DI MAIO STRATEGY – LUIGINO È STRETTO TRA L’IRRUENZA DI SALVINI E LA FRONDA BARRICADERA DEL MOVIMENTO (DIBBA E FICO, PRONTI A FARLO FUORI ALLA PRIMA OCCASIONE) – PER QUESTO IN AUTUNNO ARRIVERANNO PROVVEDIMENTI SUI TEMI CARI AI 5 STELLE: LOTTA AI PRIVILEGI, CORRUZIONE, REDDITO DI CITTADINANZA – LA DOMANDA È: SALVINI A UN CERTO PUNTO VORRÀ STACCARE LA SPINA E INCASSARE ALLE URNE?
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
«Noi siamo uguali agli altri, ma siamo diversi». Il vecchio tormentone di Nanni Moretti (ma il Michele di Palombella Rossa era un dirigente della sinistra in crisi) si presta bene a descrivere lo stato d' animo di Luigi Di Maio.
Che si trova stretto tra l' irruenza estrema e antisistema di Matteo Salvini e gli scrupoli etici e politici di una parte degli eletti e degli elettori 5 Stelle. Da vicepremier, Di Maio condivide la strada sterrata e impervia che ha preso l' altro vicepremier, che gli sembra in sintonia con gli umori della popolazione (e quindi degli elettori).
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Ma da leader del Movimento, sa anche che i 5 Stelle sono un movimento con molte anime. E che, per non farsi fagocitare dalla Lega, devono mantenere una loro identità. Per questo, ieri ha dato due segnali ben precisi: si è smarcato sull' arrembaggio contro i magistrati «del Pd», chiedendo rispetto per la magistratura; e ha annunciato una campagna d' autunno «caldissimo», spingendo sui temi cari ai 5 Stelle.
Di Maio sa bene che la formula «due pesi due misure», rimproverata ai magistrati in riferimento alle indagini per il ponte di Genova, può essere usata contro di lui. Fu lui stesso a twittare che Alfano si doveva dimettere «entro cinque minuti», quando l' allora ministro ebbe l' avviso di garanzia per abuso di ufficio.
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Oggi non più: il ministro può rimanere al suo posto. Ma una volta assicurata la solidarietà sostanziale a Salvini, Di Maio aggiunge: «Noi non attacchiamo i pubblici ministeri». In una linea di continuità con un Movimento da sempre vicino ai magistrati (vedi Nino Di Matteo e Piercamillo Davigo).
E che l' ha visto contrapposto a Berlusconi, non a caso tornato sulla scena proprio in soccorso di Salvini. A questo si aggiunga che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non ha affatto gradito le risposte sprezzanti di Salvini nei confronti del magistrato e il vicepremier M5S non può non tenerne conto.
Salvini e Di Maio sono destinati a fare ancora un tratto di strada insieme, breve o lungo che sia. Ma le «convergenze parallele» dei due sono destinate a essere contrappuntate da non pochi ostacoli e allontanamenti, che sia un gioco delle parti o una vera diversità.
Ieri Di Maio ne ha dato un saggio. Spiegando, in modalità dialogante, che «se l' Europa desse segnali di aiuto potremmo ravvederci». E annunciando che il «no way» australiano, ovvero la linea di tolleranza zero verso gli immigrati, «non è nel contratto di governo».
Parole che arrivano sulla scia della nota dei capigruppo con la quale il Movimento prendeva le distanze dall' incontro che Salvini terrà domani con il premier ungherese Orban.
L' altra preoccupazione del leader dei 5 Stelle è quella di tenere testa allo strapotere mediatico di Salvini, abilissimo nel manovrare i social e nel cavalcare le emergenze. Il timore è che a settembre il leader leghista usi come un ariete il decreto sicurezza e la legittima difesa.
Per questo ieri Di Maio ha lanciato la sua campagna di autunno. Annunciando l' impegno in una serie di temi che non sono tanto del governo, quanto del Movimento 5 Stelle.
Naturalmente c' è il tema favorito dai 5 Stelle, ovvero quello dei «privilegi», per i quali si prevede un' ulteriore stretta: e quindi si riaffronteranno le «pensioni d' oro», i vitalizi degli ex senatori, le doppie indennità dei parlamentari e le auto blu.
Ma ci saranno anche il «daspo per i corrotti», il reddito di cittadinanza e il superamento della Fornero. Zero o poche citazioni, invece, per la flat tax e la sicurezza. Perché è su questo, sulla ribalta mediatica e sui soldi necessari per portare a casa le misure identitarie dei due Movimenti, che si giocherà la campagna d' autunno.