di maio franceschini

"COL PD FACCIAMO SUL SERIO, ANCHE CON RENZI" - DI MAIO ORA CERCA LA SPONDA DI GENTILONI PER FAR BRECCIA NEL PD - SPIRAGLI DEM, FRANCESCHINI: “DOBBIAMO SEDERCI AL TAVOLO CON IL M5S” - MA PER TRATTARE CHIEDERANNO A DI MAIO DI RINUNCIARE A PALAZZO CHIGI

di maio

Ilario Lombardo per www.lastampa.it

 

C’è un solo uomo che secondo i 5 Stelle potrebbe cambiare le sorti di questa legislatura e realizzare l’incastro impossibile. Si chiama Paolo Gentiloni ed è il premier pro-tempore italiano. È a lui che telefonata dopo telefonata, come in una difficile scalata in equilibrio vertiginoso su uno strapiombo, punta Luigi Di Maio.

 

Gentiloni «il garbato», il premier a cui è stato risparmiato lo tsunami di invettive e parolacce del M5S, sempre stimato da Di Maio. Non a caso, il grillino non lo ha citato, a DiMartedì su La7, tra gli apprezzati leader, ministri e capicorrente dem, come Dario Franceschini, Marco Minniti e Maurizio Martina. Gentiloni è la carta segreta che Di Maio sente di avere in mano, confortato dalla regia quirinalizia di Sergio Mattarella.  

 

Il capo politico sta cercando una sponda nel premier e lo sentirà in questi giorni, dopo che alcuni colloqui con i grillini sono già stati avviati per il Def. «Con il Pd abbiamo intenzioni serie, anche con Matteo Renzi» fa sapere il leader M5S. A maggior ragione ora che Matteo Salvini ha compattato il centrodestra, come voleva Silvio Berlusconi, per salire uniti al Quirinale, sottrarre a Di Maio l’argomento della coalizione divisa e rispondergli con le sue stesse armi.

 

paolo gentiloni (3)

A doppio forno, doppio forno e mezzo. Di Maio apre al Pd? Salvini rinsalda il patto con Berlusconi. Sul treno che lo porta da Roma a Ivrea, dove sarà in prima fila alla kermesse di Davide Casaleggio, Di Maio ha un sorriso che non camuffa la furia esplosa poco prima, dopo le dichiarazioni del leghista: «Deve scegliere tra il governo del cambiamento e Berlusconi – è la frase che lascia filtrare -. Con questa mossa ha messo se stesso e tutto il centrodestra all’angolo». 

 

L’accelerazione delle trattative con il Pd è una logica conseguenza. Ma già dal mattino Di Maio si mette al telefono, e ai deputati ordina: «Ora facciamo sul serio con il Pd». Gli fanno notare che il reggente del partito, Martina, la sera prima non ha scritto una nota per annunciare che diserterà l’invito all’incontro con il grillino. Per Di Maio è un segnale. Ma c’è di più. «I feedback dalle telefonate sono positive. Ci hanno detto che hanno bisogno di tempo». Il redde rationem dovrebbe essere il 21 aprile, all’Assemblea nazionale del Pd. Il leader del M5S e i suoi uomini sentono tutti i capi corrente, anche attraverso i loro uomini, persino Renzi tramite Andrea Marcucci. Franceschini, Orlando, Martina, Michele Emiliano: ognuno di loro ha lasciato aperto uno spiraglio. Franceschini sembra convinto che non ci sia alternativa: «Dobbiamo sederci al tavolo con i 5 Stelle» dice. Orlando e Martina, pur chiudendo apparentemente a ogni intesa, lasciano intendere che qualcosa potrebbe muoversi solo se Di Maio dismetterà il doppio forno: «Solo se molla la Lega si può iniziare a ragionare. Non può trattarci allo stesso modo». 

gentiloni renzi

 

Non è un caso che sia il capogruppo in Senato, Danilo Toninelli, considerato dai dem il principale sponsor dei leghisti, a tendere una mano verso il Pd: «Mettiamoci intorno a un tavolo per il bene del Paese, e cerchiamo punti di convergenza». Tavolo. Dialogo. Convergenze. I 5 Stelle hanno intuito: il Pd vuole uno scalpo, vuole la prova del divorzio con la Lega, come garanzia che non stiano usando i democratici per sfidare Salvini. Ugualmente forte è il sospetto che le varie anime del Pd stiano usando il corteggiamento grillino per isolare e neutralizzare Renzi, e chiudere la resa dei conti interna. 

 

franceschini-2

Intanto, per «far vedere che facciamo sul serio», il M5S è pronto a concedere la presidenza della commissione speciale della Camera (che si occuperà dei decreti del governo attuativi ancora in sospeso), martedì, al dem Francesco Boccia, il primo a chiedere un’alleanza esplicita con i 5 Stelle. Boccia è uomo di punta della corrente di Emiliano, dove è forte la convinzione che Mattarella abbia in mano un nome come premier a cui né il Pd né il M5S potranno dire di no. Il passo indietro di Di Maio è una condizione irrinunciabile per tutti i leader dem.

 

È un’ipotesi anche questa ma lo è ancora, e più forte di tutte, quella delle larghe intese con il centrodestra. Un esito complicato a cui Salvini sta lavorando, per costringere Di Maio a rinunciare ai suoi veti su Forza Italia, e portare gli uomini di Silvio Berlusconi, con o senza l’ex Cavaliere , al governo. 

GIACHETTI - LOTTI - FRANCESCHINIGENTILONI FRANCESCHINI

 

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...