grillo di maio di battista casaleggio

POLVERE DI 5 STELLE - IL PROPRIETARIO DEL SIMBOLO È GRILLO CHE LO HA DATO IN GESTIONE A CASALEGGIO E A DI MAIO. SI FINIRÀ IN TRIBUNALE E BEPPE SARÀ DALLA PARTE DI DI MAIO, CIOÈ DEL NEO-PARTITISMO DELLA REALPOLITIK INTERESSATA A GARANTIRE STIPENDI DA ONOREVOLI E CHE IL GOVERNO CONTE DURI, INSIEME ALL'ALLEANZA CON I DEM CON CUI RESTARE A GALLA SPARTENDOSI IL POTERE - MA BASTEREBBE L’USCITA DI 15-20 SENATORI FILO-DIBBA PER FAR RISCHIARE IL GOVERNO AL SENATO - L'ASSORDANTE SILENZIO DI GRILLO DAVANTI AL COLLASSO DEL MOVIMENTO

 

1 – M5S, QUEI MESSAGGI IN CODICE PER UN DIVORZIO GIÀ CONSUMATO

IL POST DI DAVIDE CASALEGGIO SUL BLOG DELLE STELLE

Estratto dell’articolo di Sebastiano Messina per “la Repubblica”

 

Il divorzio che appare ormai inevitabile obbligherà tutti a rivelare chi è padrone di cosa. Di chi è il Blog delle Stelle? Chi è il vero padrone del simbolo? E soprattutto: a chi appartengono, legalmente, le chiavi dei dati raccolti in questi undici anni, compresi i nomi, i telefoni, gli indirizzi email, i curriculum pubblici e i dossier riservati degli iscritti?

 

Non sarà un bello spettacolo, per un movimento nato nel nome della trasparenza ma passato dallo streaming alle riunioni blindate. Eppure, prima o poi doveva succedere. E oggi, come ha scritto Casaleggio jr, «il momento è arrivato»

beppe grillo luigi di maio

 

2 – ORA IL DUELLO PUÒ SPOSTARSI IN AULA DI BATTISTA: «DAVIDE HA RAGIONE»

Emaunele Buzzi per il “Corriere della Sera”

 

L' epilogo. Lo scontro che va in scena in queste ore ai vertici del Movimento ha radici lontane: risale alla batosta delle Europee, quando Davide Casaleggio chiede a Luigi Di Maio un passo indietro.

 

E la miccia si è accesa questa estate, quando Di Maio tenta un blitz sul terzo mandato per gli eletti e Casaleggio replica con la votazione di ferragosto, che nei fatti ritarda il terzo mandato ma crea allo stesso tempo una deroga per i sindaci. Nodi, cavilli, equilibri incerti su cui un M5S in crisi non riesce più a reggersi. E il confronto ora è esploso.

 

POST DEL MOVIMENTO 5 STELLE CONTRO CASALEGGIO

Negli stessi minuti in cui il comitato di garanzia - vicino all' ex capo politico - attacca Casaleggio, Di Maio scrive sui social: «Rimaniamo uniti e guardiamo avanti». Prima ancora Roberto Fico commenta: «Il Movimento non potrà essere più quello delle origini, ma da quelle radici deve comunque trovare nutrimento».

 

Parole che mirano più che al compromesso con il presidente di Rousseau al perseguimento di una linea. Ma ormai la frattura sembra difficile da comporre. C' è chi spera ancora in una mediazione come Nicola Morra («Confrontiamoci») o Stefano Buffagni («Serve unità, serve lavare i panni sporchi in casa»). C' è chi come l' ex ideologo Paolo Becchi auspica un rinnovamento come ha fatto la Lega.

DAVIDE CASALEGGIO HUAWEI

 

 

 

Ma immaginare il futuro del M5S ora è arduo. Le truppe ormai si stanno schierando. I governisti accusano: «Con questo post Casaleggio ha mostrato che lui si considera il padrone del Movimento».

 

Alessandro Di Battista invece lo appoggia: «Sottoscrivo ogni sua parola - dice al Corriere -. Sono legatissimo a Davide proprio perché Davide custodisce il progetto di Gianroberto».

 

Il nodo ora è capire la strategia dello scontro e il peso delle truppe. Già, perché basterebbe l' uscita dal gruppo parlamentare di 15-20 senatori per far vacillare pesantemente l' esecutivo al Senato e rendere molto più debole la posizione dei governisti pentastellati. Ma non c' è solo il livello parlamentare ad animare il duello.

STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO

 

Ci si attende una guerra totale, uno scontro senza esclusione di colpi. O forse, per paradosso, a colpi di regole. I rischi che si arrivi in tribunale per i due simboli che fanno capo al Movimento sono reali, così come sono ingarbugliati i diritti che possono vantare entrambe le parti. Ma prima delle cause c' è il rischio di un terremoto tra i vertici, quegli stessi vertici che hanno attaccato Casaleggio.

 

Lo scontro è ormai «istituzionale». Ecco allora che non è escluso che si prendano di mira le personalità che rivestono un doppio incarico nel M5S (uno dei nodi politici contro cui il Movimento ha lottato), sollevando dubbi sulla imparzialità delle loro scelte.

casaleggio di maio

 

Un colpo al cuore che metterebbe a rischio anche il ruolo di reggente di Vito Crimi e di fatto potrebbe aprire scenari inimmaginabili, con una leadership vacante. Già, perché due membri (uno è appunto Crimi, l' altro è Giancarlo Cancelleri) su tre del comitato di garanzia che ha attaccato Casaleggio sono anche esponenti di governo, così come la probivira Fabiana Dadone è ministra.

 

Esiste un precedente a cui appellarsi: le dimissioni di Riccardo Fraccaro nel 2019 dal collegio dei probiviri. Con lui lasciò anche Nunzia Catalfo e Di Maio commentò: «Erano entrambi impegnati uno con il ruolo di ministro e l' altra con quello di presidente della Commissione Lavoro». Parole che ora potrebbero essere un boomerang per i governisti.

Fico Di Battista Di Maio

 

3 – CASALEGGIO: M5S TRADISCE MIO PADRE E I BIG: PUÒ ANDARSENE, IL BLOG NON È SUO

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

«Se ne va ma dove se ne va? Ah, ah ah....». I 5 stelle fanno i gradassi di fronte alla minaccia di scissione di Casaleggio junior: «Se vuole, se ne vada». E lui, Davide, nella data esatta in cui 11 anni fa M5S nacque, il giorno di San Francesco, bolla tutti come traditori della memoria di Gianroberto che tanto però non c' è più.

 

GIANNELLI - LA DANZA DEI 5 STELLE

E allora vada pure Davide, fin dall' inizio più sopportato che amato dai grillini, è la reazione di questi ultimi ormai non più movimentisti ma partitisti tendenza vetero. Tanto, come dice Roberto Fico, «il movimento non potrà più essere quello delle origini».

 

Ma può somigliare all' Udeur - in questo il Dibba ha ragione - ovvero governo, poltrone, patto di sangue pur di restare in sella con il Pd e con Conte con cui si possono garantire stabilità e stipendi da onorevoli.

 

Ma se Casaleggio junior va via davvero? Forse è anche meglio per gli stellati, perché di fatto Davide è già fuori e ognuno risparmia 300 euro al mese per far funzionare, si fa per dire, quella specie di rottame di Rousseau.

 

Ma Davide - con la sponda del Dibba che ha rilanciato il suo post e che cerca di aizzare i 220 parlamentari su 310 al primo mandato contro i Di Maio, i Fico e via dicendo che ne hanno già collezionati due e a regole vigenti non potrebbero ricandidarsi - è perentorio: «Se ci si trasforma in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito, dal momento che non sarebbe più necessario poiché verrebbero meno tutti i principi, i valori e i pilastri sui quali si basa l' identità di un MoVimento di cittadini liberi e il suo cuore pulsante di partecipazione che noi dobbiamo proteggere».

luigi di maio vito crimi

 

Che sberla. «Ma ci fa il solletico», assicurano dalle parti di Di Maio. Casaleggio sul blog delle Stelle - «Ma quello strumento è nostro e non suo, se n' è appropriato arbitrariamente», dice il comitato di garanzia M5S composto dalla Lombardi, da Crimi e da Giancarlo Cancelleri alter ego di Di Maio - ricorda di aver svolto gratuitamente il suo incarico a sostegno del Movimento, e «ho anche rifiutato un ministero», e «ho sempre rispettato i ruoli e le decisioni pure quando non ero d' accordo», e «ho sopportato insinuazioni, attacchi e calunnie nei miei confronti e nei confronti di mio padre», e adesso però «è il momento di prendere posizione» nella battaglia interna al Movimento 5 stelle, che vede tra i bersagli anche la piattaforma Rousseau.

ALFONSO BONAFEDE ABBRACCIA LUIGI DI MAIO E DI BATTISTA GUARDA

 

TIRARE A CAMPARE

Voi volete fare l' Udeur e io non ci sto: è il grido di Davide. Nella speranza, vaga, che il Dibba abbia ancora un seguito nel movimento. L' arma che ha nelle mani Casaleggio, che sente tradita la memoria combat del padre, è quella di proporre su Rousseau che si voti per il capo politico M5S: e se il popolo stellato (ma esiste ancora?) dovesse scegliere Dibba qualche problema per Di Maio e compagnia ci sarebbe.

 

Ma difficilmente questo potrà accadere perché il Subcomandante Ale ormai lo hanno sgamato tutti all' interno dei 5 stelle: più che un potenziale leader è un influencer che non saprà mai dare battaglia.

 

Il problema è questo: a chi andrà il simbolo M5S se Casaleggio fa la scissione? Dalle parti di Di Maio fanno spallucce: e chi se ne importa, il simbolo lo cambiamo!

CARLA RUOCCO ALESSANDRO DI BATTISTSA VIRGINIA RAGGI LUIGI DI MAIO

 

Anche perché non è più un logo vincente, anzi. E comunque il proprietario del simbolo è Grillo che lo ha dato in gestione a Casaleggio e a Di Maio. Si finirà in tribunale e Beppe sarà dalla parte di Di Maio, cioè del neo-partitismo della realpolitik un po' interessata a mantenere in Parlamento e nell' emolumento un esercito di sbandati e un po' interessata a garantire che il governo Conte duri, insieme all' alleanza con i dem con cui restare a galla spartendosi il potere. Casaleggio dice appunto che i 5 stelle sono in pratica dei poltronisti. Lo fa citando il genitore. «Gianroberto conosceva profondamente l' animo umano e non gli sfuggiva la possibilità che qualcuno, una volta eletto nelle istituzioni, avrebbe potuto provare, perseguendo il proprio interesse carrieristico, ad annullare il ruolo degli iscritti e il concetto stesso di portavoce».

 

LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA BY LUGHINO

Ecco, lui vorrebbe il Dibba come portavoce nuovo e gli altri non ci pensano proprio: si farà un direttorio - ma gli Stati Generali sempre evocati non si sa quando si faranno - dove comanderà un' altra volta Di Maio con Grillo benedicente.

 

L' anti-politica che insomma si fa vetero politica e verrebbe da dire: evviva! Uno come Giorgio Trizzino, mattarellista, dimaiano, filo-Pd, s' incarica di stroncare Casaleggio junior: «Davide ignora le nuove sfide e le diverse responsabilità che ormai incombono sul Movimento». Si chiude il sipario su Casaleggio, sia figlio sia padre. Sperando che il proporzionale dia almeno il 10 per cento a un movimento che aveva oltre il 30 e si tiri a campare.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…