PD, DI MAIO IN PEGGIO – IL CAPO POLITICO DEL M5s PRONTO A DIRE SI’ ALL’INVITO ALLA FESTA DELL’UNITA’ MA NIENTE DIBATTITO CON RENZI: “E’ IL PASSATO” – DA CALENDA A ORLANDO, CHI SI CONFRONTERA’ COL VICEPREMIER? LA BATTUTA DI FRANCESCHINI: “DI MAIO ALLA FESTA DELL’UNITA’? PERCHE’ NO? DEL RESTO E’ GIA’ ALTO IL LIVELLO DI PLURALISMO DEL DIBATTITO INTERNO”
Carlo Bertini per la Stampa
E ora che Luigi Di Maio sembra pronto a varcare i cancelli della Festa Nazionale dell' Unità, c' è la fila di big pronti a sfidarlo. Il primo è Matteo Renzi, che già lo chiamò a duello su La7 e che volentieri incrocerebbe le spade, a detta dei suoi, anche sul parterre della Festa. «Di Maio all' ultimo momento rifiutò un confronto televisivo con Matteo Renzi.
Ecco, se ora ha cambiato idea, venga a Ravenna per un faccia a faccia con l' ex segretario Pd», lo provoca il capogruppo al Senato Andrea Marcucci. Con un sottotesto che suona come altolà a Martina, diffidato dall' offrire una passerella al vicepremier o dal concedere un diritto di scelta sullo sparring partner con cui duellare in pubblico. E soprattutto dal trasformare l' iniziativa nell' avvio «di un rapporto di alleanza con il M5S».
Peccato che Di Maio non abbia intenzione alcuna di misurarsi con Renzi, «per lui è il passato», dicono i suoi, che invece non escludono affatto un «sì grazie» del vicepremier all' invito del Pd per un confronto pubblico alla festa di partito.
Le carte Calenda e Orlando E allora «un bel confronto Di Maio-Calenda sarebbe l' ideale», twitta Luciano Nobili. Sulla sponda opposta all' ex ministro dello Sviluppo, uno che invece al dialogo con i grillini ci tiene è Andrea Orlando, che volentieri salirebbe sul palco a discutere con Di Maio. Anche se non ci spera, perché «non credo accetterà l' invito se non sarà da solo in campo». E via così, nessuno si tirerebbe indietro, in teoria, visto che ogni big ed ex big Pd giocherebbe in casa.
E se gli organizzatori della Festa chiariscono che ancora non c' è nulla di deciso, una cosa è certa: «Abbiamo sempre invitato membri del governo, fin dai tempi del Pci», ricorda Andrea De Maria, responsabile delle Feste.
«Ma nessuno di loro farà una performance da solo», ovvero se il capo dei 5Stelle sarà così gentile da accettare l' invito, «si cimenterà con almeno un altro dirigente del Pd». La formula di questi inviti, che al partito stanno istruendo, sarà quella dei «confronti tematici»: se dovessero arrivare esponenti grillini (e un altro potrebbe essere il presidente della Camera Fico) saranno coinvolti in dibattiti su temi specifici.
Escluso quello dei migranti, «perché abbiamo posizioni così distanti che sarebbe inutile», chiarisce De Maria. Tradotto, nessun invito a Matteo Salvini, ma non si esclude che qualche leghista possa essere chiamato a discutere di questioni economiche.
La canea di reazioni indignate Intanto nel Pd la sola ipotesi che arrivi Di Maio a Ravenna ha scatenato un putiferio. «A me hanno inondato il profilo, finora ho duecento messaggi, non scherzo», racconta Anna Ascani, che in Transatlantico commenta con una collega le reazioni infuriate dei militanti renziani. «Che facciamo torniamo indietro e riapriamo il dialogo con i grillini?», si inalberano i seguaci di Renzi. «Per me questo invito è una fesseria», taglia corto Debora Serracchiani.
Di opposte vedute invece Dario Franceschini, che sfodera una battuta. «Perché no? Del resto è già alto il livello di pluralismo del dibattito interno...». E come era prevedibile, l' invito a Di Maio evoca l' apertura ai grillini: il nodo che terrà banco al congresso e che già spacca il partito tra favorevoli e contrari.