DA "LEGALITÀ! LEGALITÀ!" A ''LEGA! LEGA!'' IL PASSO È BREVE - DI MAIO: ''LA SENTENZA? RIGUARDA BOSSI NON SALVINI''. IL CHE OVVIAMENTE È FALSO: PURE MATTEO USÒ QUEI RIMBORSI OTTENUTI ILLEGALMENTE - IL LEGHISTA INVOCA L'INTERVENTO DEL COLLE: ''SENTENZA POLITICA'', E OVVIAMENTE I MAGISTRATI SI INFURIANO - SE LA COLPA È DI ''CHI C'ERA PRIMA DI ME 10 ANNI FA'', PERCHÉ NON AGISCE IN PROCESSO PER NON FAR CADERE IN PRESCRIZIONE UN'ALTRA CONDANNA DI BOSSI E BELSITO?
ANCHE SALVINI USÒ I FONDI DELLA REGA RUBATI DA BOSSI E BELSITO, PUR SAPENDO CHE STAVANO PER ESSERE SEQUESTRATI
1. «ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA» SALVINI VUOLE SALIRE AL COLLE TENSIONE CON CSM E TOGHE
Dino Martirano per il Corriere della Sera
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini
Dopo una giornata passata tutta in difesa, dalla cabina di comando della Lega viene autorizzato un ruvido contropiede, con la richiesta di un incontro urgente con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Perché - azzarda il partito di Matteo Salvini - la sentenza della Cassazione sulla restituzione dei 49 milioni di rimborsi elettorali incassati e non giustificati dal Carroccio costituisce «un gravissimo attacco alla democrazia, una sentenza politica senza senso giuridico per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un' azione che non ha precedenti in Italia e in Europa...». Dall' Estonia, dove è in visita ufficiale, il capo dello Stato non commenta in alcun modo.
L' attacco della Lega contro i magistrati segue un' escalation.
Così dal Palazzo dei Marescialli - sede del Consiglio superiore della magistratura di cui Sergio Mattarella è il presidente - arrivano valutazioni «di seria preoccupazione» per i «toni inaccettabili» utilizzati dalla Lega contro i giudici della Suprema Corte di Cassazione.
E il presidente dell' Anm, Alcide Maritati, aggiunge che «si possono criticare le sentenze ma non attaccare i giudici perché questo è in contrasto con il principio di separazione dei poteri». Per il Pd parla Michele Anzaldi che definisce «grave la richiesta di tirare in ballo il capo dello Stato» e chiede a Salvini e al premier Conte di smentire.
luigi di maio e matteo salvini
Benzina sul fuoco per la Lega che azzarda perfino un paralello con l' autocrate Erdogan: «Solo in Turchia, nei tempi moderni, un partito democratico votato da milioni di persone è stato messo fuorilegge attraverso la magistratura». Sullo scontro con la magistratura, e sui 49 milioni, pesa il silenzio del M5S, rotto solo a tarda sera da Luigi Di Maio: «È uno scandalo che riguarda Bossi e non Salvini. In ogni caso è una sentenza e va rispettata».
Anche volendo essere pignoli, «i soldi spesi in modo poco trasparente sono tra i 300 e i 400 mila euro » e quindi «chiedere il rimborso di tutti i contributi pubblici ricevuti dalla Lega in un periodo di circa 10 anni è chiaramente una sentenza politica». Lungo questa «Linea Maginot» - anticipata dal presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti - si era mosso per tutta la giornata lo stato maggiore della Lega.
Di buon mattino lo staff di Salvini comunica che in giornata «non sono previsti impegni pubblici per il ministro».
Ma poi il vice premier viene intercettato dall' Ansa all' assemblea dell' Ania: «È evidente - risponde - che c' è qualche giudice che fa politica ma non esiste un disegno generale.
Nessuna preoccupazione per questa sentenza bizzarra». Eppure sulle schiene degli impiegati dei gruppi parlamentari della Lega scorre un brivido soltanto a rileggere il passo della sentenza che autorizza i magistrati di merito a recuperare «ovunque sia rinvenuta» la somma di 49 milioni incassata dalla Lega come rimborso elettorale.
Umberto Bossi (condannato con il tesoriere Belsito) se ne sta seduto su una poltroncina del Senato e sceglie una difesa da kamikaze: «Non è un affare che riguarda noi...», fa dire a una sua collaboratrice storica.
Invece, alla Camera, l' ultima generazione della Lega si immedesima nelle parole del ministro dell' Agricoltura Gianmarco Centinaio: «Ragazzi mi state chiedendo cose che io non conosco, all' epoca ero un piccolo militante. È strano però che la sentenza arrivi ora, ci colpiscono perché diamo fastidio...».
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 4
In Transatlantico si fa vedere anche il sottosegretario all' Interno Nicola Molteni che sdrammatizza frugandosi nella tasche: «Ecco, sto cercando le monetine...». Al Senato, Roberto Calderoli, la «mente» che nel 2017 si adoperò per traghettare la «Lega Nord per l' indipendenza della Padania» verso la «Lega per Salvini premier» non risponde sul «nuovo soggetto giuridico». Che dovrebbe poter frenare la caccia al tesoro smarrito dal Carroccio.
2. SALVINI E I MAGISTRATI
Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera
«È una sentenza politica, siamo l' unico partito europeo che si vuole mettere fuori legge per sentenza giudiziaria»: peggiorare le parole del ministro Salvini sulla Cassazione era già arduo, ma c' è riuscita la Lega immaginando ieri l' inimmaginabile, e cioè di poter salire al Quirinale e usare il capo dello Stato quasi come irrituale grado d' appello contro una sentenza sgradita.
FRANCESCO BELSITO E RENZO BOSSI jpeg
La reazione di Matteo Salvini all' ammissibilità in Cassazione del sequestro dei 49 milioni di finanziamento pubblico alla Lega Nord, provento della truffa allo Stato costata in primo grado la condanna a Bossi e all' ex tesoriere Belsito, pareva già un record di analfabetismo istituzionale: lo strappo non «solo» di un segretario di partito, ma addirittura di un ministro dell' Interno che - alla faccia del «governo del cambiamento», e facendo impallidire persino il Berlusconi d' annata - proclama che i giudici della Corte suprema italiana non sono imparziali ma, mossi da pregiudizio personale, abusano della propria funzione per perseguire finalità politiche tecnicamente eversive quali quella (attribuita loro da Salvini) di «mettere fuori legge per sentenza» un partito votato da milioni di cittadini.
FRANCESCO BELSITO CON UMBERTO BOSSI
Solo la narcosi imperante può far sorvolare sul fatto che Salvini minacci «querele a chi mi tira in ballo», ma non si faccia scrupoli ad attribuire ai giudici della Cassazione la commissione di un reato; o che scarichi su «chi c' era prima di me 10 anni fa» nella Lega, ma intanto a Milano non sporga contro «chi c' era 10 anni fa» la querela indispensabile a non fare estinguere in Appello un' altra condanna di Bossi e Belsito per aver usato soldi del partito a fini privati.
Ma è forse più impellente domandare al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dirigente di quel Movimento 5 Stelle che da sempre dichiara di fondarsi sulla «legalità», se iscriva le parole di Salvini in quei «principi di autonomia, imparzialità e terzietà della magistratura» che il Guardasigilli pochi giorni fa prometteva al Csm di voler consolidare. E poiché tace pure la presidenza del Consiglio, titolare dell' interesse dei cittadini a contare su giudici imparziali (e perciò parte civile nei processi a toghe imputate d' aver svenduto la propria funzione), anche Giuseppe Conte alimenta un dubbio: sui giudici italiani il premier "avvocato degli italiani" la pensa come il suo ministro dell' Interno?
3. LEGA: ANM, INCOSTITUZIONALE EVOCARE COLLE
(ANSA) - "I magistrati non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, nè perseguono fini politici". Ed "evocare un possibile intervento del Capo dello Stato nella vicenda risulta essere fuori dal perimetro costituzionale". L'Anm risponde alla critiche della Lega, dopo la sentenza della Cassazione relativo al sequestro dei fondi, in una nota della giunta che ribadisce quanto già affermato ieri singolarmente dal presidente, Francesco Minisci, e da vari esponenti.
4. LEGA: PROCURATORE GENOVA, 'NON È PROCESSO POLITICO'
(ANSA) - "Non si tratta di un processo politico. Come non lo sono i procedimenti fatti dalla procura di Genova per fatti che coinvolgevano esponenti di altri partiti. Qui è parte civile il parlamento italiano". In serata il procuratore di Genova Francesco Cozzi torna a parlare del sequestro dei fondi della Lega. "Si tratta solo di problemi tecnici, procedurali. Per questo ci siamo rivolti alla Cassazione, perché i nostri uffici seguono la vicenda esclusivamente sotto un profilo tecnico".