1- LA VERA PARTITA, COME SEMPRE IN ITALIA, SI GIOCA CON LA MAGISTRATURA. I PEZZI GROSSI DI FINMECCANICA, BEN ILLUMINATI DAI SERVIZI DEVIANTI, SANNO CHE ALLA PROCURA DI NAPOLI STA PER FINIRE L’ORA DI RICREAZIONE. QUELLA IN CUI SI INDAGA IMPUNEMENTE SUL COLOSSO ITALIANO DELLA DIFESA: COLANGELO, NUOVO PROCURATORE CAPO 2- COME E’ STATO UCCELLATO L’ALTRO CANDIDATO PAOLO MANCUSO: DALLA PROCURA DI PALERMO ANTONINO INGROIA E NINO DI MATTEO SPEDISCONO UN PLICO BOMBASTICO AL CSM POCHE ORE PRIMA DELLA VOTAZIONE DEL PLENUM E IL CANDIDATO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA, OTTIMO AMICO DI BELLA NAPOLI, VIENE UCCELLATO SUI SERVIZIETTI DEGLI AMICI MORI MARIO E DE DONNO GIUSEPPE, CHE LO HANNO RACCOMANDATO AL RISERVATISSIMO MAURIZIETTO GASPARRI E POI LE LORO TELEFONATE, MA TU GUARDA, SONO STATE REGISTRATE E MANDATE AL CSM AL MOMENTO BUONO 3- DAGOSPIA AVEVA SCODELLATO LA TELEFONATA A FAVORE DELLA CANDIDATURA MANCUSO DEL BANANA IN PERSONA E SU TUTTA LA VICENDA SCENDE L’OMBRA DEI SERVIZI

1 - MANCUSO INGROIA IL BOCCONE AMARO E COLANGELO SPICCA IL VOLO...

Carlo Tarallo per Dagospia


Che cosa avrà pensato ieri sera Giorgio Napolitano, presidente del Csm, quando la candidatura di Paolo Mancuso al vertice della Procura di Napoli è stata ritirata, azzoppata dalle carte inviate a Palazzo dei Marescialli dalla Procura di Palermo? E chi lo sa. Quello che si sa è che di Mancuso Bella Napoli è amico da sempre oltre che (saltuariamente) vicino di ombrellone in Sicilia.

Ma l'attuale Procuratore di Nola, toga rossa per eccellenza, esponente di spicco di Magistratura Democratica, non ce l'ha fatta a coronare il suo sogno: il nuovo Procuratore capo di Napoli è infatti Giovanni Colangelo (Unicost), proveniente da Potenza. Una scelta che il plenum del Csm ha preso ieri sera al termine di una giornata che resterà nella storia della magistratura italiana per i misteri, i livori, gli spifferi, gli accordi e i disaccordi che l'hanno caratterizzata e che Dagospia, nelle scorse settimane, aveva riportato.

Sono le otto di ieri sera: il plenum è riunito, al Csm l'aria è irrespirabile. In mattinata dalla Procura di Palermo è arrivato un plico: mittenti i pm Antonino Ingroia e Nino Di Matteo. All'interno una bomba: intercettazioni che riguarderebbero un presunto tentativo di Paolo Mancuso di ottenere attraverso il fratello di Maurizio Gasparri, Clemente, (alto ufficiale dei Carabinieri) l'appoggio dei "laici" di centrodestra.

Il "gancio" al quale si sarebbe rivolto Mancuso (non indagato, è bene precisarlo) per ottenere quei consensi sarebbe Giuseppe Di Donno, l'ex braccio destro del generale Mario Mori (anche lui sarebbe coinvolto nella vicenda). Intercettazioni compiute nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia che, secondo la Procura di Palermo, andavano doverosamente trasmesse al Csm.

Il plico viene secretato, ma le indiscrezioni sul contenuto circolano: Magistratura Democratica e Movimento per la giustizia ritirano la candidatura di Mancuso. Anche Corrado Lembo (Magistratura Indipendente, procuratore a Santa Maria Capua Vetere) si ritira, e Colangelo ottiene la nomina. Ma Palazzo dei Marescialli non trova pace: quegli atti spediti da Palermo finiscono infatti all'attenzione della Prima Commissione, che stamattina ha nominato l'indipendente Paolo Corder relatore della pratica.

L'atmosfera è incandescente: da una parte si dovrà appurare se sussistono elementi per l'apertura di un procedimento per incompatibilità funzionale nei confronti di Paolo Mancuso: dall'altro lato occorrerà verificare se la trasmissione degli atti da Palermo al Csm fosse un atto dovuto oppure no. E' questo infatti un altro fronte che resta aperto: secondo alcuni addetti ai livori, Ingroia e Di Matteo avrebbero potuto risparmiarsi la fatica di inviare a Roma le intercettazioni che riguarderebbero Mancuso, visto che il procuratore di Nola non è indagato;

sul versante opposto si sostiene che i pm di Palermo erano invece obbligati ad agire in questo modo da una circolare del Csm che impone la trasmissione di notizie che possono dar vita a procedimenti disciplinari o di incompatibilità ambientale a carico di magistrati a meno che essa non comprometta l'indagine in corso. Anche il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani si occuperà della vicenda.

"Pressioni" sui consiglieri laici di centrodestra per garantire a Paolo Mancuso i voti necessari a diventare Procuratore capo di Napoli? Al di là di ciò che c'è scritto in queste intercettazioni, (e delle smentite di rito degli interessati) intorno alla nomina del successore di Giovandomenico Lepore il tradizionale schema centrodestra-centrosinistra (come Dagoanticipato) era saltato.

Mancuso, infatti, risultava graditissimo come è naturale a tutta la sinistra napoletana: amico di Antonio Bassolino, in ottimi rapporti con i vendoliani (il fratello Libero è stato candidato da Sel alle primarie a Napoli), il suo nome era circolato l'anno scorso come possibile candidato a sindaco di Napoli del centrosinistra. Ma Mancuso, secondo gli spifferi, era graditissimo non solo al Pdl campano, ma anche a Silvio Berlusconi in persona: sarebbe stato proprio il Patonza, lo scorso 17 aprile, a "indirizzare" i laici del Pdl verso la "toga rossa", stoppando un accordo ormai sancito tra Unicost e Magistratura Indipendente, pronti a sostenere Colangelo.

Un colpo di scena "controstoppato" dai legaioli maroniti: Ettore Albertoni, "laico" del Carroccio, si sfilò all'ultimo momento e fece tornare di nuovo tutto in bilico. Era il giorno della precedente riunione del plenum, quella finita con un rinvio fortemente voluto dai sostenitori di Colangelo e osteggiato da quelli di Mancuso. Finì 15 a 7 (3 astenuti) per il rinvio, e si capì che per Paolo Mancuso la strada era tutta in salita nonostante l'astensione dei tre laici di area Pdl.

I togati di Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia e il laico del Pd Guido Calvi infatti ruppero gli schemi e si opposero al rinvio: fu il segnale che il fronte sinistrato si era definitivamente infranto. Ma Mancuso non aveva abbandonato le speranze. Fino a ieri sera, fino a quando il colpo di cannone proveniente da Palermo ha affossato definitivamente la sua candidatura. E ora?

E ora la storia non finisce certamente qui: stamattina Magistratura Democratica, finita al centro di questa incredibile tarantella, ha diffuso una nota in cui pare "scaricare" il suo candidato (fino a ieri sera) e autorevolissimo rappresentante a livello nazionale: "Se dovesse essere confermato - recita il documento - che il pm Paolo Mancuso avrebbe richiesto l'intervento a personaggi delle istituzioni, notoriamente indagati o imputati per fatti gravi, per ottenere l'appoggio di alcuni membri laici del Csm per la nomina a Procuratore della repubblica di Napoli, si sarebbe certamente di fronte ad una violazione del codice etico dei magistrati. Data l'attuale incertezza sui fatti, non è possibile formulare una valutazione esaustiva sul caso in questione".

E Colangelo? Il "benvenuto" a Napoli non è certamente dei migliori: il suo predecessore, Giovandomenico Lepore, stamattina ha rilasciato una dichiarazione che ha fatto saltare sulla sedia mezzo Csm: "Sulla vicenda Mancuso non entro nel merito perché non conosco gli atti, ma il Csm ha perso ulteriormente credibilità. Non so cosa sia stato sbandierato - aggiunge Lepore - ma la coincidenza tra gli scritti anonimi e la decisione del Consiglio superiore e' molto pericolosa e mi sa di qualcosa che era stato prestabilito". Scritti anonimi? Ma il plico è firmato è timbrato: mittenti i pm di Palermo Ingroia e Di Matteo. E allora perché qualcuno continua a parlare di esposto anonimo, di dossier e di corvi? E che ne dice Napolitano? E il Ministro della Giustizia Paola Severino (napoletana) come intende affrontare questo megabordello? Ah saperlo...

2 - NAPOLI STOP A MANCUSO PER UNA INTERCETTAZIONE
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

Napoli ha un nuovo procuratore, ma la magistratura romana e i rapporti tra politica e amministrazione della giustizia hanno nuovi veleni o «nubi» (come sono state definite ieri al Consiglio superiore della magistratura) con cui fare i conti. A guidare l'ufficio giudiziario più grande d'Italia, dove s'indaga sulla camorra ma anche - per citare solo le inchieste rumorose più recenti - sulle relazioni pericolose tra Berlusconi, Lavitola e Tarantini, sarà l'attuale procuratore di Potenza Giovanni Colangelo, nominato con 22 voti a favore e 2 astenuti. La quasi unanimità. Strano, visto che era in lizza con altri due candidati: Paolo Mancuso, procuratore di Nola sostenuto dalla sinistra, e il capo degli inquirenti di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo.

Ma ieri sera a sorpresa, al momento del voto, i rappresentanti di Area, gruppo che riunisce «verdi» e Magistratura democratica (corrente a cui appartiene Mancuso), hanno ritirato la candidatura del procuratore di Nola. Ufficialmente perché ricercavano una nomina unitaria per un ufficio tanto delicato, che Mancuso non avrebbe raggiunto. Ma è verosimile che sul clamoroso e inusuale gesto abbiano influito le carte segrete che nei giorni scorsi sono arrivate al Csm dalla Procura di Palermo.

Nell'inchiesta sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, nella quale sono inquisiti tra gli altri l'ex capitano dei carabinieri De Donno e il generale in pensione Mario Mori, i pm siciliani hanno ascoltato telefonate da cui è emerso che Mancuso chiedeva a De Donno di intercedere in suo favore, tramite il generale Mori, con il capigruppo del Pdl alla Camera, Maurizio Gasparri, in modo da guadagnare i voti dei laici di centrodestra all'interno del Csm.

In sostanza, una «toga rossa» da sempre nel mirino della destra, avrebbe deciso di sfruttare i suoi buoni rapporti con due investigatori di vecchia data a cui la destra (a cominciare proprio da Gasparri) non perde occasione di manifestare la propria solidarietà rispetto alle indagini palermitane che li riguardano, per superare le prevedibili ostilità della destra nei suoi confronti. Che esito abbiano avuto le richieste di Mancuso dalle intercettazioni non è chiaro.

Nelle scorse settimane, però, la pratica sul nuovo procuratore di Napoli era improvvisamente tornata dal plenum in commissione dopo che s'era capito che almeno un «laico» della destra aveva manifestato l'improvviso orientamento a votare in favore di Mancuso. Il voto fu rinviato, e ieri c'è stato il colpo di scena.

Le carte giunte da Palermo fanno parte di un fascicolo ancora aperto, e dunque sono coperte dal segreto istruttorio. Per questo sono rimaste chiuse nei cassetti del Csm. Ieri c'è stata solo una velata allusione del consigliere Nappi, il quale in virtù della scarsa chiarezza della procedura ha deciso di non partecipare al voto.

Che Mancuso sia un magistrato stimato da Mori e De Donno è noto, tanto che Mori lo chiamò a testimoniare in suo favore nel processo in cui era imputato (poi assolto) per la mancata perquisizione al covo di Riina. Così come è noto che Mancuso si ritiene oggetto di una campagna calunniatoria a suo giudizio opera di appartenenti ai servizi segreti, dei quali Mori e De Donno hanno fatto parte come direttore e capo di gabinetto del Sisde.

 

 

 

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