FRATELLI D’ITALICUM - IL “RENZUSCONI” BLINDA I CAPILISTA BLOCCATI, LEGGE IN VIGORE NEL 2016 E LA SOGLIA DEL 40% PER IL PREMIO DI MAGGIORANZA - LA MINORANZA PD DI BERSANI: “SI PARLA CON GENGIS KHAN E NON CON NOI” - LA LEGA FA OSTRUZIONE CON 40 MILA EMENDAMENTI
Giovanna Casadio per “la Repubblica”
L’Italicum 2 c’è. È stato riscritto grazie a tre emendamenti e un sub emendamento depositati sul filo, pochi minuti prima delle 20 quando scadeva il termine di presentazione. L’accordone del Pd con Forza Italia regge quasi del tutto. Berlusconi infatti incassa i capilista bloccati, la clausola di garanzia in base alla quale la nuova legge elettorale entrerà in vigore il 1° luglio del 2016, e acconsente a elevare al 40% la soglia per il premio di maggioranza. Mentre i forzisti non firmano la modifica sul premio data alla lista, e non più alla coalizione, e il 3% di soglia d’ingresso. Non sono convinti neppure della norma cosiddetta anti flipper sul meccanismo di attribuzione dei seggi.
Ma si va verso uno scontro durissimo in aula al Senato: la minoranza dem e la Lega sono sulle barricate. Il Carroccio ha preparato 40 mila emendamenti, un record, difficili persino da raccogliere in fascicolo entro domani, quando si dovrebbe cominciare a votare. Nel Pd cresce la tensione fino ad arrivare a un vero e proprio scontro. La sinistra dem non vuole i capilista bloccati ed era convinta che l’avrebbe spuntata. A metà pomeriggio era partito sulle agenzie di stampa un tam tam sulla trattativa in corso dentro il partito. Notizia infondata.
A Montecitorio l’ex segretario Pierluigi Bersani accusava: «Che si parli anche con Gengis Khan ma non nel Pd sarebbe singolare. Mi piacerebbe che la stessa disponibilità a discutere con tutti di legge elettorale ci fosse anche per confrontarsi nel partito sull’unico problema che abbiamo posto, quello dei capilista bloccati».
E a Palazzo Madama, subito dopo avere letto il testo dei 3 emendamenti, i bersaniani sono sul piede di guerra. Miguel Gotor parla di sconcerto: «Abbiamo scoperto senza che fosse comunicato all’aula, che la scadenza per subemendare gli emendamenti della maggioranza è alle 23. Di notte non si fanno le leggi elettorali, si rubano le pecore. È un comportamento inaudito, irrispettoso dei parlamentari e dei senatori del Pd, irrituale, corsaro».
Sono 37 i senatori anti capilista bloccati e che avevano proposto un sistema a percentuali che garantisse il 30% di nominati ma il 70% scelti con le preferenze. La ministra Boschi a nome del governo non ci sta. Il dem Francesco Russo tenta un compromesso, che alla fine naufraga. «Attenzione, questa volta la minoranza resiste e comunque la rottura sarebbe un grave fatto politico. Proviamo ancora ad evitarla».
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI BERSANI ABUSI SUI MINORI
Appelli che ieri cadono nel vuoto. «Renzi ha concesso a tutti quanto era concedibile, a Verdini e a Forza Italia i capilista bloccati, ai peones l’entrata in vigore nel 2016 della nuova legge elettorale, e ha ignorato 40 senatori del suo partito: passiamo dal Porcellum al Porcellinus».
Per Renzi il rischio vero è che salti il timing del voto sulle riforme che il premier vuole avvenga prima dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. «Lo scontro sull’Italicum potrebbe diventare un casus belli, non proprio un buon viatico per evitare i “franchi tiratori”»: ragionano alcuni dem. Renzi scommette sull’accelerazione. Ma anche a Montecitorio, dove pure ieri la maggioranza ha superato la prova del voto segreto, ci sono venti di guerra.
Sel potrebbe chiedere una sospensiva del voto proprio in vista della convocazione delle Camere per eleggere il successore di Napolitano. Bersani avverte che sul Quirinale «bisognerà trovare un nome che giustifichi il fatto che questo stesso Parlamento nel 2013 abbia detto di no a Marini e Prodi. Bisogna trovare qualcuno di almeno comparabile a quelli che hanno segato: questa è la prima sfida».
Pippo Civati non vota nulla della riforma costituzionale. Colloqui e riunioni delle minoranze. Nell’incontro del gruppo dem con la ministra Boschi, Rosy Bindi protesta: «Affrontiamo il “come”, la qualità, della riforma che stiamo facendo ». Il capogruppo Roberto Speranza incita: «Dobbiamo farcela prima dell’elezione per il Colle».