conte camaleconte

IL CONTE “ZELIG” - UN SAGGIO RACCONTA LE “ARMI SEGRETE” DEL VOLPINO DI PALAZZO CHIGI: ALL'APPARENZA UN “UOMO GARBATO” CHE “NON ALZA MAI LA VOCE” MA LA CUI VOLONTÀ E OSTINAZIONE “CON PREPOTENZA” VENGONO FUORI AL MOMENTO OPPORTUNO: “HA IL DONO DI MIMETIZZARSI. SI PUÒ PERMETTERE IL LUSSO DI CAMBIARSI D'ABITO DI CONTINUO. SECONDO LE CIRCOSTANZE E LE CONVENIENZE” - IL PRIMO INCONTRO CON MATTARELLA E L’ABITUDINE A PARLARE PER “DILUIRE IL PROPRIO PENSIERO, RIDURLO A CORIANDOLI E DISPERDERLO…”

 

 

Francesco Perfetti per “il Giornale”

sergio mattarella giuseppe conte 9

 

Se mai dovessero concretizzarsi un «rimpasto» governativo o la nascita di un «Conte ter» non ci sarebbe da meravigliarsi. Più che alle leggi della politica lo scenario sarebbe dovuto alle doti manovriere di un presidente del Consiglio nel quale convivono vocazione autoritaria e sensibilità populista.

conte meme

 

Di lui e del suo modus operandi ha offerto un vivace ritratto Paolo Armaroli nel saggio, tanto piacevole e gustoso quanto approfondito e stimolante, dal titolo Conte e Mattarella sul palcoscenico e dietro le quinte del Quirinale (edizioni La Vela, pp. 252, euro 20). Profondo conoscitore del diritto costituzionale e parlamentare ma anche della politica politicante, l'autore rivela quale sia l'«arma segreta» di Conte, all'apparenza un «uomo garbato» che «non alza mai la voce» ma la cui volontà e ostinazione «con prepotenza» vengono fuori al momento opportuno: «Ha il dono di mimetizzarsi. Di assumere, come Zelig, le sembianze dei suoi interlocutori. Come Fregoli, si può permettere il lusso di cambiarsi d'abito di continuo. Secondo le circostanze e le convenienze. Rimanendo, tutto sommato, sempre se stesso».

 

conte mattarella

Prima di quel fatidico giorno, il 23 maggio 2018, quando lo convocò al Quirinale, indicato da Di Maio e Salvini, per conferirgli l'incarico di costituire il governo, Mattarella non lo aveva mai incontrato. Come sia andato, di fatto, l'incontro nessuno ha potuto (o voluto) raccontarlo. I due erano (e sono) al tempo stesso, come fa osservare Armaroli, simili e diversi.

 

PAOLO ARMAROLI

Simili, perché entrambi «a sangue ghiaccio»; diversi perché l'uno, Mattarella, «misura le parole, le centellina e le usa come una sorta d'imperativo kantiano», mentre l'altro, Conte, «non centellina le parole» ma «parla, parla, parla» forse per «diluire il proprio pensiero», per «ridurlo a coriandoli» e «disperderlo nell'aere».

 

Non solo. I due rappresentavano (e rappresentano) due epoche: Mattarella appartiene alla generazione di coloro che alla politica sono pervenuti seguendo la lunga trafila, mentre Conte è sostanzialmente un homo novus, un personaggio venuto dalla società civile. L'unico tratto comune ai due è, si potrebbe dire, la conoscenza della «grammatica» giuridica. Ed è proprio questa conoscenza che fa sì che per entrambi sia stato possibile superare ostacoli in apparenza insormontabili.

 

PAOLO ARMAROLI - CONTE E MATTARELLA

E fa sì, ancora, che un professore, incaricato «per caso» e quasi «a sua insaputa», sia potuto diventare per ben due volte presidente del Consiglio con l'avallo del capo dello Stato, comprensibilmente contrario all'ipotesi di elezioni anticipate troppo a ridosso dall'inizio della legislatura. Non a caso Armaroli ricorda come, nella ormai lunga storia della Repubblica, non si fosse mai visto uno scioglimento delle Camere a pochi mesi dalle elezioni politiche che avrebbe sinistramente fatto venire alla mente l'esperienza della Repubblica di Weimar.

 

Quello che si è venuto instaurando con i governi Conte è un «duumvirato» tra due personalità diversissime ma complementari pur se, in qualche momento, in disaccordo. All'inizio, Conte sembrò svolgere un ruolo di secondo piano, o al più di comprimario, oscurato dall'attivismo e dal protagonismo dei due vice, Di Maio e Salvini.

MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA

 

In realtà egli, pur mal sopportando la situazione di tutela, si costruì, poco alla volta, fuori dai confini del paese, un'immagine di uomo politico affidabile a livello internazionale utilizzabile come scudo contro le intemperanze dei discoli sovranisti e populisti. E questa apertura di credito si rivelò fondamentale per garantirgli la permanenza al potere, il passaggio dal Conte uno al Conte due.

 

GIUSEPPE CONTE MEME

Nelle vene di Conte, grazie al suo carattere e forse anche alla sua professione, scorre un sangue che è miscela di realismo politico, abilità mediatrice, vocazione trasformistica. Il che gli ha consentito di passare con disinvoltura dalla guida di una coalizione giallo-verde a una giallo-rosso, con un rosso sempre più acceso e condizionante.

 

meme sulla crisi di governo conte e salvini

Ciò approfittando, naturalmente, del suicidio politico compiuto dal leader leghista nell'estate del 2019 con l'innesco della crisi di governo. In quella occasione, peraltro, venne fuori il lato vendicativo del carattere di Conte, quello di «giustiziere», quasi novello Conte di Montecristo, del nemico Salvini costretto a sorbirsi in Parlamento una dura requisitoria.

 

C'è una immagine suggerita da Paolo Armaroli che coglie appieno il senso del rapporto fra Conte e Mattarella. Il primo è come Eraclito, il filosofo del divenire, il secondo è come Parmenide, il filosofo dell'essere. I due hanno un obiettivo comune; durare fino al 2023. Per l'uno si tratta di non «tirare le cuoia» e anzi di rafforzare la propria immagine politica in vista di futuri traguardi, per il secondo si tratta di evitare che una maggioranza male assortita e litigiosa possa implodere aprendo la porta a una consultazione elettorale il cui esito potrebbe rivelarsi determinante per la scelta del nuovo capo dello Stato. In sostanza, entrambi, Conte e Mattarella, Eraclito e Parmenide, sono per il «tirare a campare».

sergio mattarella e giuseppe conte con le ministre donne del governo

 

Ma non è detto che la dialettica tra «divenire» ed «essere» si riveli a lungo andare un fattore di stabilità politica. Come ben si vede con l'affiorare continuo di frizioni e contraddizioni, di minacce e ricatti da parte di forze marginali della coalizione, dallo sfarinamento della maggioranza, dall'evocazione di un termine, «rimpasto», tanto in auge ai tempi della prima Repubblica nei suoi momenti di crisi.

 

GIUSEPPE CONTE CON SERGIO MATTARELLA PER LE DIMISSIONI

Il libro di Armaroli ricostruisce la storia dei due governi Conte attraverso l'analisi della dialettica fra le istituzioni, segnatamente tra parlamento, governo e capo dello Stato. Sotto questo profilo, esso, prima ancora di essere un resoconto storico degli avvenimenti, è, come ben recita il sottotitolo, «un racconto sulle istituzioni». Ci si rende conto che è in atto una trasformazione strisciante del sistema politico italiano.

 

MATTARELLA E CONTE

Il tradizionale equilibrio dei poteri tra legislativo ed esecutivo viene, giorno dopo giorno, alterato a favore di quest' ultimo dalla proliferazione degli ormai famosi Dpcm emanati, al di fuori del Parlamento, direttamente dal capo del governo a causa della situazione di emergenza dovuta alla pandemia in atto.

 

GIUSEPPE CONTE MEME

Da un punto di vista politico si potrebbe osservare - con una battuta un po' macabra ma non peregrina che la tragedia del Covid ha rappresentato per Conte una fortuna: dallo stato di emergenza gli sono infatti venuti quei «pieni poteri» grazie ai quali egli ha potuto e può governare secondo una prassi che non è più quella propria del governo parlamentare, ma si avvicina ad altri modelli nei quali il ruolo del presidente del Consiglio è preminente.

 

Ma, proprio questa progressiva alterazione del sistema fa sì che l'intesa fra Conte e Mattarella, fra Eraclito e Parmenide, fra il divenire e l'essere, possa venire meno incrinando quella stabilità instabile sulla quale si regge il governo.

conte e mattarella

 

giuseppe conte al quirinale

 

matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 1LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTEsalvini contestato a salerno 1GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINIgiuseppe conte sergio mattarellamatteo salvini bacia il rosario mentre parla giuseppe conte 1GIUSEPPE CONTE E IL BONUS MONOPATTINOmattarella conte zampettimeme sulla crisi di governo conte e salvini meme sulla crisi di governo conte e mattarellagiuseppe conte al quirinale

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME