paramonov mattarella

NEI CONFRONTI DELLA RUSSIA C'E' "UN’ATMOSFERA DI PSICOSI PREBELLICA” – LA LETTERA VIOLENTISSIMA DELL’AMBASCIATORE RUSSO ALEXEI PARAMONOV A "REPUBBLICA" IN CUI IL DIPLOMATICO PARLA DI “PIANI SEGRETI” DELLA NATO IN CASO DI GUERRA CON LA RUSSIA - L’UCRAINA? "E’ STATA DA TEMPO ADESCATA, PREPARATA, CARICATA A SERVIRE DA ORDIGNO IBRIDO CONTRO MOSCA" – SU NAVALNY: “UN EVENTO INASPETTATO E TRAGICO” - "NELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI PREVALGONO L’ “ISTINTO DEL BRANCO”, IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE, IL DIKTAT... TUTTO QUESTO, OVVIAMENTE, NON AVVICINA LE PROSPETTIVE DI UN RITORNO AL DIALOGO"

Lettera di Alexey Paramonov a Repubblica

 

 

 

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexei Paramonov, che ieri è stato convocato alla Farnesina per fare piena chiarezza sulla morte di Navalny. Si tratta di opinioni che riflettono la posizione del governo russo, a cui la Ue attribuisce la responsabilità del decesso in carcere del dissidente.

 

Caro Direttore,

 

PARAMONOV MATTARELLA

di recente, nei discorsi dei politici occidentali e nei materiali dei principali mass media, si registrano sempre più frequentemente affermazioni sulle presunte intenzioni aggressive della Russia nei confronti dell’Occidente e in particolare degli Stati membri della Ue, dopo la fine del conflitto in Ucraina, sulla presunta inevitabilità o alta probabilità di uno scontro armato tra Russia e Nato nel giro di pochi anni. Lo spazio mediatico si riempie di nuovi “piani segreti” della Nato in caso di guerra con la Russia, creando letteralmente un’atmosfera di psicosi prebellica. Anche la morte di Alexei Navalny, che di per sé è un evento inaspettato e tragico che dovrebbe suscitare molta compassione umana, viene interpretata in Occidente in una chiave accusatoria ai fini di fomentare l’ostilità nei confronti delle autorità russe e giustificare la frattura insanabile tra la Russia e l’Occidente.

 

Aleksej Paramonov

 

Siamo onesti e ricordiamo una verità ben nota: nella sua storia plurisecolare, la Russia non ha mai mostrato aspirazioni espansionistiche verso l’Occidente, ha solo risposto ad antecedenti atti di aggressione. L’Occidente, invece, compie regolarmente robusti tentativi di indebolire e spingere la Russia verso il cortile del mondo, lo fa con invidiabile ostinazione, circa una volta ogni secolo. Solo negli ultimi 400 anni la Russia ha dovuto sopportare l’occupazione polacco-lituana del XVII secolo, le campagne del re svedese Carlo XII, l’invasione della “Grande Armée” di Napoleone e la fallimentare “Blitzkrieg” di Hitler.

 

La Russia non dimentica nemmeno i piani postbellici degli ex alleati della coalizione antihitleriana che, nell’ambito dell’Operazione Dropshot, prevedevano il massiccio bombardamento nucleare di quasi tutte le principali città dell’Urss, per fortuna, tutti i relativi documenti sono stati desegretati da tempo.

 

Nell’ottica di questa esperienza storica è da considerarsi anche l’espansione a Est della Nato, iniziata negli anni ‘90, nonostante gli accordi esistenti e in mancanza di una minima oggettiva necessità, ma con gli stessi scopi ostili ed espansionistici. Quest’ultimi si esprimono in modo esemplare nel tentativo occidentale di sconfiggere la Russia per mano dell’Ucraina, da tempo intesa, adescata, preparata, caricata a servire da ordigno ibrido contro Mosca.

 

ALEXEI PARAMONOV - COMMENDATORE DELL'ORDINE DELLA STELLA D'ITALIA

Sia il Presidente Vladimir Putin che il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov negli ultimi mesi hanno ripetutamente dichiarato che la Russia non ha intenzioni aggressive nei confronti dei Paesi occidentali. E se i più informati pubblicisti italiani (come lo stimato direttore Maurizio Molinari) sulle pagine dei principali quotidiani ammettono che i leader russi, a differenza di quelli occidentali, “fanno sempre quello che dicono”, allora dovrebbero essere coerenti e convenire che le cose stanno così anche in questo caso. Lo confermano i principali documenti teorici, prima fra tutti la Dottrina Militare della Federazione Russa adottata nel 2014, dopo la cui lettura anche un non competente può comprendere la logica puramente difensiva nella gestione dell’apparato bellico russo.

 

Se durante la Guerra Fredda la tesi dell’inevitabilità dello scontro tra Occidente e Oriente si fondava sulle insormontabili contraddizioni ideologiche tra il mondo capitalista e il sistema socialista e appariva più o meno razionale, oggi questa affermazione viene fatta sulla base dell’idea, attualmente di moda nell’ambiente degli esperti anglo-americani, del mondo moderno come campo di battaglia tra “democrazie occidentali” e “autocrazie orientali”.

ALEXEI PARAMONOV - PASQUALE TERRACCIANO

 

Questo quadro del mondo, tuttavia, è molto artificioso, superficiale, essenzialmente antiscientifico e non è supportato da osservazioni reali delle tendenze dello sviluppo sociale globale e delle realtà emergenti della vita internazionale. Se non altro perché la definizione di “democrazie occidentali”, che in origine aveva un significato ben preciso, si sta sempre più svuotando di ogni contenuto.

 

Molti ricercatori hanno evidenziato l’erosione delle fondamenta veramente democratiche in Occidente tra cui l’ultimo, E.Todd (“La defaite d’Occident”, “Gallimard”, 2024), ha suggerito che l’attuale conflitto dovrebbe essere visto come “uno scontro tra la democrazia autoritaria della Russia e l’oligarchia liberale dell’Occidente”. In effetti, i percorsi delle élite e delle popolazioni di molti Paesi occidentali hanno iniziato da tempo a divergere in modo significativo.

 

Durante il periodo della pandemia e sullo sfondo del conflitto in Ucraina, siamo stati testimoni del fatto che nel sistema politico occidentale le élite dirigenti ascoltano sempre meno le voci dei cittadini e sempre più si fanno pilotare da varie lobby e gruppi di influenza politici, industriali e finanziari, i cui interessi non hanno nulla a che fare con le richieste della popolazione, anzi, nella maggior parte dei casi, le contraddicono direttamente.

 

ONORIFICENZA A ALEXEI PARAMONOV

Allo stesso tempo, non si può contestare il fatto che la forma di governo presidenziale in Russia, introdotta in conformità alla Costituzione del 1993 e agli emendamenti del 2020, sia marchiata da caratteristiche di democrazia diretta piuttosto che di democrazia proporzionale rappresentativa, come nella maggior parte dei Paesi occidentali. Non sarebbe quindi superfluo raccomandare a tutti di rileggere ogni tanto la carta costituzionale russa per la migliore comprensione dei principi fondanti della statualita` dell’attuale Federazione Russa. A questo proposito il punto di vista del ricercatore francese sembra quindi essere molto più vicino alla realtà rispetto alle dichiarazioni ufficiali delle alte tribune euro-atlantiche.

 

Nell’attuale situazione di crescente ostilità dell’Occidente nei confronti della Russia, sorprende un’altra cosa. Si nota sempre di più che, dietro ai discorsi sull’“autonomia strategica” dell’Unione Europea, c’è sempre meno Europa, la quale sembra dissolversi nei ranghi omogenei sempre più militarizzati dell’Occidente collettivo, plasmato prevalentemente da Stati Uniti e Regno Unito, grazie al rigido sistema delle relazioni transatlantiche che è stato a lungo il principale strumento militare e politico dell’egemonia anglosassone.

VLADIMIR PUTIN

 

D’altronde, non sfugge il fatto che anche durante la Guerra Fredda, gli Stati dell’Europa continentale erano meno subordinati agli Stati Uniti di quanto lo siano ora. Ora stiamo assistendo a come i nostri ex partner europei — alcuni in misura maggiore, altri in misura minore — siano stati trascinati in un conflitto che contrasta con i loro interessi e li porta all’autodistruzione.

 

Pare abbastanza logico che alcuni studi di scienze politiche abbiano suggerito che il livello di aggressività dell’Europa nei confronti della Russia possa aumentare significativamente con il continuo deterioramento della situazione socioeconomica e l’aumento del numero di persone impoverite e moralmente degradate. Non sono forse questi gli obiettivi di vari guerrafondai in giro che spingono la Ue verso una completa rottura economica e “civile” con la Russia, a qualsiasi costo?

vladimir putin e le morti dei suoi oppositori – vignetta by osho

 

Pertanto, per quanto possa sembrare paradossale e provocatorio, il fallimento dei piani dell’Occidente collettivo in Ucraina potrebbe essere una vera e propria vittoria per l’Europa, che sarebbe finalmente in grado di respirare “con entrambi i polmoni”, liberandosi dalla necessità di essere una base territoriale degli Stati Uniti in Eurasia, di scontrarsi con la Russia “ad ogni costo”, pagandone un prezzo ogni anno più alto. Inoltre, la Ue e i suoi Paesi membri, come del resto anche gli Usa, avrebbero la possibilità di realizzarsi liberamente nel mondo multipolare emergente e sarebbero in grado di fare un uso pieno e sovrano dei loro indiscutibili vantaggi civili, tecnologici e culturali, senza remora alcuna.

 

 

LA MORTE DI NAVALNY - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

Oggi, come non mai, ha senso invertire la rotta autodistruttiva e pensare al futuro, alle opportunità senza precedenti che le innovazioni nell’intelligenza artificiale e nelle altre tecnologie digitali, nella robotica, nella biomedicina, nell’esplorazione spaziale, nei trasporti, nell’urbanistica, nell’ambiente, nella cultura e in molti altri settori, offrono all’umanità intera. Questi grandi temi sono tra le principali priorità della Russia sia nella definizione della sua agenda interna sia in relazione alle idee per l’interazione, avanzate nel formato del Grande Partenariato Eurasiatico, come spazio di cooperazione strategica plurisettoriale nelle condizioni di reciprocità di stima, equità, interessi e del rispetto di sovranità, diversità di culture, tradizioni e civiltà, in cui l’Europa continentale potrebbe ritagliarsi un posto adeguato e dignitoso.

 

vladimir putin 2

Tuttavia, in risposta all’agenda aggregante che Mosca propone ormai da molti anni, i politici occidentali continuano, con una perseveranza degna di miglior causa, a cercare di resuscitare i costrutti distruttivi del passato, a dividere il mondo in “insider” e “outsider”, a creare focolai di tensione e conflitto tra gli indecisi e a stimolare incertezza, caos, povertà e migrazioni di massa. Tutto questo va veramente a vantaggio del progresso e dell’armonia internazionale? E dove sono le aspirazioni espansionistiche e aggressive di Mosca in tutto questo? La risposta sembra ovvia.

 

Suscita profondo dispiacere che, nel contesto di tutto ciò che sta accadendo in Europa, la culla della civiltà ebraico-cristiana, anche l’arte della diplomazia stia degenerando. I minuziosi sforzi congiunti per trovare compromessi, reciprocamente accettabili sulla base del rispetto dei reciproci interessi, non sono più considerati la forma migliore per risolvere le contraddizioni.

navalny sfida a putin 1

 

Prevalgono l’ “istinto del branco”, il diritto del più forte, il diktat, il rigetto delle ragioni altrui e il rifiuto dei punti di vista alternativi, la cieca fede nella superiorità aprioristica del modello di ordine mondiale occidentalocentrico, il vincolo preconcetto di tutte le decisioni prese dalle strutture del “miliardo d’oro”. Tutto questo, ovviamente, non avvicina le prospettive di un ritorno al dialogo reciprocamente rispettoso e di una messa in cantiere di un ordine internazionale più sicuro, giusto, equo e inclusivo. Ma c’è la speranza che non sia sempre così.

EDUCAZIONE SIBERIANA - MEME BY EMILIANO CARLI vladimir putin 1navalny sfida a putin 2navalny sfida a putin 3

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…