LA LENTA VITTORIA DI AL SISI: I “FRATELLI MUSULMANI” IN PIAZZA SONO SEMPRE MENO

Giovanni Cerruti per "la Stampa"

Le televisioni egiziane aprono i tg del mattino con le immagini del generale Al Sisi che parla allo Stato Maggiore dell'esercito. In divisa, basco rosso, toni duri. «Non ci piegheremo alla violenza dei terroristi». Va avanti, deciso. E da ieri ha incassato altri punti nella sua battaglia contro i Fratelli Musulmani. Poche migliaia, nelle strade de Il Cairo.

Pochi incidenti, scontri isolati. Polizia e blindati intervengono subito. Tollerate appena le donne in nero, con le foto dei parenti uccisi nella settimana da più di mille morti. Stanno, a centinaia in fila indiana, sulla riva sinistra del Nilo, in fondo alla Corniche.

Sarebbe il terzo giorno della «Settimana dell'Allontanamento», i sette giorni che per i Fratelli Musulmani dovrebbero portare alla caduta del generale Al Sisi e al ritorno del presidente Morsi, ora agli arresti domiciliari. Ma di Fratelli Musulmani nelle piazze se e vedono sempre meno.

Falliti i cortei di domenica fino alla sede dell'Alta Corte costituzionale. Le proteste continuano lontano da Il Cairo, sul delta del Nilo o ad Alessandria. Le tv egiziane ne parlano solo per aggiornare l'elenco di poliziotti o militari uccisi, immagini solo dal Cairo. Per sapere cosa accade bisogna sintonizzarsi su Al Jazeera, la tv che dei Fratelli Musulmani trasmette in diretta anche i video mandati dalle moschee occupate.

Al Cairo, dopo la resa della Moschea di Al Fath, 79 morti, la tensione si sposta e ritorna attorno a quella di Raab al Adawiya, nella zona di Nasr City, dove mercoledì mattina è cominciata la settimana di stragi. Ieri un corteo partito da qui ha raggiunto la zona del palazzo presidenziale di Heliopolis. In testa le donne, con le foto dei loro morti o quelle del presidente deposto Morsi. Duemila Fratelli, le braccia alzate, le dita ad indicare il numero 4, diventato il loro simbolo. Quattro per l'assonanza tra il nome della loro piazza e il numero in arabo, «arba-ah». Partito dalle immagini di Al Jazeera, i 4 si diffonde via internet sulle pagine di Facebook dei Fratelli.

Nella notte, dal Ministero degli Interni, è arrivata la prima versione ufficiale sui 38 morti di ieri a Kaliubeya, 50 chilometri a nord del Cairo, sul delta del Nilo. I Fratelli Musulmani avrebbero tentato di assaltare un furgone della polizia, per liberare 45 detenuti. Negli scontri i candelotti lacrimogeni avrebbero centrato il furgone, e in 38 sono morti asfissiati. Le tv egiziane non ne hanno ancora dato notizia. Alle nove del mattino il generale Al Sisi sta ripetendo in tv il suo «Non ci piegheremo alla violenza». Il telegiornale aggiorna l'elenco delle vittime. «Oggi, nel Sinai, 24 poliziotti uccisi».

 

 

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