LARGHE INTESE O LUNGHE ATTESE? RENZI MANDA IN TILT I LETTIANI: “VUOL FARE CADERE IL GOVERNO”….
Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"
Matteo Renzi è amico di Enrico Letta, un «amico vero» e non di quelli che si dicono tali e poi «zac, ti accoltellano». Ma il duello tra il sindaco e il premier è nelle cose e il futuro sfidante si porta avanti col lavoro. Bacchetta il presidente del Consiglio per qualche «eccesso di democristianeria», dice che il «film» delle larghe intese non gli piace e sprona Palazzo Chigi ad accelerare sulle riforme: «Dai ragazzi, lavorate... Non ne posso più dei piagnoni, diamoci una smossa! Letta è una persona seria, ma usciamo dalla sabbia mobile che sta bloccando tutto... I politici devono smetterla di giocare al Conte zio dei Promessi Sposi, con la logica del sopire e troncare».
Una botta che ha fatto scattare l'allarme a Palazzo Chigi, anche se Renzi promette che resterà al fianco di Letta «perché prima delle ambizioni personali c'è l'Italia». Staccherà la spina al premier? «Se il governo va bene io sono contento. Posso pure saltare un giro, l'importante è che non salti il Paese». La tregua nel Pd è durata un giorno. Guglielmo Epifani ha quasi pronto l'organigramma della sua segreteria e, in asse con Pier Luigi Bersani, ha deciso di non mettere la macchina organizzativa del Pd nelle mani di Renzi, che l'aveva chiesta per Luca Lotti.
Ma il fronte rovente è la legge elettorale. La mozione di Roberto Giachetti sul Mattarellum è stata interpretata come una «mina» scagliata contro Palazzo Chigi. «Renzi vuole far cadere il governo», è la lettura dei lettiani e di tutti coloro che, nel Pd, tifano per le larghe intese. Il premier teme che mettendo il carro della legge elettorale davanti ai buoi il governo possa deragliare, ma Renzi derubrica il caso a «tecnicalità parlamentare».
Intanto però terremota il Pd, dicendo che il governo, a cominciare dall'Imu, «ha messo a segno le richieste del centrodestra». Rinfaccia a Bersani l'«arroganza» con cui voleva «smacchiare il giaguaro» e tiene il fiato sul collo del premier. «L'unica preoccupazione - è l'affondo del sindaco intervistato da Lilli Gruber, su La7 - è che governo e maggioranza rinviino troppo, con il rischio di fare melina. Non vorrei che il governo delle larghe intese diventasse delle lunghe attese».
Giachetti nega di aver agito per conto di Renzi, che ieri a Roma ha visto i suoi a cena. Ma gli oppositori del sindaco leggono la conta con cui si è chiusa la tesa riunione del gruppo della Camera come la prova che la mina Mattarellum sia stata preparata col preciso intento di indebolire progressivamente il governo, proprio nel giorno in cui Letta sperava di incardinare solennemente la riforma costituzionale.
Se così non fosse, è l'interpretazione dei filogovernativi, perché mai i renziani avrebbero votato compatti, o quasi, contro la decisione di respingere la mozione Giachetti? I voti in disaccordo con la linea del gruppo sono stati 34 e tra questi i parlamentari vicini a Renzi sono la grande maggioranza. Dal Pdl Fabrizio Cicchitto dice il sindaco «vuole liquidare in fretta l'esecutivo» e anche nel Pd sono in molti a pensarla così. Letta si fida di Renzi e ha messo in conto gli strappi, ma il premier (che ieri lo ha chiamato) non si aspettava un colpo così a due giorni dal voto nelle città .
Ma i razzi sul governo non partono soltanto dai democratici di fede renziana. Rosy Bindi ha raccolto 44 firme in calce a un documento di critica alla mozione di maggioranza: bindiani, dalemiani e prodiani, oltre a Pippo Civati, Laura Puppato e Walter Tocci. Un'altra fronda di allergici alle «divergenze parallele», come le chiama Gero Grassi, che pure ha votato secondo le indicazioni del capogruppo Roberto Speranza.
La tensione è alta, dietro la tattica parlamentare si intravedono le manovre precongressuali, che presto verranno alla luce in un documento antigovernativo cui lavorano diverse anime del Pd. Renzi chiede di fissare la data delle assise. Massimo D'Alema, «con tutto il rispetto per Epifani», rilancia la candidatura di Gianni Cuperlo e si dice favorevole a «disgiungere le partite» di premiership e leadership. Quanto alla durata del governo, l'ex premier invita alla prudenza: «Berlusconi è uomo mutevole...».






