LA CENA DEGLI OSSI PORTA SFIGA? - IL 5 GENNAIO 2011, IN UN ALBERGO NEL CADORE, ERANO ATTOVAGLIATI, IN ORDINE (DI CADUTA): BOSSI, IL TROTA, BRANCHER, CALDEROLI, TREMONTI E PONZELLINI - ERANO TUTTI MOLTO IMPORTANTI E MOLTO INFLUENTI. A DISTANZA DI QUINDICI MESI SONO STATI ESTROMESSI DALLA RIBALTA POLITICA. LA GLORIA DEL MONDO CHE SCOMPARE. MA SOPRATTUTTO PREMIA GLI ASSENTI. A COMINCIARE DA BOBO MARONI…

Nino Sunseri per "Libero"

Forse il destino, era già nel nome: «La cena degli ossi». Un'immagine cimiteriale: inquietante come l'"Urlo" di Munch, livida come il "Settimo sigillo" di Ingmar Bergman. In ogni caso portatrice di sfiga visto quanto accaduto ai partecipanti. L'ultimo, in ordine di tempo, a cadere Massimo Ponzellini ex presidente della Banca Popolare di Milano. Il «Ponz» da ieri è agli arresti domiciliari con l'accusa di essersi intascato una tangente di 5,7 milioni in cambio di un finanziamento di 148 milioni alle società di Francesco Corallo che si occupa di gioco d'azzardo. Certo un destino amaro per il «Ponz».

Alto, gioviale, gran mondano e frequentatore di salotti di potere e di chiacchiere. Una carriera fulminante che certamente ha sorpreso molti amici di gioventù a Bologna che lo consideravano troppo ricco e troppo viziato per lavorare. Ma evidentemente dotato di una sfrenata ambizione che le potenti amicizie di famiglie, hanno aiutato. Fino alla cena del 5 gennaio 2011 all'albergo della Ferrovia di Calalzo, nel Cadore. A tavola oltre al «Ponz» il padrone di casa: Umberto Bossi, che trascorreva le vacanze di Capodanno, insieme alla famiglia. Il Trota ora indagato come il padre.

Il fedelissimo Roberto Calderoli, ormai con un piede fuori dalla Lega e l'altro in Procura. Aldo Brancher, ufficiale di collegamento fra la Lega e il Pdl, cerniera del centro-destra e per qualche ora anche ministro. Ma soprattutto il super-ministro: Giulio Tremonti in quel momento all'apice della gloria. Abitava già nella casa pagata da Marco Milanese ma la tempesta, quella notte era lontana nel cielo delle Dolomiti.

Le foto ritraggono i partecipanti al tavolo allegri e qualcuno anche un po' rubizzo. Erano tutti molto importanti e molto influenti. A distanza di quindici mesi sono stati estromessi dalla ribalta politica. La gloria del mondo che scompare. Ma soprattutto premia gli assenti.

A cominciare da Bobo Maroni che a quel genere di meeting non ha mai amato partecipare. Il «Ponz» sostenne di esserci capitato per caso. Un omaggio ai lontani ricordi dell'infanzia trascorsa nelle valli del Nord. Non amava definirsi leghista anche se Bossi, con la ruvida franchezza che lo distingue, sosteneva che nel 2009 alla presidenza della Banca Popolare di Milano «ce l'abbiamo messo noi». Il passo iniziale verso il sogno: dopo la vittoria del 2008 il primo pensiero del Senatur era rivolto alle banche.

Intesa e Unicredit, avendo fra i grandi azionisti le Fondazioni, sembravano a portata di mano. In realtà la Lega si è dovuta accontentare, e anche per poco tempo, della Bpm. Era riuscita a portare alla presidenza Massimo Ponzellini, il più trasversale dei banchieri italiani. Nato prodiano era stato consigliere personale del Professore fra il '78 e il '79. Diventa direttore generale di Nomisma, il centro di ricerca economica fondato dal futuro presidente del consiglio.

Lo segue a Roma diventando dirigente dell'Iri. Il distacco, a partire dal 1990, quando si trasferisce a Londra per occuparsi della Bei, Banca europea degli investimenti. Poi comincia l'avvicinamento a Giulio Tremonti che, nel 2003 lo nomina presidente della Patrimonio Spa. Si tratta del primo tentativo di valorizzare la ricchezza immobiliare pubblica.

La società guidata dal «Ponz» dovrebbe occuparsi della vendita del mattone di Stato. Sarà un clamoroso insuccesso che, tuttavia non intaccherà il rapporto con il super ministro nè la carriera. Nel 2007 «Ponz» diventa presidente di Impregilo, la più grande società italiana di costruzione (carica che detiene ancora). Nel 2009 la presidenza di Bpm, fino all'anno scorso. In mezzo la mazzetta di 5,7 milioni. Un passaggio che resta da capire. Per quale ragione il «Ponz» avrebbe incassato? Non ha bisogno soldi. Nelle vene gli scorrono quattro quarti di sangue alto-borghese.

Il padre Giulio (a lungo membro del consiglio superiore della Banca d'Italia) e la madre Marisa Castelli hanno dato vita all'omonima "griffe" dell'arredamento italiano. L'hanno sviluppata partendo un'azienda per la lavorazione del legno fondata da Cesare Castelli, papà della signora Marisa. La moglie del «Ponz» è Maria Segafredo, erede dell'impero del caffè. Massimo a Londra negli anni '90 girava con Bentley e autista che provvedeva anche a portarlo ogni mattina dalla casa di Ascot agli uffici della Bei.

In Italia si muove in Ferrari. Fa le riunioni sul suo maxi-yacht preferibilimente in rotta fra Napoli e Capri. «Fa baracca» con Piero Gnudi da quando erano bambini. Gioca a carte con Alberto Clò e con tutta la Bologna che conta da quando aveva i pantaloncini corti. Una vita di grande agiatezza. Chissà perchè, come gli direbbe Vasco incontrandolo all'ombra delle Torri, l'ha fatta diventare anche spericolata.

 

Umberto BossiRENZO BOSSI CON LA MAGLIETTA DEL TROTABRANCHERROBERTO CALDEROLI CASA jpegangi33 vegas tremonti pedulla ponzelliniGIULIO TREMONTI ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO