melillo procura milano

LE MANI SULLA GIUSTIZIA – PER LA SUCCESSIONE DI BRUTI LIBERATI ALLA GUIDA DELLA PROCURA DI MILANO, LA PIÙ “PERICOLOSA” D’ITALIA, IL GOVERNO RENZI PUNTA SU GIOVANNI MELILLO – L’EX PROCURATORE AGGIUNTO DI NAPOLI È IL CAPO DI GABINETTO DI ORLANDO E IL VERO DOMINUS DI VIA ARENULA

Giulio Zannini per “Libero Quotidiano

TRIBUNALE DI MILANO
TRIBUNALE DI MILANO

 

Cappello renziano sulle toghe milanesi. La Procura della Repubblica di Milano potrebbe finire sotto il controllo di un «fidatissimo» del premier Matteo Renzi. Con l' uscita di scena dell' ormai ex capo, Edmondo Bruti Liberati, a Palazzo Chigi stanno studiando il blitz. Ieri sono scaduti i termini per presentare le candidature e nella lista dei 10 magistrati in corsa per una delle poltrone più importanti spunta Giovanni Melillo, il capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

 

Tra gli altri pretendenti spiccano i nomi degli attuali procuratori aggiunti Ilda Boccassini, Francesco Greco e Alberto Nobili.

ANDREA ORLANDO MATTEO RENZIANDREA ORLANDO MATTEO RENZI


L' indiscrezione - rimbalzata dalla carta stampata al web ieri - fa rumore. Tra candidati interni e renziani, tuttavia, potrebbe avere la meglio un «papa straniero». Tra i magistrati in pista e oggi lontani da Milano risultano Nicola Gratteri, oggi procuratore aggiunto a Reggio Calabria e in passato spinto dallo stesso premier per il posto da Guardasigilli poi assegnato a Orlando. Tra gli altri «esterni», il numero uno dei pubblici ministeri di Trento, Giuseppe Amato. A questi nomi si sono uniti quelli dei procuratori di Novara, Francesco Saluzzo e di Nuoro, Andrea Garau e dell' aggiunto di Bergamo Massimo Meroni. E poi il giudice della Corte penale internazionale, Cuno Tarfusser.

GIOVANNI MELILLOGIOVANNI MELILLO


La scelta finale spetta al Consiglio superiore della magistratura che da ora sta già passando al setaccio tutte le candidature arrivate a palazzo dei Marescialli. Da ieri sino alla nomina del nuovo procuratore, l' ufficio milanese sarà guidato dall' aggiunto più anziano Pietro Forno. E i tempi per l' arrivo del successore di Bruti difficilmente saranno brevi. È possibile che si arrivi sino a gennaio per la proposta della Commissione per gli incarichi direttivi.


Da ieri in pensione dopo 45 anni di toga, Bruti Liberati ha lasciato il suo testamento sabato in una intervista al Corriere della sera. «Aver ritrovato in azione, proprio nella vicenda Expo, personaggi già condannati ai tempi di Mani pulite mi fa pensare che tutti questi anticorpi non ci siano nemmeno qui» a Milano, ha detto. La magistratura, ha sottolineato, oggi è «realmente indipendente, più preparata tecnicamente e più cosciente delle conseguenze delle proprie decisioni sul piano politico, economico e sociale. Non è un buon magistrato quello che si fa carico delle compatibilità economiche delle sue iniziative, ma nemmeno quello che non si rende conto del contesto in cui si muove, una società in rapida evoluzione, in un inedito contesto multiculturale».

IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE


L' ultimo atto della carriera di Bruti Liberati è stato scritto dalla Corte di cassazione: la procura generale di piazza Cavour ha chiesto il «proscioglimento» dell' ex toga per la vicenda legata al fascicolo Sea Serravalle «dimenticato» dallo stesso Bruti in cassaforte. Ad accusarlo di insabbiamento era stato il suo ex aggiunto, Alfredo Robledo (poi trasferito a Torino).
 

ILDA BOCCASSINIILDA BOCCASSINI

Sul caso il Csm si pronuncerà nei prossimi mesi. Restano un po' di ombre. E proprio questa vicenda potrebbe favorire la scelta di un successore nel solco della discontinuità.
Ne potrebbe approfittare l' esecutivo Renzi, per sponsorizzare il «trasloco» a Milano di Melillo.

 

NICOLA GRATTERINICOLA GRATTERI

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…