giorgia meloni joe biden emmanuel macron

DAGOREPORT - LADY JEKYLL AND BABY HIDE. LE DUE MELONI: A VOLTE POST-FASCISTA, A VOLTE MODERATA - CONOSCIAMO LA VERSIONE DOMESTICA, DETTA “IO SO’ GIORGIA E VOI NON SIETE UN CAZZO!” CHE CONFONDE L’AUTOREVOLEZZA CON L’AUTORITARISMO: CHI NON È CON NOI È CONTRO DI NOI - C’È POI MELONI INTERNATIONAL CHE, ALLONTANATI I FAZZOLARI, SFODERA LE SUE CAPACITÀ DI FAR POLITICA OTTENENDO L’APPLAUSO DI BIDEN, SCHOLZ E URSULA, SCIOCCATI DI TROVARSI DAVANTI, ANZICHÉ UNA FEROCE ESTREMISTA DI DESTRA, UNA SEGUACE DI GIULIO ANDREOTTI: “IN POLITICA NON ESISTONO NEMICI MA SOLO AVVERSARI CON I QUALI DIALOGARE E TRATTARE” - PERSINO MACRON, UN TIPINO CHE NON HA MAI NASCOSTO UNA CERTA INSOFFERENZA NEI SUOI CONFRONTI, HA AMMESSO CHE IL SUCCESSO SU ORBAN È AL 50% DOVUTO ALL'EURO-MELONA - DA DRAGHETTA EUROPEA A DUCETTA DE’ NOANTRI: ANALISI DI SDOPPIAMENTO DI PERSONALITÀ

DAGOREPORT

GIORGIA MELONI AL TAVOLO CON VON DER LEYEN, MICHEL, MACRON, ORBAN E SCHOLZ

Quante Meloni abbiamo davanti? Almeno due. C’è la versione domestica, detta “Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo!”. La Ducetta che masticando il marcato accento dell’orgoglio coatto della Garbatella, indigesto e indigeribile fuori dal Grande Raccordo Anulare, confonde allegramente l’autorevolezza con l’autoritarismo: chi non è con noi è contro di noi. Amen.

 

E poi c’è Meloni International che, dimessi manganello e olio di ricino, allontanati i Fazzolari e i Delmastro, sfodera le sue capacità diplomatiche di far politica ottenendo l’applauso pubblico di Biden, Scholz e Ursula von der Layen, tutti scioccati di trovarsi davanti, anziché una feroce estremista di destra, una democristiana seguace della lezione di Giulio Andreotti: “In politica non esistono nemici ma solo avversari con i quali dialogare e trattare”.

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

 

Persino Macron, un tipino che non ha mai nascosto una certa insofferenza nei suoi confronti, ha dovuto ammettere che il successo ottenuto sul tenero Viktor Orban è al 50 per cento dovuto alla premier italiana. Se da una parte il presidente francese agitava la carota davanti al volto ingrunito del macellaio ungherese (“Questa volta resti solo e senza fondi”), dall’altra la Meloni è stata bravissima a fare un gioco di sponda affinché Orban, ingoiando il rospo infilato in gola da Macron, non perdesse la faccia davanti a tutti. 

 

A Washington come a Berlino, a Londra come a ieri a Bruxelles, si presenta un leader politico distante da quello che ha raccolto i voti dalla bella gioventù di Casapound, tiene in salotto i busti di Mussolini e parla di bande musicali in via Rasella. Un leader che allo sguardo truce da "vattela a pia' in der culo" e al digrignar di denti sostituisce gli occhioni a forma di cuore e un sorriso prestampato.

meloni von der leyen macron trudeau biden

 

Lady Jekyll and Baby Hide. A volte post-fascista, a volte moderata. Uno sdoppiamento di personalità che l’autorevole sito Politico.eu liquidò come ''cameleontismo''. Se nell’amministrazione casalinga è la Ducetta che ‘’continua a offrire molta carne rossa alla sua base di estrema destra: ha vietato i rave, ha inveito contro l'immigrazione, ha ordinato alle autorità locali di smettere di registrare le coppie omosessuali come genitori, ha criminalizzato la maternità surrogata…”; una volta superati i confini della patria troviamo un’altra Meloni, acconciata in modalità Draghetta.

giorgia meloni vladimir putin financial times

 

“Le sorprese più grandi sono arrivate in politica estera – si legge su Politico -. Prima di diventare primo ministro, la Meloni sembrava essere un'altra della compagnia di estrema destra favorevole al presidente russo Vladimir Putin: si è opposta alle sanzioni contro Mosca dopo l'annessione illegale della Crimea nel 2014 e nel 2018 si è congratulata con Putin per la sua "rielezione", dicendo che rappresentava "l'inequivocabile volontà del popolo russo".

 

giorgia meloni con joe biden allo studio ovale

E ‘’mentre pquando era all'opposizione chiedeva che l'Italia abbandonasse l'euro e prendeva ripetutamente di mira i burocrati di Bruxelles, la Meloni di oggi sembra essere in buoni rapporti con la presidente della Commissione europea”, sottolinea Politico.eu. Di più: “Si è trasformata in falco dell’atlantismo al punto di ritirare l'Italia dalla Belt and Road Initiative cinese, dopo che il Paese era diventato l'unica nazione del G7 ad aderire al controverso programma nel 2019. Con l'Italia destinata ad assumere la presidenza del G7 a gennaio, l'inversione di rotta della Meloni ha suscitato sollievo da entrambe le sponde dell'Atlantico”.

 

fazzolari meloni

Bene, da cosa nasce questa Meloni-Zelig? Perché in casa sfodera la sua anima di destra coatta, “Fascio tutto io!”, comportandosi come un capo infermiere che ti infila il catetere come se fosse una supposta?

 

Intanto, una volta che si è intronizzata a Palazzo Chigi, la Melona soffre di una somma paura: quella di essere percepita dai suoi antichi camerati di essere incoerente, al limite del tradimento.

 

E’ ovvio che una volta che si arriva a occupare la prima poltrona del governo, la coerenza non può che andare a farsi benedire: una cosa è berciare dai banchi dell’opposizione, un‘altra mettersi a sistemare i mille cazzi di un paese oppresso da un debito pubblico insostenibile.

 

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

Ancora. Dopo vent’anni di Eia Eia trallalà nei tombini di via della Scrofa, uscendo dall’agone domestico, è anche naturale che, trovandosi faccia a faccia con leader politici smagati e navigati, con anni di esperienza alle spalle, un debuttante premier che vanta un diploma di maturità linguistica possa trovarsi in soggezione e la sua assertività da “Qui comando io!” finisca nel cestino.

 

Intanto, in Italia il suo compito principale sembra diventato quello di prendere potere e distribuirlo, e una volta superato il confine di Chiasso non si ritrova i Salvini in modalità Papeete. Secondo: quando ha conquistato la prima poltrona di Palazzo Chigi si è subito messa in moto la corte di camerati che per anni e anni hanno aspettato il momento “Gomorra”: "Ci riprendiamo tutto quello che è nostro". A cui si sono aggiunti i tanti che, a colpi di lingua, sono saliti sul carro del vincitore.

GIORGIA MELONI E LA MEMORIA - VIGNETTA BY MANNELLI

 

E poi entra in campo il proprio carattere. Nell’operazione di riportare in qualche modo il truce Orban all’interno dei canoni democratici nella questione invereconda di Ilaria Salis, condotta al guinzaglio e in manette nel tribunale di Budapest, la Melona ha fatto un buon lavoro diplomatico, un negoziato che ha ottenuto dal primo ministro ungherese  “che le venga riservato un trattamento di dignità, rispetto e un giusto processo”.

 

Poi, come le accade sempre davanti ai taccuini dei giornalisti, è rispuntata la Ducetta che sbrocca. In merito alle immagini della Salis in catene come una strega del medioevo, la Meloni ha pestato un merdone: “E’ un trattamento riservato in diversi Stati occidentali, non è un nostro costumo, noi non lo facciamo, ma in diversi Stati sovrani funziona così”.

 

giorgia meloni alla camera 3

Una affermazione che basta esprimerla a voce alta per capire che non sta né in cielo né in terra, ma che è tipica di chi vive la politica come assedio, complotto, congiura di nemici da prendere a calci in culo.

 

Chissà se un giorno la Draghetta europea riuscirà a cancellare la Ducetta de’ noantri…

 

VIGNETTA ELLEKAPPA - GIORGIA MELONI E L INSOFFERENZA VERSO I GIORNALISTIgiorgia meloni conferenza stampa di fine anno 2023 11GIORGIA MELONI - EUROPAGIORGIA MELONI IN VERSIONE DUCETTA - MEME giorgia meloni urla alla camera contro conte 4giorgia meloni urla alla camera contro conte 5giorgia meloni urla alla camera contro conte 9giorgia meloni alla camera 3giorgia meloni alla camera 6giorgia meloni alla camera 2

 

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…