L’ITALIA È IL PAESE “PIÙ AIUTATO” DEL MONDO. LO RESTERÀ ANCHE CON LA TRIMURTI SOVRANISTA MELONI-SALVINI-BERLUSCONI? – PROPRIO MENTRE DRAGHI LASCIA PALAZZO CHIGI, L’UFFICIO STUDI DELLA BANK OF AMERICA CERTIFICA CHE IL NOSTRO PAESE È QUELLO CHE HA RICEVUTO PIÙ AIUTI PER RILANCIARE L’ECONOMIA (1.379 MILIARDI IN DUE ANNI). MA ORA, SENZA “MARIOPIO”, L’ACCESSO AI FONDI EUROPEI RISCHIA DI VENIRE MENO. CI SONO UNA SERIE DI SCADENZE DA RISPETTARE, E LA CAMPAGNA ELETTORALE METTE TUTTO A REPENTAGLIO
1 - RISTORI, PNRR E SOLDI DELLA BCE L'ITALIA È IL PAESE PIÙ "AIUTATO" DEL MONDO
Eugenio Occorsio per “la Repubblica – Affari & Finanza”
ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1
Suona stridente e un po' frustrante che proprio nel momento in cui l'Italia rinuncia al suo leader più prestigioso, Mario Draghi, e che la Bce rialzando i tassi rilancia le paure per la solvibilità del Paese, l'ufficio studi della Bank of America renda noto un dato: negli ultimi due anni e mezzo, l'era del Covid, il nostro è il Paese che ha ricevuto più aiuti (in percentuale sul Pil) per sostenere e rilanciare l'economia.
La fiducia che non c'è più a Palazzo Chigi ed è diventata periclitante sui mercati, c'è (finora) nelle sedi istituzionali. Fra ristori del governo, impegni internazionali, Pnrr, stanziamenti della Bce, sul nostro Paese sono piovuti 1.379,3 miliardi, pari al 68,9% del Pil 2021, ripartiti fra 972,6 miliardi di stimoli statali ed europei, e 406,7 di stimoli monetari, cioè quantitative easing, Pepp (il rafforzamento del Qe varato nel 2020) e Tltro per le banche.
La Germania, che in numeri assoluti supera i 2.500 miliardi, è stata aiutata per il 65,9%, la Francia per il 48,5, gli Stati Uniti - dove Biden è accusato di aver riempito di soldi i cittadini che sono corsi a spenderli causando l'inflazione - per il 52,1%: 11mila miliardi su 20mila di Pil (5mila miliardi solo di "helicopter money"). I calcoli su 180 Paesi la Bofa li ha pubblicati sotto un titolo provocatorio: "Time for lemonade".
Come dire, è arrivata l'estate ma attenti a rinfrescarvi con una bevanda amara: la maggior parte dei fondi andranno restituiti pur con scadenze e condizioni a volte (non sempre) agevolate per l'emergenza. Un memento che fa tremare le vene ai polsi all'Italia da giovedì scorso senza governo e con lo spread a livelli di guardia.
meme su Mario Draghi e il recovery plan
Tanto che serpeggia la paura, ma è solo un'ipotesi, che se la crisi di governo comporterà ritardi negli adempimenti, i fondi del Pnrr potrebbero essere meno dei 200 miliardi previsti fino al 2025 e già contabilizzati per intero da Bofa.
Il totale mondiale degli interventi, calcola la banca Usa, è stato di 23mila miliardi nel 2020, 9mila nel 2021 e 2mila finora nel 2022. Come sempre, gli aiuti sono stati irrimediabilmente scarsi nei Paesi più poveri ma non meno penalizzati dalla pandemia: l'India ha avuto il 16%, il Brasile il 12, il Mozambico il 5, il Guatemala l'1,8, la stessa Russia il 9%, l'Ucraina zero fino al conflitto (ora è stato approvato da G7 e Ue un primo pacchetto di aiuti da 12,7 miliardi più la ristrutturazione del debito, e inoltre c'è l'accordo dei creditori per una moratoria generale sino a fine 2023).
Insomma, l'Italia ha avuto più di tutti: basterà per il salto di qualità o visto il riaprirsi del travaglio politico ricominceremo con la famigerata crescita di "zero virgola"? L'Ue prevede per il 2022 un +2,9% ma l'anno prossimo già si scende allo 0,9. «Nel 2023 - spiega Lorenzo Codogno della London School of Economics - dispiegheranno i loro effetti le crisi energetica, alimentare e delle materie prime che si stanno aggravando per la guerra».
Oltre all'incertezza politica, «le famiglie faranno i conti con il crollato potere d'acquisto, le imprese con il calo della domanda (gli ultimi indici Pmi europei sulla fiducia degli addetti agli acquisti non sono buoni, ndr) e il boom del turismo non ce la farà a sostenere l'economia».
Sui singoli settori che vanno bene ma non bastano insiste Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici: «Prendiamo l'edilizia: vive un momento magico grazie al superbonus del 110%, che è costato più di 30 miliardi (inseriti nei conteggi di Bofa, ndr) ma non vedo come possa garantire una crescita convincente né contribuire ad aumentare la capacità produttiva ».
È stato saggio, dice Cottarelli, utilizzare ingenti fondi per colmare la caduta, «una grande manovra difensiva», ma l'impegno finanziario «doveva essere riassorbito dalle entrate fiscali derivanti dalla crescita: se questa è asfittica la scommessa è persa». L'incognita è la recessione: «Non sappiamo se e quando colpirà», dice Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board Bce.
carlo cottarelli foto di bacco (3)
«Se la crisi sarà dura, una parte delle ingenti garanzie pubbliche concesse (fra Cdp, Sace e Mef si superano i 450 miliardi nelle stime Bofa, ndr) si trasformeranno non in Npl bancari come in passato bensì in perdite dello Stato, con dimensioni tali da far tremare i conti». Eppure il sistema degli aiuti analizzato dalla Bofa stava funzionando. Cita un esempio l'economista Innocenzo Cipolletta: «La cassa integrazione ha pesato sulle casse statali ma ha salvato le compagnie aeroportuali dal finire come le consorelle europee, che avevano scelto i licenziamenti e ora devono riassumere i dipendenti mancanti, operazione non semplice: così gli aeroporti italiani sono esenti dal caos europeo».
La sfida, ora che senza più Draghi bisogna cominciare a fare sul serio con le riforme (finora la Commissione si è fidata ma ha incassato solo titoli, linee guida e leggi delega), è mantenere i tempi del Pnrr. «Solo con le riforme può esserci una svolta nella crescita», dice Gianmarco Ottaviano, economista della Bocconi.
ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano
«Sugli investimenti pesano la cronica incapacità progettuale, dai Comuni alle operazioni di respiro come il miglioramento di scuola e sanità, due priorità del Pnrr che necessitano di una visione ampia e una programmazione per la quale serve un governo stabile ». C'è da sperare che la Bofa non debba rifare i calcoli.
2 - L'ACCESSO DELL'ITALIA ALLA QUOTA DI 800 MILIARDI DI EURO DEI FONDI UE COVID È IN PERICOLO DOPO L'USCITA DI MARIO DRAGHI
Articolo del “Financial Times” – dalla rassegna stampa estera di “Epr comunicazione”
Le elezioni mettono in dubbio la capacità di Roma di rispettare il calendario delle riforme
sergio mattarella mario draghi
I governi e gli investitori di tutta Europa guardano con nervosismo all'Italia, mentre cercano di capire cosa significherà il crollo del governo di Mario Draghi per il fondo di ripresa Covid da 800 miliardi di euro dell'UE, di cui Roma è il principale beneficiario. Scrive il Financial Times.
Il fondo è il più ambizioso progetto economico comune dell'UE dalla nascita dell'euro, che riunisce gli Stati membri per garantire l'emissione di debito comune da parte della Commissione europea su una scala senza precedenti. Solo all'Italia sono stati assegnati 200 miliardi di euro di fondi UE, considerati vitali per rilanciare l'economia del Paese, cronicamente sottotono.
Come gli altri Paesi, l'Italia ha concordato un ambizioso calendario di tappe di riforma e obiettivi di investimento per sbloccare le tranche di fondi UE. Ma una campagna elettorale prematura mette in dubbio la capacità del Paese di rispettare le scadenze di quest'anno - una preoccupazione riconosciuta dal Presidente Sergio Mattarella quando ha sciolto il Parlamento la scorsa settimana.
"Ci sono scadenze cruciali", ha avvertito Mattarella. "Mi auguro che, nonostante i toni abituali di una campagna elettorale, tutti diano il loro contributo costruttivo".
Gli analisti di Goldman Sachs hanno dichiarato in una nota di lunedì di vedere "significativi venti contrari" per il debito italiano a causa dell'aumento dell'incertezza politica e dei potenziali ritardi nell'attuazione degli investimenti e delle riforme del Fondo di ripresa.
Gli impegni assunti dall'Italia in cambio dei fondi comprendono la riduzione della burocrazia, il rafforzamento della concorrenza in settori che vanno dall'energia ai trasporti e il potenziamento della pubblica amministrazione. Sono stati concepiti per aumentare le prospettive di crescita a lungo termine e garantire la sostenibilità del debito pubblico, che oggi si aggira intorno al 150% del prodotto interno lordo.
mario draghi sergio mattarella
Sebbene Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, abbia assicurato il sostegno trasversale al piano alla guida del suo governo di unità, si teme che l'attuazione vacilli senza di lui, mettendo a rischio lo slancio delle riforme e la disciplina fiscale.
"Draghi ha avuto un ruolo essenziale", ha dichiarato Ludovico Sapio, economista europeo della banca Barclays. "Con la sua partenza prematura, ci troviamo di fronte ad acque non collaudate. Stiamo passando da uno scenario con un primo ministro con un'ampia maggioranza parlamentare - e una forte dedizione al piano - a un nuovo scenario completamente sconosciuto."
Giorgia Meloni, leader dell'estrema destra di Fratelli d'Italia, che secondo i sondaggi potrebbe essere il più grande partito in parlamento dopo le elezioni di settembre, ha dichiarato nel fine settimana al quotidiano La Stampa le sue preoccupazioni per il fatto che i fondi per la ripresa non sono stati utilizzati in aree in cui "l'Italia è più competitiva di altri".
SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY
Tuttavia, qualsiasi interruzione o deviazione significativa dal programma di riforme e di investimenti, definito in un allegato di 664 pagine all'accordo di Roma con la Commissione, metterebbe a rischio il pieno accesso dell'Italia ai fondi.
La fragile economia italiana non sarebbe l'unica vittima. Sebbene il fondo sia stato concordato come misura una tantum in risposta alla crisi economica causata dalla pandemia, i sostenitori di una maggiore integrazione fiscale dell'UE lo vedono come un potenziale precedente per ulteriori azioni congiunte. Se lo schema dovesse naufragare in Italia, aumenterebbe lo scetticismo nelle capitali del Nord Europa, che sono profondamente diffidenti nei confronti dell'emissione congiunta di debito.
"È in gioco l'intera idea di un prestito congiunto da parte dell'UE", ha dichiarato Luigi Scazzieri, senior fellow presso il think tank Center for European Reform. "Il successo o il fallimento del fondo dipende dal fatto che sia visto come un successo in Italia o come uno spreco".
mario draghi contro firma il decreto di scioglimento delle camere
Finora l'Italia ha ricevuto 46 miliardi di euro, composti da un anticipo di 25 miliardi di euro e da una prima tranche di 21 miliardi di euro a seguito delle riforme iniziali dello scorso anno. Roma ha presentato la seconda richiesta di pagamento di 21 miliardi di euro, attualmente in fase di valutazione da parte della Commissione.
Ma con le elezioni fissate per il 25 settembre, ci si chiede se l'Italia sia in grado di rispettare gli obiettivi di riforma fissati per il 31 dicembre per ricevere altri 19 miliardi di euro, pari a circa l'1% del PIL. Le misure necessarie includono l'adozione di una nuova legge sulla concorrenza, una riforma fiscale e una revisione delle procedure giudiziarie per accelerare i processi che sono i più lenti d'Europa.
Sapio di Barclays ha dichiarato: "Si tratta di un programma legislativo impegnativo in tempi normali, figuriamoci quando ci sono le elezioni".
MELONI - SALVINI - BERLUSCONI - FASCIOSOVRANISTI
Alcuni analisti italiani affermano che la nuova amministrazione ha un forte incentivo a rispettare il piano o ad affrontare la rabbia dell'opinione pubblica per non aver garantito i fondi.
"Il percorso è stato chiaramente definito", ha detto Luciano Monti, professore di politica all'Università Luiss di Roma. "Abbiamo firmato un contratto... e riceveremo un sacco di soldi: 20 miliardi di euro ogni semestre. È una buona carota".
La scorsa settimana la BCE ha alzato ulteriormente la posta in gioco per l'Italia, affermando che l'adesione ai piani di risanamento dell'UE sarebbe stata presa in considerazione per valutare se il debito di un Paese fosse ammissibile al suo nuovo programma di acquisto di obbligazioni. Questo strumento di protezione della trasmissione, o TPI, è stato concepito per contrastare aumenti ingiustificati dei costi di prestito nazionali.
Il divario di rendimento tra il debito decennale italiano e quello tedesco, una misura chiave del rischio, è aumentato a circa 2,3 punti percentuali da quando il governo di Draghi ha iniziato a vacillare. Il cosiddetto spread ha registrato circa 1,85 punti percentuali all'inizio di luglio.
Michele Geraci, ex sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico italiano, ha affermato che un eventuale governo di coalizione di centro-destra - il risultato più probabile in base ai sondaggi attuali - rimarrebbe impegnato nel piano e potrebbe persino cercare di migliorarlo. "Le riforme e un sistema economico più efficiente sono nel DNA del centro-destra", ha affermato. "Il piano di ripresa potrebbe essere addirittura migliorato".
Tuttavia, Bruxelles ha scoraggiato gli Stati membri dal tentare di rinegoziare e mantiene la discrezione su come rispondere a tali richieste o al mancato raggiungimento degli obiettivi.
Nathalie Tocci, direttrice del think tank Institute of International Affairs, ha affermato che l'uscita di Draghi ha privato l'Italia di un difensore efficace a Bruxelles, il che potrebbe influenzare il modo in cui la Commissione considera gli sviluppi a Roma.
L'amministrazione uscente è stata "la prima volta che abbiamo avuto un governo con la credibilità, le capacità di leadership e la reputazione per ottenere buoni accordi per l'Italia all'interno dell'UE", ha affermato.
"Visto l'andamento dell'economia, sarebbe stato più difficile navigare in queste acque. Per navigare bene, bisogna saper giocare la partita. Chiunque verrà dopo, non lo sa".