CUBA MAI LIBRE - UN LIBRO SVELA I RAPPORTI TRA GLI USA E L’AVANA - NEL 1973 KISSINGER TENTÒ DI NORMALIZZARE I RAPPORTI MA IL PIANO SALTÒ: CASTRO, APPROFITTANDO DELLA GUERRA IN VIETNAM, RIEMPIVA L’AFRICA DI MILITARI CUBANI

Maurizio Stefanini per “il Foglio

 

COPERTINA DEL LIBRO BACK CHANNEL TO CUBA COPERTINA DEL LIBRO BACK CHANNEL TO CUBA

Nel 1975 Kissinger stava per bombardare Cuba. Nel 1980 Jimmy Carter stava per ristabilire le relazioni diplomatiche con Fidel Castro. Nel 1994 Clinton ci provò di nuovo, utilizzando i buoni uffici di García Márquez. Nel 2009 Barack Obama ricorse a una mediazione di Zapatero per convincere Raúl Castro a fare un’apertura pluralista in cambio della revoca dell’embargo.

 

A raccontare i tumultuosi rapporti tra America e Cuba sono i documenti ufficiali desecretati e pubblicati in “Back Channel to Cuba: The Hidden History of Negotiations between Washington and Havana”, un libro di 536 pagine a cura di William M. LeoGrande e Peter Kornbluh, rispettivamente docente alla American University School of Public Affairs e direttore del Progetto di documentazione su Cuba e Cile del National Security Archive di Washington. E’ un momento di particolare intensità sui misteri cubani.

 

La stampa di Miami sta pubblicando le testimonianze dei sopravvissuti della guerriglia sulle montagne dell’Escambray, mentre nello scorso ottobre è stato presentato, sempre a Miami, “Muerte bajo sospecha”, il volume in cui Ángel Carromero, dirigente dei giovani popolari spagnoli, ha presentato la sua verità sulla morte del dissidente Oswaldo Payá, con prefazione della figlia dello stesso Payá.

henry kissinger 01 laphenry kissinger 01 lap

 

Il primo a pensare di normalizzare le relazioni con Cuba era stato Kissinger nel 1973.

Ma il progetto diplomatico andò a monte quando Washington scoprì che Castro stava approfittando della guerra in Vietnam per riempire l’Africa di militari cubani, dall’Angola all’Etiopia. Kissinger pensò a un’azione di bombardamento accompagnata da un attacco di marine dalla base di Guantánamo, un’idea però bloccata nel 1976 dalla sconfitta elettorale di Ford. Un’altra sconfitta elettorale bloccò nel 1981 il progetto di normalizzazione di Carter.

 

Tentò di riattivare le comunicazioni anche Clinton, nel 1994, attraverso Gabo. L’ultimo tentativo, attraverso l’ex premier spagnolo e il ministro degli Esteri Moratinos, fu nell’ottobre del 2009. “Di’ a Raúl che se lui non fa passi neanch’io posso farli”, fu il messaggio del presidente americano, pur riconoscendo che “le cose non possono cambiare dalla notte alla mattina”.

barack obama 4barack obama 4

 

Raúl rispose semplicemente proponendo un canale di comunicazione segreto, un’iniziativa che Obama giudicò inutile. L’obiettivo dichiarato degli autori del volume è che possa favorire nuovi approcci con Cuba. Gli fa eco un editoriale del New York Times che, tempo fa, chiedeva a Washington di togliere l’embargo a Cuba. A muovere le acque è in particolare l’apertura economica di Raúl Castro, con occasioni che molti imprenditori americani temono di perdere favorendo invece russi e cinesi. Restano però altri misteri che richiederanno una risposta per iniziare a costruire una nuova Cuba.

 

cuba fidel castrocuba fidel castro

Il primo è l’Escambray, dove tra 1959 e 1966 alcune migliaia di guerriglieri tentarono di opporsi al regime castrista. Si sa che per ripulire l’area il regime dovette utilizzare ben 250 mila uomini, si sa per ammissione di Raúl Castro che almeno 500 di questi furono uccisi. Si dice che quando Fidel lesse il racconto dei fatti che Norberto Fuentes aveva scritto in “Condenados de Condado”, lanciò il libro contro il muro per la rabbia. La regione montuosa fu spopolata con metodi di repressione della Vandea o dei Cristeros, ma il numero esatto di uccisi e arrestati è tuttora un mistero.

Raul CastroRaul Castro

 

E poi, più recente, c’è la morte in un incidente automobilistico del dissidente Payá mentre viaggiava su un’auto guidata da Carromero, poi condannato per omicidio colposo a una pena che gli è stato concesso di scontare in Spagna. Ma nel suo libro rilancia l’accusa all’urto di un’auto misteriosa, e sottintende un omicidio dei servizi segreti. 

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…