SULLA MANOVRA GIÀ VOLANO GLI STRACCI – MANCANO DUE MESI ALLA PRESENTAZIONE DELLA LEGGE DI BILANCIO E NELLA MAGGIORANZA SI LITIGA SULLE PENSIONI – SALVINI RIPROPONE QUOTA 41 IN VERSIONE “LIGHT”. FORZA ITALIA REPLICA CHIEDENDO DI ALZARE LE PENSIONI MINIME – PER GIORGETTI E MELONI RESTA IL PROBLEMA DELLE COPERTURE PER UNA MANOVRA DA 25 MILIARDI. COME DAGO-DIXIT, IL TESORETTO DELLE ENTRATE NON BASTA. E, CON UN DEBITO PUBBLICO CHE SFIORA I 30 MILIARDI, DOVE SI TROVANO LE RISORSE SENZA FARE NUOVO DEFICIT?
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”
A due mesi dalla presentazione della legge di Bilancio, il dibattito agostano dentro la maggioranza è già infuocato. A far discutere i partiti è il cantiere delle pensioni, che anche quest’anno si preannuncia come uno dei nodi più difficili da sciogliere.
Le proposte che spuntano da più parti dimostrano l’attivismo della Lega che non vuole rinunciare a un tema elettorale che la vede impegnata in prima fila da anni. L’impossibilità di portare avanti la vecchia bandierina di Quota 41 – misura bloccata dalla premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti perché troppo onerosa – ha fatto svoltare il Carroccio su una versione light della stessa Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, ma con un ricalcolo contributivo.
GIORGIA MELONI - VIGNETTA DI ALTAN
Un meccanismo che finisce per influire sull’assegno, decurtato da una penalità che secondo la Cgil si aggira tra il 15 e il 30%. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, fedelissimo di Salvini, studia un piano per le pensioni dei giovani: per tappare i buchi contributivi l’idea sarebbe obbligare i lavoratori a versare una parte del Tfr nei fondi pensioni. Ipotesi che sembra però complessa dal punto di vista giuridico, in quanto andrebbe a vincolare per legge una parte della retribuzione.
Da Fratelli d’Italia filtra quella che è la stella polare da seguire: la conferma del taglio del cuneo fiscale e l’attenzione ai conti, soprattutto alla sostenibilità del sistema pensionistico. Giorgia Meloni non vuole creare false aspettative nei cittadini e manda un messaggio agli alleati tramite il capogruppo Tommaso Foti: «La maggioranza non si divida sui temi che la sinistra ritiene fondamentali».
LE MANOVRE FINANZIARIA DAL 2014 AL 2024
Forza Italia prosegue nelle schermaglie quotidiane con i leghisti, e i deputati fanno sapere che se si parla di pensioni, gli azzurri chiedono di alzare gli assegni minimi. […]
Per quanto sia prematuro parlare di cifre, la legge di bilancio si attesterà almeno su un valore di circa 25 miliardi di euro: nel menu troviamo il taglio del cuneo fiscale, le tre aliquote Irpef, il pacchetto per la natalità, i fondi per la sanità, le risorse per i contratti pubblici, i ritocchi alla previdenza, le missioni internazionali e così via.
Con un debito pubblico che sfiora i tremila miliardi di euro, dove si trovano le risorse senza fare nuovo deficit? L’obiettivo di spending review dei ministeri è quello di reperire 2,5 miliardi, ma il target potrebbe salire. Poi, come sempre, si lavora al disboscamento delle agevolazioni fiscali, ma senza traumi. [...]
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani
Capitolo sanatorie. L’allargamento della rottamazione è un classico: prorogare le scadenze o ampliarne il perimetro è una discussione sul tavolo. Dalla riuscita del concordato preventivo biennale dipende la promessa di Leo di ridurre le tasse dei contribuenti con un reddito superiore ai 50 mila euro.
Per concordato si intende l’accordo tra l’Agenzia delle entrate e le Partite Iva in grado di far emergere una parte del reddito nascosto al fisco. Proprio per rendere il concordato più attrattivo, l’esecutivo ha previsto un super sconto per stimolare le adesioni. In ballo ci sono due miliardi di euro di maggiori entrate. Giova ricordare che le entrate straordinarie possono andare a copertura solo di norme temporanee.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
La costruzione della manovra appare complicata come ogni anno, il centrodestra si aggrappa al boom delle entrate – solo a giugno sono aumentate di quasi il 10% – e tra i partiti si è diffuso il sogno di poter utilizzare un tesoretto. Facili entusiasmi spenti da Giorgetti che ha rimandato i conti definitivi quando saranno noti i dati dell’autoliquidazione. Entro il 20 settembre l’esecutivo dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, solo allora sarà tutto più chiaro.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI - DEF - VIGNETTA DI ELLEKAPPA