LECCA & LETTA, FABIO ED ENRICO: I GIORNALONI LO ESALTANO MA IL PREMIER È SEMBRATO LO ZIO DI SUO ZIO

Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano"

"Letta contro Lecca". Un facile quanto (eccessivamente) impietoso gioco di parole che è girato sul web. Prima, durante e dopo l'intervista del Presidente del Consiglio a Che tempo che fa da Fabio Fazio. Lo ha cinguettato su Twitter anche Riccardo Bocca dell'Espresso. I peana dei quotidiani, ieri, sono invece arrivati pressoché unanimi. Trenta minuti di intervista fieramente catatonica che sono però assurti - in virtù della loro spiccata mancanza di ritmo, carisma, pathos - un segnale di sobrietà.

Misura. Responsabilità. Se Monti era il Garibaldi tecnico in loden, Letta è il "pediatra" buono di cui fidarsi (Littizzetto dixit). L'uomo che durante le Primarie veniva criticato per la dialettica-valium, e che nelle prime ore successive allo spoglio elettorale di febbraio gridò anzitempo vittoria, è già diventato una sorta di Cicerone al contrario. Nel senso che è così palesemente non coinvolgente da risultare, per contrasto o forse per osmosi inversa, un campione di efficacia e parlantina.

Un po' come se un attaccante fosse convocato in Nazionale perché non segna mai, anzi spesso sbaglia a porta vuota, però è tanto buono e si impegna come nessuno (e magari, a differenza dei compagni dissoluti, va pure a Messa). Emblematici gli elogi di Filippo Ceccarelli, firma (brava) di Repubblica, secondo cui "la lieve attitudine alla narcosi" è in realtà "una certa astuzia di scuola gatto-mammona democristoide".

Ceccarelli si è spinto ormonalmente oltre, lodando Premier e programma per non aver parlato durante l'intervista della passione per il Subbuteo (è così che riconosci uno statista: se parla o non parla di Subbuteo) e sciorinando un panegirico estasiato: "Gradevole la voce, con leggere intonazioni toscaneggianti", "linguaggio civile", "Sorvegliato anche nei gesti", "Al Premier ridevano anche gli occhietti", "il clou del body language si è avuto alla fine, quando (..) si è messo due dita a croce sulle labbra, ed è stato il massimo della ‘trasgressione'". Un rapimento mistico e sensuale in piena regola.

Completo blu e giacca rossa, Letta è parso come sempre lo zio di suo zio. Un giovane mai stato giovane, nato Benjamin Button ma impossibilitato a divenire Brad Pitt. Tripudio generale per il riferimento al murale Tuttomondo di Keith Haring che si trova a Pisa (la sua città). Commozione estatica per passaggi deamicisiani tipo "Dopo aver avuto l'incarico dormo in maniera diversa" e "Non mi aspettavo la chiamata, stavo andando a scuola".

Ogni tanto, trafitto da cotanto afflato civico, Fabio Fazio ha deglutito pensoso, con viva e vibrante partecipazione. Letta ha anche detto che la sua non era una intervista "ma una chiacchierata": credeva di essere originale, non sapeva di avere riscoperto l'acqua calda.

Politicamente Benjamin Letta non ha detto quasi nulla, quindi è stato fedele tanto a se stesso quanto al format. "Io mi dimetterò se dovessi essere costretto a tagliare su cultura e università"; "Volendo (per la nuova legge elettorale) bastano 7-8 mesi ma bisogna farla con la maggior determinazione possiibile"; "L'Imu non è una battaglia di Berlusconi, il suo superamento faceva parte dei programmi di tutti e tre i partiti politici che sostengono il governo"; "Spero che non ci sia bisogno di una nuova manovra" "Intervento immediato" per cassaintegrati ed esodati"; "Abbassare le tasse sul lavoro per i neoassunti".

La supercazzola diccì (dire tutto per non dire nulla) ha toccato vette inusitate quando si è affrontato l'argomento Pd ("Ora ci vuole un congresso del Pd che a mio avviso deve essere fondativo"). La parte più schietta è stata l'ammissione di impotenza a proposito di Ius Soli e tutto ciò che risulta estraneo (dunque spesso condivisibilissimo) al programma Letta: "So che per le materie che esulano dal discorso che ha avuto la fiducia servono discussioni, e non è scontato che ci siano intese". Ottimo lo share (15,34%), esaltante il successo di pubblico e critica. Il Pediatra ci salverà. Senza miracoli, casomai catalessi.

 

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