasione, fermo a 17 miliardi.
Tornando al livello di pressione fiscale, questo indicatore va preso con le molle, perché si calcola in relazione al Pil: tra gennaio e marzo il prodotto interno lordo è salito di un misero 0,1% contro il +0,3 dell'anno scorso. Contemporaneamente, il potere d'acquisto si rafforza dello 0,9%, i consumi dello 0,2%, mentre i profitti delle aziende (40,7%) tornano ai livelli di vent'anni fa.
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Di conseguenza, minore è la crescita, maggiore è l'imposizione su famiglie e imprese. Eppure, a guardare in filigrana i numeri, già si intravedono i primi effetti degli aumenti fiscali inseriti dal governo nella scorsa manovra e che - stando alle stime dell'Ufficio pubblico di bilancio guidato dall'economista Giuseppe Pisauro - dovrebbe portare entro prossimo 31 dicembre il fisco a un livello complessivo del 42%.
Soffermandosi alle ultime rilevazioni fatte dall'Istat, si scopre che nei 172 miliardi di gettito complessivo, l'aumento maggiore lo segna la contribuzione: 50 miliardi con un 2,6% in più versato rispetto allo scorso anno. Le imposte dirette valgono 47 miliardi (+0,4%), quelle indirette 64 miliardi (+1,2%) e quelle in conto capitale 250 milioni.
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A queste cifre, per l'Erario, vanno aggiunti altri 18 miliardi attraverso le cosiddette entrate correnti (Tasi, rette degli asili), che vista la loro natura la statistica non include tra le entrate fiscale. Come detto, già in queste prime rilevazioni, si possono intravedere gli effetti delle ultime misure. Il governo - sul fronte Irpef - ha allargato il regime forfettario con un'aliquota al 15 per cento per chi non supera i 65 mila euro.
Ma, parallelamente, ha anche cancellato l'Iri, il regime alternativo sul reddito degli imprenditori, e l'Ace, l'aiuto alla crescita economica, che avrebbe alleggerito il prelievo sulle aziende di circa 3 miliardi di euro. In quest'ottica un altro miliardo in più sarà pagato dopo le forti riduzioni a credito d'imposta sulla ricerca e ammortamenti per i nuovi macchinari. Salasso anche per banche e assicurazioni, che da qui alla fine dell'anno verseranno circa 5,2 miliardi euro all'Erario per le modifiche al trattamento contabile di perdite e le svalutazioni dei crediti e per un aumento degli acconti fiscali da 900 milioni.
Sul fronte dei consumatori le sigarette costano già tra i 5 e 10 centesimi a pacchetto, mentre il settore dei giochi segnerà una maggiora imposizione per 2,1 miliardi. Intanto a marzo è scattata la nuova ecotassa su Suv e auto di lusso sopra i 1.600 centimetri cubici, che oscilla tra i 1.100 e i 2.500 euro. Guardando al futuro, potrebbe costare ai contribuenti circa un miliardo di euro in più - stima di Confprofessioni - lo sblocco alle addizionali regionali a Irpef, Tari, Imu e Irap.
A oggi circa 400 Comuni hanno già ritoccato al rialzo la loro parte di tassazione sui redditi personali, un'altra trentina ha appesantito gli altri balzelli. Da capire poi se il governo vorrà andare avanti sull'aumento fiscale a carico delle società tecnologiche con la web tax (circa 1,3 miliardi di euro) e del non profit (400 milioni).