pnrr recovery raffaele fitto giorgia meloni

LE MANI DI PALAZZO CHIGI SUL PNRR – LA CORTE DEI CONTI ACCUSA LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DI ESSERSI ASSEGNATA TROPPI POTERI NEL DECRETO CHE RIMODULA IL RECOVERY – L’ALLARME DELLE TOGHE SULLE ISPEZIONI E I CONTROLLI CHE LA STRUTTURA DI MISSIONE AFFIDATA A FITTO POTRÀ CONDURRE NEI CONFRONTI DEI “SOGGETTI ATTUATORI”: “NON APPARE COERENTE CON L’AUTONOMIA COSTITUZIONALE DEGLI ENTI LOCALI” – ALTRA “PICCONATA” DELLA MAGISTRATURA CONTABILE: SONO STATI RIDOTTI I FONDI PER LA SANITÀ…

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

raffaele fitto giorgia meloni

Le mani di Palazzo Chigi sul Pnrr. Così invasive da travalicare i limiti previsti dalla Costituzione. Tentacolari, fino a ledere l’autonomia di Regioni, province e Comuni. Eccolo il grande azzardo che emerge dal decreto voluto da Giorgia Meloni e dal suo fedelissimo Raffaele Fitto. Obiettivo, controllare il Piano nazionale di ripresa e resilienza da 194,4 miliardi.

 

Lo scrive la Corte dei Conti: la destra al governo ha forzato la mano. In una memoria depositata in Parlamento, la magistratura contabile lancia l’allarme sulle ispezioni e i controlli a campione che la Struttura di missione - la “stanza dei bottoni” della presidenza del Consiglio - potrà condurre nei confronti dei soggetti attuatori e delle amministrazioni centrali titolari delle misure del Piano: ministeri, enti locali, partecipate di Stato che realizzeranno le grandi infrastrutture finanziate dai fondi Ue.

 

GIORGIA MELONI E LA CORTE DEI CONTI - VIGNETTA BY ROLLI

L’esecutivo vuole verificare come l’attuazione degli investimenti e delle riforme viaggi in parallelo alla programmazione concordata con l’Europa; ma sono gli strumenti scelti a essere definiti, di fatto, illegittimi.

 

Perché, ammoniscono le toghe, il potere ispettivo «non appare coerente con i compiti di mero coordinamento attribuiti dall’articolo 95 della Costituzione alla presidenza del Consiglio dei ministri, presso la quale la predetta Struttura è allocata».

 

Un vulnus che, si legge in un altro passaggio del documento, «appare ancor più evidente in caso di esercizio del potere ispettivo nei confronti di Regioni o enti locali, in ragione del principio costituzionale di autonomia che governa i rapporti tra questi e le amministrazioni centrali». Insomma, Palazzo Chigi in versione Grande fratello. Un nuovo atto della centralizzazione del Pnrr che la premier ha perseguito fin dall’insediamento, con lo “scippo” dei poteri al ministero dell’Economia. Voluto e ottenuto, anche con il silenzio-assenso di Giancarlo Giorgetti.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto

Ma le “picconate” della Corte non finiscono qui. Anche le diramazioni del controllo sui territori presentano forti criticità: la decisione di istituire una cabina di regia presso ogni prefettura rischia di generare un ingorgo se non si definiranno meglio «compiti, ruoli, responsabilità e modalità di raccordo » con il “cervellone” centrale[…]

 

La matita rossa della Corte si fa sentire anche sulla parte relativa alle coperture del decreto. Evidenzia i tagli alla sanità. «Oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle risorse», le forbici tagliano anche gli investimenti già avviati dalle Regioni. Un raffica di rilievi sulla relazione tecnica che, annotano i magistrati, «si limita a fornire gli elementi di sintesi delle valutazioni condotte per pervenire alla stima delle risorse Pnrr da integrare ».

 

CORTE DEI CONTI A ROMA

[…]  È così confuso il quadro finanziario che sui conti pubblici aleggia un dubbio. Meglio, una zavorra: in futuro potrebbero essere necessari «integrazioni degli stanziamenti di spesa» In aggiunta ai 16 miliardi che il governo ha dovuto recuperare a colpi di tagli per finanziare i nuovi progetti e una parte di quelli che non potranno più contare sul Pnrr. Il conto lo pagheranno i ministeri, le Regioni e i Comuni: a loro sono stati imposti sacrifici e controlli.

 

Meno ospedali, per la stretta sulla sanità. I cantieri delle ferrovie più lenti, per la scelta di asciugare il Fondo “anti inflazione”. Persino il rinvio dei fondi per la ricostruzione post terremoto. Ha deciso tutto Palazzo Chigi. Con le sue “mani”.

raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?

giorgia meloni gioventu meloniana

DAGOREPORT -  NEL GIORNO DELLA MEMORIA LA MELONI HA SORPRESO FACENDO UNA BELLA ACROBAZIA SUL FAMIGERATO VENTENNIO: “SHOAH, UNA TRAGEDIA OPERA DI NAZISTI CON COMPLICITÀ FASCISTA” - LA DUCETTA CERCA DI EVOLVERSI IN SENSO LIBERALE? PROSEGUIRÀ TOGLIENDO LA “FIAMMA TRICOLORE” POST-FASCISTA DAL SIMBOLO DI FDI? - INTANTO, UNA DICHIARAZIONE CHE DIMOSTRA COME L’UNDERDOG ABBIA GRAN FIUTO POLITICO E  CAPACITÀ DI MANOVRA PER NEUTRALIZZARE LO ZOCCOLO NOSTALGICO DI FRATELLI D’ITALIA - SECONDO: DI FRONTE ALLA IMPETUOSA AVANZATA DELLA TECNODESTRA DI MUSK E TRUMP, LA CAMALEONTE GIORGIA HA CAPITO CHE NON HA ALCUN BISOGNO DI METTERSI IL FEZ IN TESTA. QUINDI VIA DI DOSSO NON SOLO LE SCORIE DEL FASCISMO, A CUI LA SINISTRA SI ATTACCA PER SPUTTANARLA, MA ANCHE MANDANDO IN SOFFITTA POPULISMO E SOVRANISMO E CAVALCARE L’ONDA DELLA TECNODESTRA - L’ABILITÀ DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA È DI SAPER GIRARE LA FRITTATA SEMPRE A SUO FAVORE, AVVANTAGGIATA DA UN’OPPOSIZIONE EVANESCENTE, ANNICHILITA DALLA SCONFITTA

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA… PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE AD ATTIVARE L'INDAGINE È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…