AMERICA FATTA A MAGLIE - ALLA FINE TRUMP FIRMERÀ UN ORDINE ESECUTIVO PER TENERE INSIEME IMMIGRATI ILLEGALI E I LORO FIGLI. AI DEMOCRATICI FACEVANO TROPPO COMODO IN VISTA DELLE ELEZIONI DI METÀ MANDATO LE IMMAGINI STRAZIANTI IMPROVVISAMENTE DIVENTATE VERGOGNA NAZIONALE, ANCHE SE ESISTONO DAL 2008, DAI TEMPI DI SANT’OBAMA, MA NON VENIVANO MOSTRATE - L'USCITA DA QUELLA PAGLIACCIATA CHE SI CHIAMA COMITATO PER I DIRITTI UMANI DELL'ONU - LA RICHIESTA ALLA RUSSIA DI LIBERAZIONE DI 150 PRIGIONIERI POLITICI E RELIGIOSI
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Alla fine ha deciso di firmare un ordine esecutivo che consente a chi arriva illegalmente al confine dal Messico accompagnato da bambini che siano chiaramente i suoi figli di essere detenuto assieme a loro. È un ordine provvisorio in attesa della legge che sistemerà il tutto con le norme richieste. Trump ha deciso di ricorrere ai poteri del presidente per chiudere la polemica, e soprattutto ha ascoltato la richiesta della moglie Melania che era preoccupata dell'indignazione che non si fermava - ripetere che la separazione dei minori si è sempre fatta dai tempi di Obama non serviva - e anche delle minacce al figlio Barron da parte di alcuni dementi come l'attore Peter Fonda.
Ma rimane la scelta di tolleranza zero ai confini col Messico, ed anche alle Nazioni Unite, e a quanto pare muso duro anche con la Russia in preparazione del vertice con Putin.
I confini non si toccano, chiunque tenti di entrare illegalmente negli Stati Uniti viene arrestato, i minori che entrano da soli, o che accompagnano gli illegali maggiorenni, naturalmente non vengono arrestati ma condotti in un centro di accoglienza nel quale restano per 20 giorni, trascorsi i quali o vengono affidati a parenti legalmente residenti negli Stati Uniti o rinviati nel paese di origine presso parenti la cui identità sia stata accertata.
La politica sovranista di Trump e di Jeff Sessions, Attorney general, e’ di tolleranza zero, ma è anche una battaglia tutta politica perché la nuova legge sull'immigrazione che darebbe tra l'altro ai Dreamers, coloro che sono entrati nel paese da minorenni e ora ci vivono stabilmente, la residenza permanente, e che metterebbe fine ai tentativi di massa di entrare e quindi alle immagini di bambini separati dai genitori, giace al Congresso, ostaggio dell'ostruzionismo democratico.
Fanno molto comodo in attesa delle elezioni di metà mandato le immagini di bambini piangenti improvvisamente diventate vergogna nazionale, quando quella pratica viene applicata dal 2008, dai tempi di Sant’ Obama.
MIGRANTI VERSO GLI STATI UNITI
Arrivano una quantità debordante di minori non accompagnati da nessuno, avanguardia di parenti che arriverebbero dopo,sono circa 10.000 dei 12000 fermati negli ultimi mesi, ce ne sono 2000 i cui genitori, illegali che tentavano l’ingresso per l'ennesima volta, sono stati arrestati. Non vanno in galera con quelli che se li sono portati dietro fino all'espulsione. Le grandi gabbie fotografate sono solo destinate alla prima detenzione, poi i minori vengono portati in un grande centro decente, pulito e attrezzato di tutto, anche di palestra e giochi, con medici, psicologi, assistenti sociali.
Ci sono anche queste di immagini, basta cercarle, anche se sicuramente una accoglienza dignitosa non cambia il dolore di un bambino solo, ma a quel dolore dovrebbero pensare per primi i genitori che li trascinano un'avventura illegale o addirittura li mandano avanti da soli. Chi sono le immagini dei tempi di Obama, ma quelle nessuno le ha mai mostrate.
La norma, destinata ad avere, una volta mostrata agli spettatori di tutto il mondo, grande impatto mediatico emotivo, e’ infatti in buona parte frutto di grande ipocrisia, perché di bambini disperati affamati è pieno il mondo in guerra, dittatura, sfruttamento, e li ignoriamo ogni giorno, e perché viene usata strumentalmente contro il cattivo cowboy Donald Trump. Nella passata Amministrazione è stata applicata per mezzo milione di illegali nel silenzio generale.
Il braccio di ferro si potrebbe risolvere nei prossimi giorni, in mezzo ci sono anche i molti soldi per la costruzione del muro al confine con il Messico, che risolverebbe una volta per tutte il problema, una legislazione molto più severa e la fine delle famose lotterie che ogni anno consentivano a centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo di vincere una Green card, una carta verde, ovvero l'anticamera della cittadinanza.
Donald Trump non molla, i suoi poteri glielo permettono, anche se la legge che cambierebbe tutto e’ invece in mano al potere legislativo, e ricorda che qualsiasi illegale deve essere arrestato, che i buchi in una vecchia e debole serie di leggi sull'immigrazione hanno portato a 15 milioni di clandestini, un numero insopportabile per gli Stati Uniti, che devono regolamentare severamente per poter continuare ad accogliere ancora in qualche modo secondo la vocazione fondante.
Tutto il mondo è paese, come si può vedere, e nonostante lo sconcerto l'indignazione per le immagini dei bambini piangenti, ossessivamente opportunamente fatto il collare, la politica di chiusura all'immigrazionismo, all'immigrazione selvaggia, è estremamente Popolare anche nella grande nazione del melting pot.
2) Chissà perché invece non fa nessuno scalpore, non suscita nessun sentimento di emulazione, viene raccontata distrattamente come l'ennesima stravaganza della presidenza Trump, la decisione americana di uscire da quella pagliacciata che si chiama Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
L'ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite ha ufficializzato ieri sera la decisione annunciata da tempo, motivata principalmente "dall’atteggiamento dell'organizzazione nei confronti di Israele": "Più di 70 risoluzioni contro un Paese con una forte posizione sui diritti umani, e solo sette risoluzioni contro l’Iran", ha detto Nikki Haley, l'ambasciatrice d'acciaio alle Nazioni Unite di Trump, ricordando che in quel simpatico organismo la maggioranza dei Paesi componenti, 27 su 45 ,e’ di dittature o di Stati sospetti di essere illiberali. Peccato però che al punto 7 l'agenda elaborata dal Consiglio imponga costanti rapporti sulle violazioni dei diritti umani commesse da Israele. Israele sì, il Venezuela no.
Per essere chiari già sotto la presidenza di Bush jr, gli Stati Uniti erano rifiutati di aderire al neonato Consiglio per i diritti umani spiegando ufficialmente che certe Nazioni, come Algeria, Cina, Congo, Costa d’Avorio, Cuba, Etiopia,Nigeria, Pakistan, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Sierra Leone, Emirati Arabi, Venezuela, Vietnam, ne ho citate solo alcune, non possono giudicare del rispetto delle libertà civili o del diritto umanitario.
Poi arrivo’ Barack Obama,e nel 2009 decise di aderire al Consiglio. Nel 2015 la maggioranza approvò il rapporto della commissione di Mary McGowan Davis che accusava Israele di “crimini di guerra”, e Obama zitto. A maggio di quest'anno ha giudicato sproporzionato l'uso della forza esercitata da Israele nei confronti dei palestinesi che tentavano di penetrare da Gaza, e Donald Trump saluta e se ne va ,come ha già fatto con l'Unesco..
Ci si aspetterebbe una dichiarazione, due parole, da parte di quelle stesse comunità ebraiche che legittimamente vedono in qualsiasi iniziativa contro etnie come i Rom paragoni con le loro persecuzioni, anche a costo di banalizzare il ricordo della Shoah, anche perché in ballo e’ la sorte della loro terra promessa, nonché del loro stato, Israele. Invece a quanto pare niente’
3) E niente comparirà, vedrete, della straordinaria dichiarazione di lunedì scorso del Dipartimento di Stato americano, che ha chiesto ufficialmente alla Russia la liberazione di 150 prigionieri politici e religiosi.
Mi correggo, ne parla diffusamente Atlantico Quotidiano di Federico Punzi e Daniele Capezzone, che è una pubblicazione libera da qualsiasi Echo Chamber. Scrive Capezzone che “ un altro capitolo reaganiano è in corso di scrittura da parte dell’amministrazione Trump: come negli anni Ottanta, un’attenzione ai dissidenti, ai prigionieri di coscienza, alle minoranze politiche e religiose oppresse”.
È così, visto che la dichiarazione denuncia la “crudele pratica da era sovietica della repressione del dissenso”.
Lo fa alla vigilia di un importante vertice fra Trump e Putin, quindi pone un caso concreto, non fa demagogia, introduce tra i punti dell'agenda dell'incontro anche i diritti umani.
Tra i nomi più noti c'è Oleh Sentsov, il regista ucraino che si è opposto all’annessione della Crimea, e che fa lo sciopero della fame in un carcere russo; c’e’ Oyub Titiyev, un attivista dei diritti umani condannato senza prove per traffico di droga; ci sono testimoni di Geova ed esponenti di Scientology