IL GOVERNO HA DOVUTO CEDERE ALLE PRESSIONI DELL’UE MA IL LEGHISTA BORGHI SE LA RACCONTA IN MODO DIVERSO: “I SIGNORI DI BRUXELLES HANNO CAPITO CHE SE AVESSERO TIRATO ANCORA LA CORDA, LA GENTE IN ITALIA SAREBBE TORNATA A CHIEDERSI DAVVERO SE CONVENGA RESTARE IN EUROPA O NO - SERVE UNA RIFORMA EPOCALE COME LA GARANZIA DEI DEBITI SOVRANI DA PARTE DELLA BCE”
Carlo Bertini per “la Stampa”
«Bene. Immagino che i signori di Bruxelles abbiano capito che se avessero tirato ancora la corda, la gente in Italia sarebbe tornata a chiedersi davvero se convenga restare in Europa o no».
Claudio Borghi, presidente della commissione bilancio della Camera e leghista doc, non è nuovo a certe uscite tranchant ma stavolta ci tiene a chiarire bene che la sua «non è una minaccia: perché nel contratto di governo non figura né l'uscita dall' euro né tantomeno dall' Ue. E a questa ipotesi non ci pensa nessuno di questo governo né di questa maggioranza. Ma di fronte ad una porta in faccia dell' Europa questo dibattito avrebbe rischiato di tornare di attualità in Italia. Ma adesso che tutti nell'Ue hanno capito che non conviene rompere, bisogna cominciare a parlare seriamente del vero problema».
Quale?
«Approvare una riforma epocale come la garanzia dei debiti sovrani da parte della Bce. In Europa bisogna risolvere il problema della garanzia sul debito, che altri paesi hanno grazie alle loro banche centrali che li mettono al riparo. C'è nel pacchetto delle negoziazioni anche la garanzia della Bce? Sarebbe interessante saperlo e mi auguro che ci sia, altrimenti a gennaio potremmo trovarci per un motivo qualsiasi di nuovo sotto pressione dello spread, anche una volta scampato il pericolo di una procedura di infrazione.
È successo nel passato, quando in estate lo spread tornò a schizzare in alto con Monti che aveva già fatto la riforma Fornero. Le nostre imprese vorrebbero poter competere con altre aziende del mondo che non hanno il problema dello spread e dunque del credito facile perché la loro banca centrale garantisce. Noi siamo su una barca sbandata e abbiamo bisogno del riequilibrio della Bce».
Ma dalla Germania è sempre giunto un altolà...
goofy 7 alberto bagnai claudio borghi
«E allora torno a dire che altrimenti bisognerà far ripartire il dibattito su quanto ci conviene stare in Europa. In compenso vedo un forte interesse politico da parte di questi euroburocrati in libera uscita di far vedere l'umiliazione del governo populista italiano. Ma nel momento in cui si valuta se un bilancio segue le regole non si possono fare due pesi e due misure: se da una parte all' europeista Macron si perdona anche il 3,5% di deficit, il populista Conte può ben fare il 2%, altrimenti si pone un problema democratico. Per essere dei populisti noi abbiamo dimostrato apertura e flessibilità superiori a qualsiasi previsione».
E quindi è soddisfatto di questa marcia indietro?
«Ma noi, anche con il famoso 2,04, abbiamo corretto un macroscopico errore eredità del governo precedente: che aveva scritto lo 0,8% di deficit. Quindi non è calarsi le braghe, sono 20 miliardi in più rispetto a quanto scritto dai nostri brillanti predecessori. Viste le condizioni, non era interesse di nessuno rompere su questa offerta molto superiore al previsto. La nostra posizione doveva restare tale. Per un motivo semplice».
giulia martinelli matteo salvini claudio borghi
Prego, ce lo spieghi.
«Be', prendiamo la Francia: la scusa per sforare il deficit è una rivolta di piazza? Se fosse stato utile avremmo potuto scassarli anche noi i cassonetti. La regola è 60% del Pil per il debito e 3% per il deficit. Loro le sforano tutte e due e di che parliamo? Uno nelle negoziazioni dovrebbe capire se parla con un interlocutore in buona fede o no. Per questo mi ero permesso di dare un consiglio: considerare come possibile merce di scambio nei confronti dell'Europa quello 0,2% e qualora non fosse giudicato sufficiente di lasciar perdere. Tanto non mi sembra che l'Ue abbia gran voglia di incaponirsi in guerre di religione».
Con questi tempi stretti, si rischia di non approvare la manovra e di andare in esercizio provvisorio?
«No ecco, questo penso non sarebbe il caso. I lavori di Camera e Senato dipendono dal governo e una volta chiusa la trattativa dall' atteggiamento delle opposizioni. Nessuno si sogni tattiche dilatorie per arrivare all' esercizio provvisorio che comporterebbe, ricordo, aumenti di Iva. In quel caso rimarrebbe in vigore la legge del Pd che prevede da inizio anno un aumento Iva su beni di prima necessità all' 11,5% e al 24,2% dell' Iva generica. Aumento che non verrebbe cancellato. Non mi sembra convenga a nessuno».