OLIGARCHIA CANAGLIA - LA GUARDIA DI FINANZA HA SEQUESTRATO I BENI DI ARKADI ROTENBERG, AMICO DI PUTIN, “PERCHÉ VOLEVA PORTARLI ALL’ESTERO” - LA DUMA PREPARA LA VENDETTA: AZIONI LEGALI CONTRO GLI STATI CHE SEQUESTRANO BENI RUSSI
1. “L’OLIGARCA RUSSO VOLEVA PORTARE I SUOI BENI ALL’ESTERO” - PRIMO SEQUESTRO IN ITALIA PER UN AMICO DI PUTIN
Grazia Longo per “la Stampa”
Dall’Italia alla Svizzera, il passo è più breve di quanto si possa immaginare. Dopo il congelamento nel nostro Paese dei lussuosissimi beni immobiliari (per un valore di 30 milioni di euro) del magnate russo Arkadi Rotenberg, 62 anni, esperto di arti marziali e grande amico del presidente Vladimr Putin, l’attenzione dell’Unione Europea si allunga fino alla Confederazione Elvetica.
E non bisogna perdere tempo, per scongiurare che altri possano tentare, come ha fatto lo stesso Rotenberg, di evitare di finire nelle maglie delle sanzioni europee in riposta all’aggressione militare della Russia nei confronti dell’Ucraina. L’oligarca russo ha infatti cercato, attraverso un prestanome sardo, di eludere il congelamento dei suoi beni. Ha tentato il colpaccio grazie all’aiuto di un’imprenditrice di Cagliari, ma grazie ad alcune segnalazioni di operazioni sospette, non è riuscito a centrare l’obiettivo.
Anzi è caduto nella rete della Guardia di Finanza. E ora il flusso del suo denaro liquido - dopo l’attività svolta dal Nucleo Valutario diretto dal generale Giuseppe Bottillo - viene gestito dall’Uif. L’Unità di informazione finanziaria - la Financial Intelligence Unit, istituita presso la Banca d’Italia - si occupa del denaro ora rinnegato da Arkadi Rotenberg».
«In Italia non ho conti bancari, quindi trovo tutto assurdo - dichiara -. Io sono sotto sanzioni da alcuni mesi e non mi stupisce più nulla. Sono però sorpreso che in questo caso si parli di immobili, che non ricadono sotto le sanzioni. Queste ultime riguardano solo i miei conti e i miei asset, che in Italia non ho. Questo prova ancora una volta tutta la follia e la illegittimità della situazione».
Poi c’è il ruolo del Demanio. A quest’ultimo spetta, infatti, la gestione di ville e appartamenti di Rotenberg in Sardegna e nel Lazio e l’hotel a quattro stelle «Berg Luxury Hotel» dietro l’esclusiva via Veneto.
L’attività di controllo e di verifica prosegue, intanto, sia sul versante dei tanti prestanome ed esponenti dell’entourage dell’oligarca, sia sul fronte svizzero e quello degli altri iscritti nella black list.
Molti magnati russi finiti nel mirino delle sanzioni economiche di Europa e Stati Uniti operano infatti in Svizzera. L’attività di controllo e di verifica prosegue, quindi, sia sul fronte dei prestanome ed esponenti dell’entourage di Rotenberg, sia sul versante elvetico e quello degli altri iscritti nella black list.
Tra questi: Dmitry Timchenko, proprietario della compagnia di gas Stroytransgaz; Pavel Gubarev, l’autoproclamato governatore di Donetsk; Ludmila Shvetsova, vicepresidente della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, e Valery Vasilevich Gerasimov, il capo di stato maggiore delle forze armate. Tra gli istituti bancari sotto sanzione: Bank of Moscow, Russian Agricultural Bank, Vtb Bank.
2. MOSCA, CONTROMOSSA DI PUTIN PER “SALVARE” L’AMICO OLIGARCA
Giuseppe D’Amato per “Il Messaggero”
Le contromisure al congelamento dei beni degli oligarchi federali all’estero sono già pronte. Il deputato Vladimir Ponevezhskij del partito “Russia Unita” vicino al Cremlino ha presentato ieri alla Duma un progetto di legge per ottenere compensazioni monetarie in caso di “violazione dei diritti”.
In estrema sintesi, un tribunale federale potrebbe rifarsi nei confronti di uno Stato straniero che ha bloccato le proprietà dei magnati entrati nella lista nera degli occidentali. Da marzo sono decine i “Paperoni” russi che hanno visto i loro beni messi in pericolo a causa della crisi ucraina. In Italia sono stati appena sequestrati ville, alberghi e quote societarie – per un valore stimato in 30 milioni di euro - ad Arkadi Rotenberg, imprenditore amico del presidente Vladimir Putin. La notizia, arrivata nel tardo pomeriggio di ieri a Mosca, ha creato non pochi malumori.
«NON POSSEGGO QUEI VALORI»
E’ sorprendente – ha dichiarato il finanziere pietroburghese – che in questo caso siano stati toccati beni che non sono compresi all’interno dell’elenco di quelli sanzionabili. In esso vi sono conti e valori immobiliari che io non posseggo in Italia. Ancora una volta ciò dimostra tutta l’illegittimità e la assurdità della situazione». I siti web dei quotidiani economici “Vedomosti” e “Kommersant” danno ampio risalto al sequestro nella Penisola, non aggiungendo, però, una singola riga di commento o analisi. Il quotidiano “Moskovskij Komsomolets” ipotizza che Rotenberg non abbia fatto a tempo a mettere le sue proprietà al riparo, usando la solita pratica dei “beneficiari”.
Le sanzioni dell’Ue sono state infatti annunciate da poco tempo ed immediata è stata la loro entrata in vigore. In precedenza, a maggio, scrive “Mk”, Arkady ed il fratello Boris (anch’egli magnate di successo) hanno venduto le azioni di una filiale lettone della loro banca, la Smp, a residenti locali. Il deputato Ponevezhskij non ha escluso che l’imprenditore amico del presidente Putin possa beneficiare della sua legge una volta approvata.
SCONTRO SUL PROVVEDIMENTO
Il governo federale non è, però, d’accordo sulla bozza presentata, poiché essa prevede che il budget statale sia garante nei confronti di chi ha subito un torto all’estero. Servono soluzioni diverse che certamente in aula verranno trovate. Le sanzioni occidentali stanno, intanto, provocando sconquassi nel mondo degli affari. La Mechel – la maggiore società russa del carbone che dà lavoro a 70mila persone - è sull’orlo del fallimento. Soltanto ieri ha perso il 35% del suo valore alla Borsa di Mosca.
Da inizio anno le sue azioni segnano -74%. Le banche Vtb e Sberbank non sono disponibili a ristrutturare il debito della Mechel, pari a 9 miliardi di dollari. Il presidente Putin ha già avvertito che il sostegno dello Stato non sarà garantito alle compagnie che sono state male amministrate. Anche il colosso petrolifero Rosneft ha la necessità di rifinanziarsi al più presto.
I miliardi da trovare saranno una cinquantina, sostengono gli esperti. La chiusura dei mercati occidentali ai russi è la causa principale di questa situazione rischiosa che potrebbe portare a fallimenti a catena. I nodi stanno venendo al pettine. L’influente ex ministro delle Finanze Aleksej Kudrin prevede lunghi anni di stagnazione, provocata soprattutto dal «non aver fatto in tempo le riforme e non aver elaborato un nuovo modello economico».