vitalizi

CON L’ITALIA IN MUTANDE DOBBIAMO OCCUPARCI DEI VITALIZI DEI SENATORI - IL M5S AFFILA LE BAIONETTE E SI LANCIA CONTRO LA DELIBERA CHE HA ANNULLATO I TAGLI: “SUBITO AVANTI CON IL RICORSO” - MA SE I GRILLINI AVESSERO BEN SCRITTO LE NORME FORSE NON SAREMMO A QUESTO PUNTO - ECCO LE CINQUE FALLE GIURIDICHE DI GRANDI PROPORZIONI PRESENTI NEL DISPOSITIVO

1 - VITALIZI M5S NON SI ARRENDE «SUBITO AVANTI CON IL RICORSO» E SALVINI: RACCOLGO LE FIRME

D.Pir. per “il Messaggero”

 

luigi di maio e alfonso bonafede in piazza contro i vitalizi

L'Italia spende per le pensioni circa 300 miliardi l'anno che vanno a 16,5 milioni di pensionati. Tutti i vitalizi parlamentari ammontano a 226 milioni destinati a 2.600 persone e i tagli sui quali ieri è ripartita la battaglia valgono in tutto 67 milioni (45 alla Camera e 22 al Senato) cioè un battito di ciglia dell'Inps. Eppure l'Italia da ieri non parla d'altro che di questa telenovela previdenziale che, comunque vada a finire, non ha alcun effetto né sui conti pubblici né sull'eliminazione delle tantissime ed enormi ingiustizie della previdenza italiana.

 

Già si preparano nuove puntate e nuovi colpi di scena dopo la sentenza del Tribunale interno del Senato (bizzarramente chiamato Commissione Contenziosa) che ha annullato la delibera che tagliava retroattivamente (dal 2012) gli assegni degli ex senatori. Un ricorso in secondo grado è assai probabile, mentre non si può escludere che un analogo incidente possa avvenire in autunno anche alla Camera. A sparigliare poi sono gli stessi ex parlamentari che hanno rilanciato la loro proposta di ritirare le delibere con il taglio dei vitalizi e a procedere col contributo di solidarietà (tagli ai vitalizi in base alla loro entità), che ha basi giuridiche più solide.

vitalizi

 

BADARE ALLA SOSTANZA

Il «day after» della sentenza del «tribunale» interno del Senato è all'insegna delle accuse incrociate. Tutti i partiti hanno condannato la sentenza accusando gli altri di fare giochini strani: M5s ha accusato tutti, la Lega se l'è presa con M5s, Giorgia Meloni con il Pd, il quale ha stigmatizzato l'accaduto e assieme a Italia Viva ha ribadito che la delibera era scritta male. Anche la presidente Maria Elisabetta Casellati - ricordando che la sentenza è appellabile - ha sottolineato di essere estranea a quanto accaduto.

 

La Commissione Contenziosa è composta dal presidente Giacomo Caliendo (Fi) che ha votato a favore e dai leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi (fino a lunedì scorso con M5s), che hanno votato contro; a essere determinanti sono stati i due giuristi esterni, Gianni Ballarani e Giuseppe Della Torre.

 

La sentenza di ieri infatti ha un valore giuridico staccato dalla propaganda di bandiera e in sostanza recepisce il contenuto delle moltissime sentenze della Corte costituzionale sui tagli delle pensioni. Quelle sentenze ammettevano tagli purché fossero limitati nel tempo, non esagerati, e comunque non retroattivi, tutti elementi invece presenti nelle delibere di Camera e Senato che hanno tagliato i vitalizi agli ex parlamentari.

vitalizi

 

Infatti quando le due Camere nel 2012 abolirono i vitalizi, non procedettero con il taglio retroattivo per evitare problemi di costituzionalità. «Se i 5S - ha polemizzato Mariastella Gelmini - si preoccupassero, oltre che della demagogia da balcone, anche di scrivere bene le norme, non saremmo a questo punto».

 

I più attivi, ovviamente, gli esponenti di M5s, da Luigi Di Maio a Vito Crimi, passando per il ministro Fabiana Dadone e tutti i parlamentari. che hanno preannunciato ricorso alla Commissione di Garanzia, il tribunale di secondo grado interno a Palazzo Madama. Serve però che il Consiglio di Presidenza presenti tale istanza, e il ministro Federico D'Incà ha invitato tutti i partiti a sostenere in tale sede il ricorso.

 

Per altro anche la Lega, con Roberto Calderoli e Matteo Salvini si muove in questa direzione e annuncia una raccolta firme. In commissione di Garanzia siedono cinque senatori: 2 della Lega, 1 del Pd, 1 di Fdi e 1 di Fi, il presidente Luigi Vitali. Se l'istanza rimane sul piano politico non vi sarà problema per i tagli ai vitalizi supportati da una maggioranza Lega-FdI. Mentre se prevarranno gli aspetti giuridici l'esito non è scontato.

taglio dei vitalizi 3

Intanto in autunno si pronuncerà anche il Consiglio di giurisdizione della Camera che ha già bocciato parzialmente la delibera dell'ufficio di Presidenza di Montecitorio.

 

Una via di uscita la propone l'Associazione degli ex parlamentari con una vecchia proposta: via il taglio retroattivo e avanti con il contributo di solidarietà che ridurrebbe i vitalizi più altia carico dei vitalizi. Ma in questo modo il MoVimento 5 Stelle abbandonerebbe una bandiera. Inefficace, discutibile, malposta, ma pur sempre una bandiera. Un gesto imperdonabile in un Paese che non bada alla sostanzadelle cose come l'Italia.

 

2 - LE CINQUE FALLE NEL DISPOSITIVO

Diodato Pirone per “il Messaggero”

 

taglio dei vitalizi 1

Per orientarsi nel pasticcio dei vitalizi occorre partire da una premessa: non è vero che la politica è onnipotente. Le scelte politiche, infatti, vanno supportate sul piano tecnico e calibrate attentamente altrimenti possono risultare perdenti. I vitalizi sono diventati una bandiera politica e continuano ad essere agitati come uno strumento di propaganda lungo quella frattura che immagina il popolo impegnato in una rivoluzione contro le élites.

 

Ma è davvero così? Oppure le basi tecniche di una battaglia che ha le sue ragioni sono state male impostate? Andiamo con ordine e vediamo perché il Tribunale di primo grado del Senato (la Commissione Contenziosa) ha bocciato i tagli proposti. Innanzitutto va detto che la bocciatiura non riguarda una legge ma un semplice delibera.

 

bye bye vitalizi 9

Questo è un tassello decisivo. In sintesi i 5Stelle quando diedero l'assalto ai vitalizi, nel 2018, scelsero la strada delle delibere degli uffici di presidenza di Camera e Senato dove avevano la maggioranza perché la via maestra, quella della legge, li avrebbe esposti ad una sconfitta quasi certa. La ragione è semplice: una legge può essere sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale. E una grossolana mazzata sui vitalizi non poteva correre il rischio di passare al vaglio dei raffinati giuristi della Consulta.

 

L'ABOLIZIONE DEL 2012

Di qui la scelta della delibera che interveniva su regole già abolite nel 2012 (da allora i parlamentari hanno pensioni calcolate col contributivo) e che ha offerto il fianco agli abili avvocati dei 700 ex senatori che hanno fatto ricorso. Per loro non è stato difficile individuare cinque falle giuridiche di grandi proporzioni.

 

bye bye vitalizi 10

Per capirne la dimensione servono due premesse. La prima: i privilegi previdenziali in Italia sono diffusissimi. Non riguardano solo la casta ma ad esempio centinaia di migliaia di italiani cui sono state assegnate le baby pensioni anche a 30 anni d'età. La Costituzione però prevede che le regole (e i tagli) debbano valere per tutti i e non solo per una categoria per quanto privilegiata. Secondo: sui tagli previdenziali esistono ormai decine di decisioni della Corte Costituzionale e a queste occorrerebbe adeguarsi se si vuole raggiungere un obiettivo . Entrambe le premesse sono state ignorate.

 

Ecco dunque le cinque falle della delibera anti-vitalizi. La più vistosa era la retroattività dei tagli. Mai nell'ormai ventennale storia delle sforbiciate previdenziali italiane erano state ricalcolate le pensioni in essere ma gli assegni futuri. La ragione è semplice: non si possono cambiare oggi regole in vigore ieri. Si tratta di uno strafalcione giuridico.

bye bye vitalizi 11

Seconda falla: secondo la Consulta si possono ridurre le pensioni (future) ma per tre/cinque anni non per sempre come invece si prevedeva nella delibera.

 

Terzo: il taglio non può essere concentrato su una sola categoria perché altrimenti non si rispetta il dettato costituzionale secondo cui tutti i cittadini devono essere trattatati allo stesso modo. Ancora, quarta defaillance: la Consulta ha scritto in più occasioni che le sforbiciate previdenziali devono essere ragionevoli invece la delibera ha tagliato alcuni vitalizi anche dell'80%. Ultima falla: la giurisprudenza precedente stabiliva che i risparmi dovessero coprire altre spese e invece neanche questa accortezza è stata presa.

Ora la battaglia si sposta sul secondo grado del Tribunale interno e poi alla Camera. Sarà una cosa lunga.. Il resto sono chiacchiere.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...