LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…
DAGOREPORT
La liberazione di Cecilia Sala è indubbiamente un grande successo della triade Giorgia Meloni-Alfredo Mantovano-Giovanni Caravelli.
Il direttore dell’Aise è il stato vero artefice dell’operazione, tanto da volare in persona a Teheran per prelevare la giornalista.
Cosa sia stato concesso o promesso all’Iran non si sa, di certo il regime degli ayatollah non può aver cambiato idea per una valigetta di dollari come degli africani qualunque.
alfredo mantovano giorgia meloni
Il motivo per cui è caduta l’accusa di “violazione della legge islamica” per la reporter va probabilmente ricercato nelle rassicurazioni fornite dai nostri servizi al governo iraniano.
È probabile che sul piatto sia stata messa la garanzia che l’ingegnere-spione Mohammad Abedini, arrestato a Malpensa il 16 dicembre, non sarà estradato negli Stati Uniti.
Dell’intenzione di andare contro la volontà di Washington, d’altronde Giorgia Meloni ha già informato Donald Trump, nel viaggio a Mar-a-Lago dell’altro ieri.
GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE
Un blitz irrituale dal punto di vista formale, considerato che, almeno fino al 20 gennaio, alla Casa Bianca c’è Joe Biden e non il tycoon.
Un groviglio istituzionale che creerà non pochi imbarazzi quando Biden arriverà in Italia: dal 9 al 12 gennaio il presidente Usa sarà a Roma per incontrare prima Papa Francesco e poi la stessa Meloni.
Chissà se in quel faccia a faccia il vegliardo “Commander-in-chief” consegnerà paroline e parolacce alla sua ex cocca.
Certo è che la Ducetta porta a casa un risultato importante per la sua immagine pubblica, alla vigilia della conferenza stampa di fine anno (ormai slittata stabilmente all’inizio di gennaio), in programma domani.
Dal caso Sala esce fortemente sconfitto l’impalpabile ministro degli Esteri al semolino, Antonio Tajani. Indiscrezioni raccontano il liderotto di Forza Italia incazzato come una biscia per essere stato totalmente accantonato nella gestione del dossier.
Lasciato a casa come un pacco ingombrante, Tajani ha assistito da lontano all’incontro Meloni-Trump a cui ha partecipato anche il suo futuro omologo, Marco Rubio.
antonio tajani in versione pizzaiolo immagine creata con l intelligenza artificiale di grok
Uno smacco clamoroso per il ministro che non fa minestra, ridotto al ruolo di consolatore degli afflitti con il suo amico Renato Sala, padre di Cecilia. Il banchiere ha raccontato all’Ansa: "Fortunatamente io e Antonio Tajani abbiamo abitato per dodici anni a due passi l'uno dall'altro e c'è stata una frequentazione trasformata in un'amicizia. Il conforto di un'informazione, pur tutelata ma diretta e immediata indubbiamente ha aiutato molto".
Esce ridimensionata dalla vicenda anche Elisabetta Belloni. Nel giorno in cui il “Corriere della Sera” pubblica il suo colloquio, a firma Fiorenza Sarzanini, con affondi a destra e a manca sulla gestione dell’intelligence italiana, il suo “nemico” Caravelli si appunta al petto la medaglia di “salvatore”.
Mohammad Abedini najafabadiELISABETTA BELLONI - FOTO LAPRESSE
DONALD TRUMP - GIORGIA MELONI - MARCO RUBIO
antonio tajani giorgia meloni foto lapresseMohammad Abedini najafabadi