AMERICA FATTA A MAGLIE - COME FINISCE IL BORDELLO DEL FOOTBALL? QUEL ‘SON OF A BITCH’ DI TRUMP SA COGLIERE LA PANCIA DEL PAESE E ANCHE GLI INTERESSI DEGLI SPONSOR. STASERA GIOCANO I GREEN BAY PACKERS CONTRO I CHICAGO BEARS. I GIOCATORI HANNO FATTO APPELLO AL PUBBLICO DI UNIRSI ALLA LORO PROTESTA. IN UN LUNGO ARTICOLO-INTERVISTA A CITTADINI FURIOSI PER L'OLTRAGGIO AI SIMBOLI PATRIOTTICI, ‘USA TODAY’ DUBITA CHE L'APPELLO AVRÀ UN QUALCHE SUCCESSO
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Fate un respiro profondo e pensateci bene , cioè pensate che nella polemica sanguinosa del football, dell'inno nazionale, della bandiera,Trump rappresenta saldamente la maggioranza. Noi di Dagospia ve l'avevamo abbondantemente segnalato, sui giornali e TV italiani manco a parlarne, ma la crepa ora si allarga sui media americani, dolorosamente divisi tra grandi ideali e soldi della pubblicità.
Per primo arrivo’ Scott Jennings, autorevole come si dice contributor di Cnn, certamente un repubblicano, perché fu assistente di W Bush, ma certamente anche non un trumpiano, soprattutto chiaramente voce degli sponsor, sguinzagliato senza perdere troppo la faccia per l'emittente super democratica.
Jennings scrive che Trump comprende fin troppo bene che la sua base sostiene la libertà di parola ma si oppone fermamente a quelli che si inginocchiano al momento dell'inno nazionale; aggiunge brutalmente che il metodo adottato dai Liberal è perfetto per essere manipolato da Trump e gli consente di segnalare alla sua base quanto sia giusto ribellarsi contro il ciarpame di sinistra antipatriottico.
Comprenderlo non significa che chi protesta abbia torto o i suoi sentimenti non siano validi, solo che ancora una volta il presidente ha trovato una questione culturale vincente sulla quale consolidare la sua presenza e forza nella Middle America.
Niente è casuale nelle sue sparate intemerate, e anche questo sono due anni che cerchiamo di spiegarlo, altro che malato di mente o confuso, e Jennings racconta che subito dopo che il quarterback del San Francisco Colin kaepernick fece per primo il famoso gesto del ginocchio, segui’un sondaggio di Reuters, e sebbene la maggioranza dicesse che aveva il diritto costituzionale di protestare, il 72% degli americani aggiunse che si era trattato di un gesto antipatriottico, il 62% si dichiaro’ in disaccordo. Parliamo di tutti gli americani, non dei repubblicani.
Trump se l'è studiata quella indagine e ha aspettato il momento propizio. I boo della maggior parte degli stadi nell'ultimo weekend gli danno ragione.
Un'altra prova? Come riporta CNN money la maglietta di Alejandro Villanueva è appena diventata la più comprata della NFL. Chi è Alejandro Villanueva? Il solo giocatore di Pittsburgh Steelers che è uscito domenica dallo spogliatoio per assistere in piedi e con la mano sul cuore all'esecuzione dell'inno nazionale. Capito a me?
E se non fossero bravi solo a sgambettare e a ripetere slogan ideologici, magari le star miliardarie del football si sarebbero lette una indagine fatto nell'agosto scorso dal Washington Post e da UMASS, dalla quale si evince che la ragione più comune per la quale l'interesse nella NFL e’ tanto diminuito negli ultimi anni non è legato né a corruzione né a violenza, ma a questioni politiche. Tra le quali questioni politiche il 17% degli intervistati aveva proprio individuato la protesta di Colin Kaepernick contro l'inno.
Conclude Jennings che il presidente Trump ha un istinto formidabile di pancia per questioni culturali che eccitano i liberal e fanno infuriare tutti gli altri. Quanto all'ulteriore polemica sollevata in questi giorni, ovvero che il razzismo starebbe dietro all'uscita di Trump, e che contro il razzismo ancora dominante in realtà si piegano le ginocchia dei calciatori, Jennings ricorda un sondaggio proprio di CNN insieme a ORC, effettuato negli ultimi mesi di presidenza Obama, che mostrava come secondo la maggioranza gli scontri e le tensioni razziali fossero aumentati durante la sua presidenza.
Un altro giornale sicuramente non amico del presidente ma che ha seguito fin dall'inizio la pista del denaro, il New York Times, pubblica un elenco dei grandi sponsor delle squadre di football assieme alle loro tiepide, dichiarazioni. Conclude che forse l'appello di Trump al pubblico e ai fans di boicottare la NFL non da’ ancora risultati, ma di certo gli sponsor della Lega hanno preso la loro posizione. Con l'eccezione della Nike, e non mi pare di altri, questo è il tenore delle dichiarazioni, più che altro disperatamente protese a non prendere una posizione, e questo già significa molto
ANHEUSER-BUSCH: Abbiamo una lunga tradizione di sostegno delle istituzioni e dei valori che hanno fatto l'America così forte. Questo comprende le nostre forze armate l'inno nazionale così come l'uguaglianza, la diversità e la libertà di parola. Noi qui impieghiamo con orgoglio 1100 veterani militari e lavoriamo ogni giorno per creare un ambiente accogliente per tutti perché solo insieme possiamo raggiungere il nostro sogno di mettere insieme le persone per un mondo migliore “ .
O la BOSE: “ Bose è stata fondata negli Stati Uniti e il nostro quartier generale mondiale e’ in Massachusetts da più di 50 anni. È circondato ora molte altre aziende Bose e su tutti orgogliosamente sventola la bandiera americana. È un simbolo del nostro grande paese che protegge la libertà per ogni persona di esprimere i propri punti di vista. Noi lo rispettiamo che siamo d'accordo o no”.
Pattina su terreno scivoloso il comunicato della FORD: “ Rispettiamo i diritti degli individui di esprimere i punti di vista anche quando non sono quelli che condividiamo “.
UNDER ARMOUR:” La compagnia è dalla parte della bandiera e dei nostri atleti per la libertà di parola e di espressione e per un'america unita". Silenzio pesante di tutte le altre.
Stasera giocano I Green Bay Packers contro i Chicago Bears. Il governatore Scott Walker ha detto che prenderà parte alla partita, starà in piedi con la mano sul cuore e canterà l'inno nazionale.
I giocatori hanno fatto appello al pubblico di unirsi alla loro protesta.
In un lungo articolo-intervista a cittadini furiosi per l'oltraggio ai simboli patriottici, Usa Today dubita che l'appello avrà un qualche successo.
Dice per esempio Steven Tiefenthaler, fan e azionista della squadra, veterano militare: ”Provo un'enorme vergogna e delusione per l'ignoranza di tutti i giocatori della NFL che hanno arrecato umiliazione e oltraggio alle nostre stelle e strisce e alla memoria di centinaia di migliaia di caduti eroi americani che hanno pagato con le loro vite per la nostra libertà”
Disunited States of America. Vedremo