L’URLO DEL “NUOVO MONDO” CATTOLICO: VAFFAN-CURIA!

Marco Politi per il "Fatto quotidiano"

Umano come Michel Piccoli, tranquillo come un missionario, un contemporaneo tra contemporanei, Jorge Bergoglio, il Papa di Buenos Aires, si affaccia su Roma e il mondo, chiedendo ai fedeli di benedirlo prima di benedire a sua volta gli "uomini di buona volontà". E assumendo un nome, che per l'universo cattolico - e ben oltre - ha il significato di un rapporto gioioso, semplice, intenso con l'umanità, la natura e la storia: Francesco.

Il nuovo pontefice, che inizia la sua missione con un buona sera, non demonizza gli "ismi" della modernità, ma propone un "cammino di fratellanza, amore e fiducia tra noi". Spiega che Roma presiede "nella carità" tutte le Chiese del mondo cattolico. E per due volte ha sottolineato dalla Loggia delle Benedizioni il legame tra vescovo e popolo.

Solo quattro votazioni sono bastate per portare la Chiesa a voltare totalmente pagina, spazzando dall'agenda ogni pauroso attaccamento al passato. Il colpo di teatro, andato in scena nella serata di ieri dinanzi a una folla coinvolta nel rito ancestrale di una rinascita, costituisce un No secco al ritorno di un pontefice italiano, una fuoriuscita dall'orizzonte europeo in cui Benedetto XVI aveva concentrato le sue preoccupazioni, un rifiuto evidente di uomini di Curia o legati agli equilibri curiali.

Sono caduti come birilli i candidati cosiddetti forti, già inseriti in un guscio di potere ecclesiastico. Scola, Scherer, Ouellet. La storia ci racconterà quanto abbia pesato nel referendum anti-Scola la baldanza dei sostenitori (esilarante il telegramma di auguri della Cei indirizzato ieri per sbaglio ad Angelo Scola "successore di Pietro") e il suo silenzio pluriennale sull'alleanza tra Vaticano, Cei e Berlusconi, alleanza risultata sempre incomprensibile agli uomini di Chiesa all'estero.

Quanto abbia alienato simpatie a Scherer la difesa d'ufficio della Curia bertoniana nel giorno, in cui i porporati hanno perso la pazienza sulle mezze verità diffuse sull'opaco Ior. Quanto abbia frenato i consensi per Ouellet il suo appartenere alla Curia selezionata da Ratzinger e il suo far parte (insieme a Scola) di quel vivaio teologico-ideologico, costituitosi intorno alla rivista Communio prediletta e ispirata da Ratzinger e De Lubac per fare barriera contro i supposti eccessi dei riformatori animati dal concilio Vaticano II.

Con l'elezione di Bergoglio, primo papa gesuita della storia, affondano una dottrina di politica vaticana e una scuola teologica. Essenziale - nello sgombrare il campo dal referendum su Scola e nel mettere da parte gli altri illustri duellanti - dev'essere stata in conclave la rapida convergenza realizzatasi tra il gruppo cardinalizio statunitense guidato dall'arcivescovo di New York Dolan, le teste pensanti dell'area francese capitanata dal cardinale di Parigi Vingt-Trois, i silenziosi riformatori schierati intorno alle posizioni del cardinale Schoenborn, la maggioranza degli indecisi del Terzo Mondo, molto attenti però alle parole del nigeriano Onayekan sulla "non-essenzialità di una banca per la missione del successore di Pietro".

Ha vinto la voglia enorme di aria nuova, che aleggiava nel corso delle assemblee plenarie dei cardinali durante le quali emergeva come nota costante l'esigenza di un "messaggio positivo" da portare al mondo e la volontà di instaurare un rapporto nuovo tra Santa Sede ed episcopati, aprendo un processo che porti a concretizzare quel principio di collegialità sancito dal Concilio per sottolineare che la Chiesa universale non la guida un monarca solitario.

D'altronde già il Sinodo dei vescovi dell'ottobre 2012 aveva segnalato che sotto la pelle di una struttura ecclesiastica, formalmente suddita della visione di Benedetto XVI e di un generale conformismo, stava crescendo l'anelito per una Chiesa, che riprendesse a camminare in avanti. Anche attraverso una rigenerazione dopo tanti scandali sessuali e finanziari.

Si sentirono in quella occasione voci nuove e pressanti affinchè la Chiesa facesse un "esame di coscienza sul modo di vivere la fede", si rivolgesse alla cultura contemporanea con un "dialogo senza arroganza (e) non in termini di aggressione ideologica", e avesse il coraggio di indagare su "ombre o fallimenti ai quali bisogna porre fine".

I semi di allora sono fioriti il 13 marzo 2013. Con l'elezione di papa Francesco l'America latina irrompe al vertice di Santa Romana Chiesa. Dal continente europeo il testimone passa al Nuovo Mondo. In prima fila sono proiettati i fedeli e le esperienze di aree, che raggruppano la metà dei cattolici dl pianeta e che rappresentano anche un terzo dei cattolici degli Stati Uniti.

Il nome scelto da papa Bergoglio è simbolo di una speranza, profondamente radicata nelle masse diseredate del Terzo Mondo. Quando Giovanni Paolo II arrivò in Brasile nel 1980, il dittatore Videla gli "attrezzò" per una visita la favela Vidigal di Rio. Spuntarono fognature, cabine telefoniche e una chiesa nuova di zecca. Avrebbe dovuto intitolarsi naturalmente a san Stanislao. I fedeli del quartiere scelsero a maggioranza schiacciante: san Francesco.

Vincono con l'elezione di Bergoglio i porporati lungimiranti, che nell'episcopato mondiale, ma anche nei settori della Curia rimasti fedeli alla lezione di Paolo VI, si sono battuti per proseguire la strategia dell'internazionalizzazione del papato. Dopo l'Italia, l'Europa dell'Est e dell'Ovest, è arrivato il momento dell'America latina e il papato concretizza così ancor più la sua dimensione universale nell'era globale.

Va detto peraltro che la rapidità e la genialità della scelta rivela che i vertici della Chiesa cattolica - quel "Senato" cardinalizio, erede della romanità - mostrano tuttora una capacità di governo e di "visione", che molti organismi secolari non hanno (a cominciare dall'Italia) e sono stati in grado reagire alla crisi violenta delle dimissioni di Benedetto XVI con un salto verso il futuro. A sua volta papa Ratzinger, uscendo di scena, ha mostrato di avere intuito lucidamente che una fortissima scossa era necessaria per salvare la Chiesa dalla palude in cui era scivolata e che la tempesta di Vatileaks aveva reso lampante.

Costituisce una lezione della storia - e un segno dello stato d'animo profondo e nascosto del corpo episcopale - il fatto che sia stato portato al trono papale l'uomo che nel 2005 aveva convogliato su di sé i quaranta voti della minoranza riformatrice, ispirata al cardinale Martini e contrapposta alla candidatura di Joseph Ratzinger. L'elezione di papa Francesco mette tra parentesi l'esperimento ideologico ratzingeriano, basato sulla salvaguardia ossessiva di identità, tradizione e sospetto nei confronti del riformismo conciliare. Bergoglio non è un progressista, anzi negli anni Settanta fu in conflitto con i suoi confratelli più legati alla teologia della liberazione.

Ma è un moderato nel senso positivo del termine. Un uomo di equilibrio, sereno, che insiste sulla parola "cammino", pronto - sembra - a favorire un'evoluzione della Chiesa. "Sono emozionato, mi piace perché è vero", ha esclamato a caldo un fedele in piazza San Pietro. Alla fine ha vinto quel cardinale che al Fatto aveva predetto o auspicato: "Un papa extra-europeo, fuori dalle cordate di Curia, un uomo di centro, ragionevole e aperto, che non si chiuda in un monologo". Da qui si può ripartire.

 

 

JORGE BERGOGLIO PAPABERGOGLIO Cardinale ScolaODILO PEDRO SCHERER jpegMARC OUELLET jpeg

Ultimi Dagoreport

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…