CHI SE LA PRENDE LA RESPONSABILITÀ DI PORTARE L’ITALIA A UNO SCONTRO FINALE CON L’EUROPA E I MERCATI? NON LUIGI DI MAIO, QUESTO È CERTO - IL LEADER DEL M5S HA CAPITO DI NON AVERE UN FUTURO POLITICO SE QUESTO GOVERNO DOVESSE ANDARSI A SCHIANTARE - ECCO PERCHÉ HA LASCIATO SALVINI A TUONARE PROCLAMI E A RISPONDERE A BRUTTO MUSO AGLI AFFONDI DEGLI EURO-BUROCRATI...
1 - DAGONEWS
Chi se la prende la responsabilità di portare l’Italia a uno scontro finale con l’Europa e i mercati? Non Luigi Di Maio, questo è certo. Il leader del M5S ha capito di non avere un futuro politico se questo governo dovesse andarsi a schiantare. Il limite dei due mandati, regola aurea del Movimento, chiuderebbe con molta infamia e poca loda la sua esperienza da leaderino. Meglio restare in pista e ballare ancora, magari portando l’esecutivo, tra una promessa e una retromarcia, fino a fine legislatura.
Per sopravvivere politicamente, Di Maio deve evitare che la barca affondi. Ecco perché ha lasciato Salvini a tuonare proclami e a rispondere a brutto muso agli affondi degli euro-burocrati. Non vuole essere additato come l’incendiario che ha consegnato il Paese alle fiamme dello spread e al furore dei mercati. Un passo indietro, prudenza e qualche silenzio in più. Luigino prova a lasciare il cerino acceso nelle mani Salvini. E sarebbe la prima volta...
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO
2 - L'APERTURA DI CONTE: PRONTI A RIMODULARE LE MISURE DI BILANCIO
Diodato Pirone per “il Messaggero”
Nervi tesi, ieri, a Roma. A ventiquattr' ore dalla bocciatura della manovra da parte della Ue, dal governo sono stati lanciati segnali di tono diverso verso Bruxelles. Concilianti e con qualche apertura da parte del premier Giuseppe Conte e dal ministro dell' Economia Giovanni Tria. Litigiose, invece, almeno in superficie, le reazioni del vicepremier Matteo Salvini e puntute quelle di Luigi Di Maio.
Sarebbe prematuro attribuire al governo italiano la volontà di ricorrere con Bruxelles alla classica tattica delle risposte buone e cattive con l' obiettivo di ottenere un qualche sconto.
La partita sarà lunga e non priva di colpi di scena perché la Ue ha scelto di percorrere la strada dell' infrazione sul debito che è quella più dura per l' Italia. Un ruolo decisivo, poi, l' avrà la diplomazia dei governi con l' Ecofin (il club dei ministri dell' Economia dei 27 paesi Ue) e l' Eurogruppo (la sede delle decisioni dei 19 ministri dell' Economia dei paesi aderenti all' euro) che esamineranno il dossier Italia.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Finora però nessun governo europeo, neanche l' Ungheria anti-migranti guidata da Viktor Orban, ha concesso credito alla posizione italiana. Il nodo da sciogliere è chiarissimo: Bruxelles chiede che l' Italia rispetti l' impegno a non alzare deficit e debito e che scriva nei suoi piani una cifra più bassa rispetto al +0,8% di Pil di aumento del deficit fissato con la finanziaria in discussione in Parlamento.
LA MINOR SPESA
Roma per ora mantiene il punto ma fa capire che potrebbe rimodulare la manovra.
Questo è il verbo che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha usato ieri in Parlamento dove è stato chiamato a spiegare cosa sta succedendo con Bruxelles. In soldoni, rimodulare vuol dire far partire più tardi, nel corso del 2019, il Reddito di Cittadinanza e il via libera ai pensionamenti anticipati, insomma spendere qualche miliardo in meno rispetto ai 17 stanziati per queste misure. Ma il governo di Roma, con le elezioni europee in vista, non intende rinunciare a sbandierare il trofeo del deficit al 2,4%, frutto dell' aumento delle spese dello 0,8 per cento.
salvini e di maio murales by tvboy
A Bruxelles vogliono fatti. Ma soprattutto non si fidano granché neanche i mercati che anche ieri hanno mantenuto lo spread sopra quota 300 e neanche i risparmiatori e i grandi investitori tiepidissimi nell' acquistare nuovi Buoni del Tesoro.
Come si è tradotto questo scenario sul fronte delle parole? Come detto, Conte ha utilizzato in parlamento il verbo rimodulare. la tesi del premier è stata già centellinata mille volte anche se nessuna istituzione tecnica, dalla banca d' Italia al Fondo monetario internazionale, l' ha dichiarata valida: aumentando le spese faremo ripartire il Pil e così il debito scenderà.
LA RACCOMANDAZIONE
Conte ha poi specificato che «in caso di procedura chiederemo tempi lunghi di attuazione». Una affermazione letta come un'ammissione che l' Italia potrebbe essere chiamata ad affrontare le sanzioni Ue. Qualche dubbio l' ha mostrato anche Tria che al Senato si è detto preoccupato: «Se l' aumento dello spread persistesse nel tempo la traslazione sui tassi praticati dalle banche sui mutui potrebbe risultare più significativa», ha detto Tria. Che poi ha aggiunto un dettaglio assai utile alla rimodulazione della manovra: «Il disegno delle misure della legge di Bilancio è ancora in via di definizione». Infine ha aggiunto: «Le novità ci saranno quando la trattativa sarà stata avviata».
I toni cambiano analizzando il linguaggio dei protagonisti politici della partita. Ieri Matteo Salvini ha usato termini pesantissimi. In un comizio a Nuoro ha affermato che la Ue ha «rotto le scatole». E al commissario Ue Pierre Moscovici che ha sottolineato che «l'Italia giocando a tennis non ha sfiorato la linea del campo ma ha lanciato la palla sugli spalti e dunque dobbiamo trovare una intesa sulle regole ma senza una trattativa da mercanti di tappeti», Salvini ha risposto che «gli italiani non sono accattoni. Basta con gli insulti la pazienza è finita». In punta di fioretto, invece, l' intervento di Luigi Di Maio che a Piazzapulita su La 7 ha gettato acqua sul fuoco: «No al muro contro muro, miriamo ad appianare i contrasti con l' Ue».