MADRID VS BARCELLONA: SE RESTI IN SPAGNA TI RIEMPIO DI SOLDI – RECUPERATA DAL CASSETTO LA PROPOSTA DI LASCIARE NELLA REGIONE TUTTE LE IMPOSTE RACCOLTE IN CATALOGNA, A CONDIZIONE DI NON FARE IL REFERENDUM SULL’INDIPENDENZA – MULTE SALATE AI DISSIDENTI: 12 MILA EURO AL GIORNO
Carlo Nicolato per Libero Quotidiano
Da una parte l' assoluta «fermezza democratica a difesa della legalità costituzionale», almeno fino al primo ottobre, con l' obiettivo cioè di fermare a tutti i costi il referendum. Quindi avanti con la linea dura, con le minacce di «mali maggiori» se la Catalogna non si tira indietro, e con multe a raffica per la prima volta comminate dalla Corte Costituzionale. Si parla di 12mila euro per ogni giorno di disobbedienza per sette fiduciari centrali (quelli con la posizione più elevata) e 6mila euro ai 15 amministratori di demarcazione corrispondenti ai territori di Aran, Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona. Ai quali si devono aggiungere quelle rifilate al Segretario Generale del Dipartimento del Vice Presidente delle Finanze, Josep Maria Jové (12 mila euro un giorno), e al capo del Dipartimento dei processi elettorali e consultazioni popolari, Montserrat Vidal i Roca (6mila).
Dall' altra però Madrid apre a una soluzione di dialogo post primo ottobre, sempre però che gli indipendentisti rinuncino al referendum. Il dialogo potrebbe essere reso possibile da una proposta del Psoe, già depositata in Parlamento, perché si lavori alla riforma del modello di autonomia della Catalogna in una commissione parlamentare.
Di riforma costituzionale aveva già parlato il premier Mariano Rajoy durante le trattative delle settimane scorse, trovando un muro invalicabile nell' opposizione dei catalani. Stavolta però c' è una novità sostanziosa, quella cioè avanzata dal ministro dell' Economia Luis de Guindos che in un' intervista al Financial Times, sostiene che il governo è disponibile a offrire «più soldi e maggiore autonomia finanziaria» se Barcellona abbandona i piani di secessione. In pratica il governo centrale è disposto a «comprare» la permanenza della Catalogna versando nelle casse di quest' ultima qualche miliardino di euro in più all' anno, oltre a garantire, forse, qualche grado di autonomia maggiore.
Peraltro nemmeno questa è una novità, perché l' idea di Guindos nasce da un Patto di Bilancio avanzato qualche anno fa, nel 2012, dall' ex presidente della Generalitat Artur Mas. Anche all' epoca c' era Rajoy alla Moncloa ma a quei tempi non se ne fece nulla.
«Nel 2012 eravamo nel bel mezzo della crisi economica», sostiene de Guindos; «ma ora la situazione è cambiata, c' è la ripresa e si aprono nuove opportunità». Il Patto di Bilancio proposto da Mas prevedeva che la Generalitat trattenesse tutte le imposte prelevate in Catalogna e che in un secondo momento pagasse a Madrid una quota o determinati servizi. Sebbene un meccanismo del genere esista già da lustri nei Paesi Baschi e in Navarra, la Moncloa rispose ufficialmente che il «sistema Mas» non era compatibile con la Costituzione. Come per magia adesso, secondo quanto dice lo stesso ministro dell' Economia, la Costituzione spagnola sembra diventata improvvisamente più comprensiva.
Tutto dipende però dal primo di ottobre. E sebbene molti leader indipendentisti, tra i quali il vicepresidente Oriol Junquieras, abbiano già detto che ormai il referendum è compromesso, il presidente Puigdemont tira dritto per la sua strada cercando da una parte di cavalcare la protesta per gli arresti di un paio di giorni fa. La sfida continua.