conte juncker

1. LA MANOVRA VA CORRETTA, JUNCKER CHIEDE MODIFICHE SULLE PENSIONI - MANCANO ANCORA 4 MLD PER AVVICINARE LE POSIZIONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA A QUELLE DEL GOVERNO - CONTE E TRIA INCONTRANO I VERTICI UE A MARGINE DEL G20: SI TRATTA SUL 2% DEL RAPPORTO DEFICIT-PIL- IL PREMIER: "LA PROCEDURA NON CONVIENE A NESSUNO" - TENSIONI M5S-LEGA SUGLI EMENDAMENTI - L'IPOTESI: IL TESTO SUBITO IN AULA PER LA FIDUCIA

Ilario Lombardo per la Stampa

 

CONTE JUNCKER

Il tabù è infranto. E lo conferma con i toni da mite professore che sale riluttante in cattedra di fronte ai giornalisti, Giovanni Tria. Il 2,4 per cento di deficit può essere abbattuto, sacrificato sull' altare della trattativa con Bruxelles. Lo 0,2 è una conquista ormai data per assodata. Ma alla Commissione europea non basta.

 

Ultimo giorno del G20 di Buenos Aires. Giuseppe Conte festeggia i suoi primi sei mesi di governo scambiando con l' India l' organizzazione del meeting dei Venti Grandi per il 2021. Fra tre anni, tanti per scommettere davvero se sarà ancora l' inquilino di Palazzo Chigi. Per ora è a lui che l' Italia si sta affidando per scongiurare la procedura per debito eccessivo che Bruxelles deve solo formalizzare. Ogni giorno è una tacca incisa sul calendario della speranza, ogni giorno l' Italia conquista un morso di credito in più dall' Ue. Ma siamo agli sgoccioli.

CONTE JUNCKER

 

È tempo di calcoli e non più di parole, anche quelle poche che concede Conte, convinto che ogni sillaba in più possa compromettere il negoziato.

 

Nella capitale argentina il piatto forte della colazione al mattino è la manovra italiana.

All' hotel Hilton, dove dormono tutti e quattro, si vedono Conte, Tria, il presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Non ci sono più infingimenti. Entrambi i fronti sanno che l' Italia dovrà mettere mano alle sue due principali riforme.

 

Il ministro del Tesoro ha ricevuto rassicurazioni dai tecnici del ministero e le ha condivise con il premier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini: i miliardi per realizzare la riforma delle pensioni, Quota 100, e il reddito di cittadinanza «sono anche troppi», fa sapere Tria.

 

conte salvini di maio

Basta decisamente meno dei 16 miliardi fissati nella legge di Stabilità. Il governo attende ancora le proiezioni definitive ma è su questa traccia che si sta orientando il dialogo con l' Ue. La disponibilità di Juncker e Moscovici è condizionata però a un intervento deciso che incida soprattutto sulle pensioni. Gli europei non hanno mai fatto mistero di essere terrorizzati dallo smantellamento strutturale della riforma Fornero, un fattore di grande stabilizzazione del bilancio italiano secondo Bruxelles. Una mano tesa alle generazioni più giovani, la definisce Juncker di fronte a Conte.

 

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

Quota cento, la formula ideata dalla maggioranza gialloverde per mandare prima la gente in pensione, costa ancora sulla carta 6,7 miliardi di euro. Ma è una cifra virtuale, spiegano Conte e Tria ai commissari Ue. Si accede su base volontaria e le penalizzazioni, che valgono una fetta di stipendio per chi lascia prima il lavoro, la renderanno meno cara. Anche di 2-2,5 miliardi, se si spingeranno fino in fondo. Salvini ha dato l' ok ma i leghista si aspetta qualche sforbiciata anche sul reddito di cittadinanza. Il sussidio contro la povertà promesso dal M5S pesa 9 miliardi (compresi centri per l' impiego e pensioni di cittadinanza). Non si può fare molto, anche perché Di Maio si oppone a un restringimento della platea che i numeri ancora generici offerti dal Movimento quantificano in oltre 5 milioni di persone. Qualcosa però si può rosicchiare, e si sta ragionando tra i 500 milioni di euro e il miliardo in meno ottenibili irrigidendo i requisiti d' accesso basati sull' Isee, l' indice della ricchezza familiare.

CONTE JUNCKER

 

«Non è una questione di numerini» dice Di Maio, sposando l' adagio di gran voga nel governo negli ultimi giorni.

Tutto diventa possibile ora: anche il 2 per cento. È il massimo che l' Europa vorrebbe concedere. O meglio: vorrebbe fermarsi all' 1,9, che per l' Ue include le risorse destinate al dissesto idrogeologico.

 

Un capitolo di spesa che invece Conte vorrebbe utilizzare per ottenere maggiore flessibilità. Il premier avrebbe provato in tutti i modi a spostare il negoziato sull' ipotesi di restare al 2,4 per cento previsto per il 2019 con la promessa di destinare ogni risparmio a investimenti e crescita. Una proposta inaccettabile per la commissione. «Abbiamo trovato con Juncker quella che potrebbe essere la soluzione finale», annuncia lo stesso il premier. Ma ballano ancora 4 miliardi circa prima di poter parlare di un accordo vero e proprio. Prima che la «medesima barca», su cui Conte immagina l' Italia in viaggio con l' Europa, possa «approdare alla terraferma sicura», perché «la procedura non conviene a nessuno». La possibilità di un naufragio è ancora alta.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

 

 

2. INTESA GOVERNO-BRUXELLES LA MANOVRA ORA VA CORRETTA

Marco Conti per il Messaggero

 

Scendere è più complicato che salire, specie dopo la frenata del pil registrata ieri l' altro dall' Istat. E così a Montecitorio la manovra di Bilancio arranca malgrado l' assenza della riforma delle pensioni e del reddito di cittadinanza dal tavolo della maggioranza che sta preparando gli emendamenti per la commissione Bilancio che sinora ha votato un solo emendamento.

conte juncker 2

 

LA LUCE Il rischio è che la manovra venga mandata direttamente in Aula senza relatore e che venga votata con la fiducia per recuperare il tempo perduto. Il problema del presidente Claudio Borghi e dei sottosegretari al Mef Castelli e Garavaglia non è infatti semplice visto che, per evitare la procedura d' infrazione, occorre tagliare circa sei miliardi e spostare a metà del nuovo anno Reddito e pensioni non basta. A meno che non si metta mano ad un ulteriore taglio da un miliardo e mezzo di spese o si lasci aumentare, in tutto o in parte, l' iva che da sola vale dodici miliardi. In attesa del rientro da Buenos Aires del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro dell' Economia Giovanni Tria, Claudio Borghi - presidente della Commissione Bilancio - ha lavorato sino a notte per cercare di mettere insieme un testo più o meno potabile per la Commissione - che dovrebbe analizzarlo oggi - o per l' Aula che dovrebbe approvare entro venerdì il testo per poi mandarlo al Senato. Il condizionale è d' obbligo viste le difficoltà che M5S e Lega incontrano a riscrivere di fatto la manovra del 2,4% festeggiata sul balcone di palazzo Chigi e che conteneva 21 miliardi di nuovo debito e la promessa di un Reddito da 780 euro al mese. Cambiare la manovra, alla luce dei ripetuti incontri argentini di Conte e Tria con Juncker e Moscovici, e riportare dal 2,4% al 2% il rapporto deficit-pil - compreso lo 0,2% di flessibilità per eventi eccezionali -, non è facile e le tensioni anche ieri non sono mancate.

conte juncker 3

 

A cominciare dal Reddito che, risorse alla mano, potrebbe risultare più basso dei 780 euro a famiglia, passando per il taglio delle cosiddette pensioni d' oro - che il Carroccio continua ad osteggiare - e che Di Maio vuole in un pacchetto unico con Reddito e pensioni da votare al Senato.

 

Dei saldi, ovvero dei «numerini» finali, Conte dice di non aver parlato con Jean Claude Juncker, anche perché il presidente del Consiglio e il responsabile dell' Economia conoscono da tempo le desiderata di Bruxelles. L' obiettivo di «una soluzione concreta» resta sempre quello di evitare la procedura d' infrazione che «ci metterebbe in difficoltà», ammette il premier. Il problema è che la battaglia contro Bruxelles ha fatto perdere settimane e ora è scattata una corsa contro il tempo dovuta non tanto alla necessità del varo della manovra entro il mese, quanto per l' esigenza di arrivare alla sua approvazione prima del 19 dicembre, giorno in cui si terrà la riunione dei ministri economici della zona euro che valuteranno la relazione della Commissione sull' Italia.

 

conte juncker 1

LA CAPRIOLA Dall' ennesimo bilaterale con Juncker - a margine del G20 di Buenos Aires - il presidente del Consiglio ne è uscito raggiante promettendo che oltre «all' interlocuzione tecnica» sulla manovra «ci rincontreremo io e Juncker per recuperare i fili generali della interlocuzione politica» perché «siamo sulla stessa barca». Dopo settimane di scontri, Conte prova in questo modo a far sposare a tutto il governo quella linea che il Quirinale aveva consigliato sin dall' inizio.

 

CONTE JUNCKER

Ovvero che la Commissione non va trattata come una sorta di nemico perché senza la sua sponda il confronto con i governi dell' eurozona rischia di andare molto, ma molto peggio. Mentre Salvini anche ieri ha evitato di esprimersi sulla manovra, Di Maio, conferma la trattativa sul 2% e incrocia le dita nella speranza di riuscire a pagare il Reddito senza decurtazioni - 780 euro - dal mese di maggio, quando si andrà a votare per le elezioni europee.

 

conte juncker

La quadratura del cerchio è però tutt' altro che facile. Al punto che Conte prima nega poi ammette la possibilità di un vertice di maggioranza che potrebbe tenersi questa sera o domani. Un incontro necessario per studiare l' emendamentone che a palazzo Madama - quindi dopo il voto della Camera - riscriverà la manovra inserendovi misure che rispetteranno i saldi concordati con Juncker e le due riforme care ai due vicepremier.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…