aleksandr lukashenko vladimir putin

PUTIN E LUKASHENKO ORMAI SI DETESTANO MA SONO COSTRETTI AD AFFONDARE INSIEME – “MAD VLAD” STA IMPLORANDO IL DITTATORE BIELORUSSO, L'ULTIMO ALLEATO RIMASTO, DI INTERVENIRE NELLA GUERRA IN UCRAINA, MANDANDO AL FRONTE 30MILA SOLDATI A SOSTEGNO DELL'ARMATA ROSSA – LUKASHENKO TENTENNA E TEME UNA RIVOLTA POPOLARE IN CASO DI CHIAMATA ALLE ARMI, MA SA BENE CHE LA SUA SOPRAVVIVENZA DIPENDE ANCORA DA MOSCA…

Anna Zafesova per “La Stampa”

 

Aleksandr Lukashenko vladimir putin

«Noi, io e Putin, siamo i più cattivi, i personaggi più tossici di questo pianeta. Siamo coaggressori, abbiamo un solo diverbio: chi dei due è più cattivo?». Non si capisce se questa frase di Aleksandr Lukashenko sia ironica, o se sia stata uno strano scatto di sincerità, ma sicuramente non è piaciuta molto a Vladimir Putin.

 

In effetti, non è stata un'accoglienza particolarmente calorosa, considerato che per la prima volta in tre anni il presidente russo si è scomodato per venire a Minsk, invece di convocare Lukashenko al Cremlino o a Sochi. Ma non è un caso se il dittatore belarusso ripete spesso in pubblico di essere «l'unico alleato della Russia»: per quanto sia il leader traballante di un Paese povero e isolato, Putin ha un bisogno disperato di lui, tale da sopportare le disquisizioni di Lukashenko su chi è il più cattivo dei due: «Vladimir Vladimirovic dice che sono io, ma comincio a pensare che sia lui», ha commentato con una risatina.

 

Aleksandr Lukashenko vladimir putin

Lukashenko e Putin sono una strana coppia di dittatori che si odiano, ma che sono costretti a navigare insieme in un naufragio. Ufficialmente a Minsk non si è parlato di guerra, ma l'intenso scambio di visite dei ministri della Difesa nelle settimane precedenti lascia al comando di Kyiv pochi dubbi: Putin è volato in Belarus per convincere Lukashenko a entrare in guerra.

 

Il comandante delle truppe ucraine Valeriy Zaluzhny è convinto che il Cremlino vuole lanciare un nuovo attacco contro Kyiv, che partirebbe dal territorio belarusso, come era successo già nel febbraio scorso. Ma stavolta i russi vorrebbero che Lukashenko non si limitasse a concedere il proprio territorio, mandando a fianco dei soldati russi anche i suoi, almeno 30 mila militari che dovrebbero non solo colmare le lacune nei ranghi dell'esercito di Putin, ma anche vincolare definitivamente il leader belarusso a Putin nella «coppia più tossica del pianeta».

 

Aleksandr Lukashenko vladimir putin

Una richiesta che Lukashenko però respinge da febbraio scorso, e che secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba è stata respinta anche stavolta: «Il solito balletto tra Lukashenko e Putin», ha commentato il vertice a Minsk. Anche l'Institute for the Study of War sostiene che il presidente russo sia stato respinto con perdite: Lukashenko si sarebbe rifiutato di concedergli il suo esercito per una nuova offensiva su Kyiv.

 

Per un motivo molto banale: una chiamata alle armi rischia di provocare una nuova rivolta popolare, che rischierebbe di essere fatale per un dittatore già in bilico dopo la rivoluzione in piazza dell'estate del 2020. Allora, si salvò grazie ai soldi e al sostegno della Russia, che però oggi non avrebbe la forza per invadere un altro Paese.

 

vladimir putin aleksandr lukashenko

Motivo per il quale il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale Usa John Kirby sostiene che l'America «non hanno prove di un diretto coinvolgimento» delle truppe belarusse sul terreno. Questo però non significa che non possa accadere in futuro: la dipendenza del regime di Lukashenko dal Cremlino è totale, e ha appena ottenuto da Putin forniture di gas a prezzi di favore.

 

La Belarus è comunque diventata di fatto un'enorme base militare russa: i neomobilitati si stanno addestrando nei suoi poligoni, i bombardieri decollano per i loro raid contro l'Ucraina dalle sue basi, e secondo l'Isw l'esercito di Lukashenko non ha più nemmeno il controllo su una serie di strutture strategiche. I suoi militari però non combattono a fianco dei russi, e senza di loro i piani di una nuova offensiva da Nord verso Kyiv, o a Ovest per spezzare le linee di approvvigionamento in direzione di Leopoli, appaiono fragili.

vladimir putin in bielorussia

 

Resta da vedere quanto durerà ancora la mirabile capacità di sopravvivenza politica del dittatore belarusso. Putin l'ha sempre considerato un partner «tossico» e poco affidabile, ma non può eliminarlo: il rischio è di un collasso del regime, e di una Belarus che si ribella e fugge verso l'Europa seguendo le orme dell'Ucraina. Infatti, un'altra indiscrezione che circola a Mosca è quella che vorrebbe Putin ansioso di annettere la Belarus, concludendo infine quel processo di «unione» tra due Stati che Lukashenko promette di compiere ormai da più di vent' anni.

 

vladimir putin aleksandr lukashenko

La speranza sarebbe quella di regalare ai russi una acquisizione territoriale al posto dell'Ucraina, di soddisfare gli appetiti imperiali a spese dei belarussi, distraendo l'opinione pubblica dalla sconfitta in guerra. Ma anche questo è un piano difficilmente realizzabile senza il consenso di Lukashenko, che non ha nessuna voglia di trasformarsi da presidente - per quanto non riconosciuto internazionalmente - in un governatore di una regione russa.

Nikol Pashinyan - Alexander Lukashenko - Vladimir Putin - Sadyr Japarov - Kassym-Jomart Tokaev - Emomali Rahmonvladimir putin alexander lukashenko 2putin lukashenko putin si aggrappa alla sedia durante l incontro con lukashenko

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...