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LA LEGA SI SLEGA DA SALVINI – ALTA TENSIONE NEL CARROCCIO: IL “TRUMP FIRST” DEL LEADER LEGHISTA SCATENA LA REAZIONE DEL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA MOLINARI CHE CRITICA (E POI RETTIFICA) - ANCHE I GOVERNATORI, CON ZAIA IN TESTA, INCALZANO SALVINI SUI PROBLEMI CREATI DAI DAZI TRUMPIANI - L’ANIMA MODERATA DELLA LEGA, LA STESSA CHE NON AVEVA APPREZZATO LA CANDIDATURA DEL GENERALE VANNACCI ALLE EUROPEE, E’ IN SUBBUGLIO: NON CONDIVIDE LE SPINTE SOVRANISTE NÉ APPREZZA LA RINNOVATA ATTENZIONE A PUTIN...
Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera” - Estratti
Matteo Salvini prosegue senza remore, tra post sui social e dichiarazioni pubbliche, la sua corsa a rappresentare il più «trumpiano dei trumpiani», ma la Lega, o buona parte del suo gruppo dirigente, non pare condividere posizioni che paiono fin troppo aderenti a quelle del presidente americano.
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MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE
Eppure, solo pochi giorni fa in Consiglio federale quando il confronto interno era caduto sulla linea da tenere rispetto a Trump, il segretario era stato invitato a muoversi con prudenza e non sposare aprioristicamente le posizioni di rottura del tycoon americano. «Matteo, noi apprezziamo la spinta di Trump quando si batte contro il politicamente corretto e quando mette in discussione le politiche dell’accoglienza — avevano osservato pur con parole diverse il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga — ma stiamo un passo indietro perché su alcuni fronti, come quello economico, ha idee che possono crearci problemi e in generale è figura capace di improvvisi cambi di linea e rischiamo di trovarci spiazzati».
MATTEO SALVINI RICCARDO MOLINARI
Salvini ha ascoltato ma è convinto che per la Lega sia più premiante cercare di sfruttare, anche un po’ spregiudicatamente, il vento che soffia da destra. Così si spiega il sostegno prima e la soddisfazione poi per il risultato raggiunto da AfD in Germania (e poco importa che meno di un anno fa il partito di ultradestra fosse stato espulso dal gruppo europeo della Lega). E va nello stesso senso l’appoggio a Calin Georgescu, l’esponente di estrema destra romeno che punta a conquistare la presidenza della Repubblica.
La strategia del leader leghista è chiara, la ribadisce ogni giorno. L’azione di Trump sulla scena mondiale per Salvini è una sorta di traino. Per ogni iniziativa del presidente americano c’è il suo plauso che arriva puntuale sui social.
E succede anche quando le intenzioni di Trump rischiano di creare grossi problemi ai mondi di riferimento della Lega.
Sui dazi Salvini ha fatto fare un salto sulla sedia a molti leghisti. Quella frase («Chi ha paura di Trump teme il futuro, i contro-dazi di von der Leyen fanno ridere») negli ambienti economici lombardi e veneti è stata letta con grande preoccupazione. E il governatore Luca Zaia se ne è fatto portavoce ricordando quanto il sistema economico della sua regione faccia leva sull’export. Ieri sera, con un altro post, Salvini ha aggiunto: «la politica dei dazi può essere un’occasione per un ulteriore guadagno per le imprese del sistema Italia»
Sono preoccupazioni, allargate all’insieme della politica estera salviniana, che sono emerse in dichiarazioni attribuite (con smentita successiva quasi d’ufficio) al capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. L’anima moderata della Lega, quella stessa che non aveva apprezzato la candidatura del generale Roberto Vannacci alle Europee, non condivide le spinte sovraniste né apprezza la rinnovata attenzione a Putin, già controversa in passato quando furono firmati accordi con Russia Unita.
Il brindisi di Salvini a base di vodka con la ministra Elisabetta Casellati e l’invito «andiamo a Mosca» (raccontato da Repubblica ) lanciato nel party notturno di venerdì dopo il forum a Saturnia è stato letto come un nuovo sbilanciamento nei confronti di chi tre anni fa, aggredendo l’Ucraina, ha fatto scoppiare una guerra che è costata decine di migliaia di morti e che ha avuto pesanti conseguenze sull’economia. Ed è qui che si registra forse la più marcata differenza tra il leader e i suoi critici. Tutti sono d’accordo che l’irruzione di Trump sulla scena mondiale ha aperto prospettive di pace in Ucraina.
Ma se il segretario si affida ciecamente al presidente Usa, altri invitano alla cautela perché «bisogna vedere chi ci guadagna davvero».