MOVIOLONE SU LAVITOLA - IL “PESCIVENDOLO” SCRIVE A MENTANA: “QUANDO HO DETTO DI VOLER FARE IL LATITANTE ERA UNA PROVOCAZIONE” (MESSAGGI IN CODICE PER NEGOZIARE IL RITORNO?) - PINOCCHIO VALTERINO: CHE CI AZZECCA LA “LISTA DELLA SPESA” CON I 500 MILA € DEPOSITATI IN URUGUAY? - PER GLI AVVOCATI DI TARANTINI, LA VERSIONE DEL “PESCIVENDOLO” NON TORNA CON QUELLA DELLA SEGRETARIA DEL BERLUSKAZZI - PER GIANPI SI METTE BENE: “CONFERMA CHE NON C’È ESTORSIONE” - A NAPOLI LA TELEFONATA “RIVELATRICE” CON SILVIO NON SI TROVA…

Antonio Massari e Chiara Paolin per "il Fatto quotidiano"

Ormai Valter Lavitola ci ha preso gusto. Dopo i primi comunicati stringati e l'exploit in prima serata mercoledì su La7, ieri ha deciso di tornare in scena alla grande inviando una pubblica lettera a Enrico Mentana.

IO, LATITANTE A PANAMA PER (PRO)VOCAZIONE
Prima i ringraziamenti per la correttezza del padrone di casa, poi la bomba: durante la trasmissione "non credo di essere riuscito a comunicare che il ‘sì, voglio fare il latitante' era una semplice provocazione. A chi mai farebbe piacere vivere da latitante? Credo di aver dimostrato, in primis a me stesso, che sono in grado di spiegare le mie ragioni. Lo farò al più presto anche con i magistrati".

Insomma, forse Lavitola torna in patria per sottoporsi al giudizio dei tribunali. Forse sta mandando qualche messaggio in codice per spiegare meglio i termini della resa, o il prezzo della dannata lontananza (il famoso ‘resta dove sei' suggeritogli da Berlusconi). Il punto saliente è sempre lo stesso, cioè la storia dei soldi del premier destinati a Tarantini.

LA "PROVA TELEVISIVA": NOMI E NUMERI
"Il Presidente non mi deve alcunché - ha detto l'altra sera in tv l'ex direttore dell'Avanti! -. Io ho immobilizzato a disposizione di Tarantini per alcuni mesi la somma di 500.000 euro che il Presidente mi ha rimborsato tra marzo e luglio. Nel frattempo, buona parte del rimborso (255.500 euro) l'ho utilizzata per Tarantini.

Quando ho ritenuto che Tarantini non aveva intenzione di avviare alcun tipo di attività, l'ho smobilizzata. Gianpaolo, ad agosto, nella riunione con il Presidente mi conferma di voler avviare una attività. Dato il periodo estivo, gli confermo che entro i primi di ottobre gli avrei messo a disposizione la somma. Ovviamente quella stessa sera consegnai al Presidente la ricevuta dei 255.500 euro. Ad oggi sono io che devo, non so se a Tarantini o a Berlusconi (con i suoi soldi decide lui), 244.500 euro".

LA FRASE MISTERIOSA: "3.500+30.000 AVV. X P.M."
Ed ecco mostrare a favore di telecamera un foglio con su "registrati" diligentemente tutti i pagamenti. A veder bene l'appunto più incomprensibile è quello del 6 luglio, nel quale Valter Lavitola scrive di aver consegnato, a Nicla Tarantini, "3.500 + 30.000 avv. X p.m.". La sigla "avv" può rappresentare l'indicazione di un avvocato e, stando alle ricostruzioni dello stesso Tarantini, proprio in quei giorni Gianpi intendeva omaggiare il suo difensore dell'epoca, Nicola Quaranta, con un costoso regalo.

Un regalo successivo, stando alla ricostruzione di Tarantini, alla conclusione del procedimento in cui era imputato per droga e nel quale, appunto, Quaranta lo difendeva. Ma è la sigla p.m. che risulta incomprensibile. Come poco comprensibile resta il nesso tra questa "lista della spesa" e i 500 mila euro che Lavitola avrebbe consegnato - o meglio: dovuto consegnare - ai coniugi Tarantini. È lo stesso Lavitola, nell'intercettazione del 17 luglio, a dire espressamente di avere depositato i 500 mila euro in Uruguay. Insomma: il bigliettino esibito due giorni da Mentana rischia di essere una patacca.

A più riprese, a partire dal marzo 2011, nell'appunto di Lavitola si leggono svariati versamenti per 3.500 euro. Due, tre, quattro volte al mese. Ma quest'appunto conferma la versione, già offerta da Tarantini, sin dai primi interrogatori: Gianpi riceveva, attraverso Lavitola, un mensile di circa 10 mila euro. Le uniche note superiori a questa somma, infatti, sono "registrate" il 13 aprile, quando Lavitola annota un pagamento di 40 mila euro per un imprecisato debito - s'immagina dei Tarantini - con un garagista.

Seguono 70 mila euro versati per un ulteriore debito con lo "zio", gli ulteriori 30 mila per "avv. x p.m." e altri 17 mila, sempre a luglio, per un debito con la "mamma". Il flusso maggiore di denaro, stando al bigliettino esibito da Lavitola, avviene proprio a luglio. Ma resta intatta l'obiezione: che i Tarantini ricevessero un mensile, per su tramite, e s'intende attraverso Berlusconi, è un fatto ormai noto, per stessa ammissione di Tarantini. Né l'appunto dimostra se, invece, i 500 mila euro, che secondo le intercettazioni Lavitola diceva di aver depositato in Uruguay, siano mai finiti nelle tasche di Gianpi.

MARINELLA BRAMBILLA E I CONTI CHE NON TORNANO
"Sinceramente la ricostruzione di Lavitola su questo punto non mi convince - dice l'avvocato difensore di Tarantini, Alessandro Diddi -. Cifre e date non combaciano con la deposizione di Marinella Brambilla, segretaria di Berlusconi. In ogni caso per noi è un grande passo avanti: Lavitola dice chiaramente che il denaro serviva per avviare un'attività economica dei Tarantini, non per far tacere qualcuno. Credo che a questo punto si vada verso l'archiviazione per i miei clienti qui a Roma".

LA CHIAMATA FANTASMA "NON SI TROVA"
Il problema per Gianpaolo Tarantini e Angela Devenuto è però che la telefonata in cui Lavitola e il premier farebbero esplicito riferimento alle aspirazioni imprenditoriali di Tarantini non è ancora saltata fuori. L'appello ai magistrati napoletani per annetterla agli atti del processo ha trovato la ferma serenità del procuratore campano Giandomenico Lepore: "Questa telefonata non ci risulta affatto, faremo altri accertamenti, ma per ora non abbiamo novità".

VALTER E GIANPI, HAPPY END TRA I COMPARI?
E quindi, come si mette per Tarantini? "Benissimo - si sbilancia l'avv. Diddi -, perché Lavitola conferma la buonafede dei miei assistiti: Gianpaolo si è trovato in una storia più grande di lui, però non ha mai ricattato nessuno".

Quasi un happy end. Neanche se si fossero messi d'accordo Valter e Gianpi avrebbero potuto fare di meglio. Perché persino quelle offese, quel sei "un ragazzino viziato che consuma come una Ferrari", "un fesso", sembrano un buon viatico per la strada processuale di Tarantini. Che, per ora, non ha alcuna intenzione di replicare né querelare: ci sarà tempo per ristabilire l'onore. Ma lui, il latitante e commerciante di prodotti ittici Lavitola tornerà per farsi interrogare?

 

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