donald jared ivanka kushner

AMERICA FATTA A MAGLIE - IL GENERALE KELLY TOGLIE LE CREDENZIALI PIÙ ALTE AL GENERO DI TRUMP JARED KUSHNER, MA IL PRESIDENTE NON PARE TURBATO: MENO SA, MEGLIO È - MA LA MOSSA DEL GIORNO È IL LANCIO DELLA CAMPAGNA 2020 CON LA RI-ASSUNZIONE DI BRAD PARSCALE, GENIO DEI SOCIAL NETWORK - L’ATTACCO DURISSIMO CONTRO L’ATTORNEY GENERAL JEFF SESSIONS

Trump Tillerson e Kushner a Davos

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Com'è che aveva detto Donald Trump nel 2015, non ancora candidato, scoprendo il potenziale dei social? “Twitter e’ come essere padroni del New York Times senza i debiti”. Poi ha deciso di assumere un genio dei social al quale deve molto della capillarità con la quale è stata gestita la campagna del 2016, altro che i russi, molti dei soldi, tutti raccolti tra piccoli finanziatori privati cittadini, molta della capacità di penetrare fino alle aree più piccole del paese cogliendone problemi e rispondendo alle esigenze. Quel genio si chiama Brad Parscale, e il presidente Trump lo ha appena riassunto per preparare la campagna di rielezione del 2020.

 

Proprio così, tra uno scandalo e l'altro, un Russiagate che non va da nessuna parte, anzi va molto lontano da lui, va da Prodi e dagli austriaci pagati per appoggiare l'Ucraina, e almeno per il momento molto prima che Trump decidesse di candidarsi, il presidente più assediato del mondo si sente evidentemente abbastanza forte da lanciare già ora il bid per il 2020.

 

TRUMP DONALD JR JARED KUSHNER

Non deve stupire, tutto si fa con largo anticipo nella preparazione della politica americana, i candidati del 2020 saranno tutti schierati per meta’ 2019, ma c'è anche tutto il carattere estemporaneo del presidente nell'annuncio.

Sfida gli avversari e i media cattivissimi, si gode il suo 50% di gradimento, paragonabile a un 43% di Obama nello stesso periodo.

 

Trump non è sembrato turbato dalla decisione del consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Kelly, di togliere la credenziale di livello più alto al genero Jared Kushner . Avrebbe potuto impedirlo, ha dichiarato che non stava a lui decidere. Certo, aldilà delle molte speculazioni fatte sui giornali e TV americani, sempre a caccia dello scandaletto quotidiano, John Kelly da quando è arrivato ha chiuso le porte di una Casa Bianca composta da personaggi outsider che parlavano troppo, da spifferi rischiavano di compromettere la presidenza già dall'inizio.

il generale john kelly

 

Facendo questo ha voluto anche ridimensionare politicamente Kushner? Direi di no, resta un attore chiave della diplomazia internazionale, l'intento casomai è quello di proteggere la famiglia del presidente togliendogli eccessi di potere. Kushner è ancora in qualche modo nel mirino dell'inchiesta di Robert Mueller; probabilmente, meno sa, più è protetto.

 

Certo è che dal discorso sullo stato dell'Unione e nonostante stillicidi quotidiani, la popolarità del presidente sale. Il dato si può ignorare o contestare, come vedo fare dalla maggior parte dei media, ma viene da Rasmussen report, l'unico istituto di sondaggi che azzecco’ non solo la vittoria nel 2016 ma la differenza tra voto elettorale e voto popolare, che è rimasto l'unico dopo il ritiro di Gallup a fare rilevazioni quotidiane, con voci registrate e non con persone che potrebbero influenzare la risposta, fra likely voters e non solo tra adulti, ovvero fra gente che quasi sicuramente andrà a votare, infine, a differenza di CNN, che non sceglie una percentuale abbondante di democratici rispetto a quella di repubblicani, a cui chiedere se gli piace quel che fa il presidente.

 

Richiamato a bordo il genio Parscale, Trump con i tweet fa da solo. Oggi di prima mattina ha pesantemente attaccato il suo ministro della giustizia, l’Attorney General Jeff Sessions. Non è la prima volta che accade, ogni volta si dice che Sessions è destinato a essere licenziato, e poi resta, ma fa impressione.

 

BRAD PARSCALE

Il presidente ha molto sollecitato l'apertura di un'indagine dopo che sono stati resi noti i memorandum del Congresso sul comportamento dell' FBI e del dipartimento di Giustizia nell'ultimo periodo di Obama, che ottennero da un giudice, secondo la legge chiamata Fisa, l'autorizzazione a intercettare e sorvegliare uomini di Trump sulla base delle rivelazioni contenute in un dossier preparato da una ex spia inglese, commissionato e pagato dalla campagna di Hillary Clinton e dal Comitato Nazionale Democratico, e che l'FBI sapeva essere poco credibile.

 

Insomma, Trump vorrebbe un secondo Special Counsel come Robert Mueller, un procuratore che indaghi sui democratici e sulle complicità di governo con loro. Sessions ci va cauto, molto cauto, si è sempre comportato così dall'inizio, anche perché il dipartimento di Giustizia è un vero covo del Deep State nemico di Trump.

 

BRAD PARSCALE DONALD TRUMP

Il quale Trump naturalmente non ci sta, e appena saputo che l'indagine era nelle mani dell'Ispettore generale del Dipartimento, ha twittato.

“Why is A.G. Jeff Sessions asking the Inspector General to investigate potentially massive FISA abuse. Will take forever, has no prosecutorial power and already late with reports on Comey etc. Isn’t the I.G. an Obama guy? Why not use Justice Department lawyers? DISGRACEFUL!” . Perché Jeff Sessions chiede all'ispettore generale di investigare sugli enormi abusi del Fisa. Non finirà mai, non ha potere di incriminazione, è già in ritardo con tutti i rapporti su Comey, ecc. L'ispettore generale non è un uomo di Obama? Perché non utilizzare gli avvocati del dipartimento di Giustizia? Pessima scelta.”

 

Chissà, magari stavolta salta davvero l’Attorney General.

Non rischia di saltare, anzi è il campaign manager, il numero uno almeno per ora, il guru Parscale. Personaggio stravagante in tutto, è alto più di 2 metri e sfoggia un barbone rosso, si veste da studente alternativo anche se è miliardario, è impermeabile a qualsiasi ironia come un hipster che si rispetti, Brad Parscale è salito alla ribalta tardi, quando già Trump era stato eletto, e ha spiegato il metodo usato anche per tentare di allontanare cattiveria e sospetti su imbrogli e truffe a opera di hacker russi per favorire la campagna Trump.

 

Viene dal Kansas, per 15 anni ha costruito la sua azienda, della quale racconta che è partita con 500 dollari di patrimonio e la ragazza che è diventata sua moglie, dal 2010 lavora per Trump e ha messo su la struttura informatica social dell'intera campagna. Il Washington Post lo definì “ il genio che ha regalato la vittoria a Trump”, lui molto più semplicemente si è presentato a CBS news spiegando che non c'è nulla di strano né di illegale. Sono i social, bellezza.

 

“In Pennsylvania e Michigan abbiamo fatto migliaia di chiamate telefoniche, abbiamo trovato persone sul web, abbiamo fatto sondaggi sul web, abbiamo costruito dei modelli”.

donald trump jeff sessions

Trump l'analogico all'inizio non si fidava di questo improbabile giovanotto portato gli dal genero e dai figli, lui, l'uomo della tv, uno più incline al cartellone elettorale lungo l'autostrada che a Facebook. Poi si è fidato e non ha più smesso.

 

Durante le primarie, la campagna Trump non ha speso un dollaro in pubblicità televisive, al contrario di Hillary Clinton che ci ha investito tutto. Da aprile del 2016 Parscale era la prima voce di spesa. Ancora oggi sostiene che a lui non interessano i contenuti ma solo i modelli.

 

 Prima di tutto acquista contenuti pubblicitari sui social network, e individua il pubblico che passa più tempo libero davanti a Facebook; poi raccoglie fondi online, le famose piccole donazioni arrivate attraverso il web con somme in media inferiori ai 200 dollari, che già dall'estate erano quasi il 70% dei contributi alla campagna Trump, solo il 35 per quella della Clinton, tutta fatta da enormi donazioni.

 

La base così si muove, diventa attiva, nell’ inviare denaro segnala problemi anche in luoghi sperduti nei quali normalmente non si raccolgono informazioni. È nata così la campagna di promesse sulle infrastrutture fatiscenti degli Stati Uniti e soprattutto degli stati cosiddetti del Blue Wall, La Muraglia blu, cioè quelli sempre democratici. Qui un ponte, la’ un treno, non si sono più sentiti dimenticati e hanno cambiato voto.

 

SESSIONS

Parscale ha utilizzato anche personale di Facebook e di Twitter, tecnici di alto livello che hanno consigliato come raggiungere i famosi luoghi dimenticati dove i social sono forti, sono anzi forse l'unico modo per un contatto, un nuovo telegrafo. Venne fuori così che la stessa offerta Facebook e Twitter l'avevano fatta anche alla campagna Clinton, che però aveva preferito proseguire con i metodi tradizionali.

 

Parscale non sembrerebbe essere un agente dei russi, e mai inchieste giornalistiche e politiche lo hanno sfiorato. Per questo si appresta ad essere l'uomo forte verso il 2020.

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…