MARACAS A CARACAS: MADURO DICE NO AL RICONTEGGIO

Rocco Cotroneo per il "Corriere della Sera"

L'opposizione insiste: Nicolás Maduro è un presidente illegittimo. Ma sono con lui i numeri gestiti dalle istituzioni venezuelane forgiate su immagine del chavismo, è lui che ha vinto le elezioni - anche se per un soffio - e quindi ieri pomeriggio è stato proclamato presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela. Ora a tutti gli effetti erede di Hugo Chávez e guida della sua Revolución. È dunque durata lo spazio di una notte l'apertura di Maduro ad una nuova conta dei voti.

Il computo ufficiale resta fermo alla notte di domenica. Sul 99,6 per cento dei voti scrutinati, Maduro ha ottenuto il 50,66 per cento e il candidato dell'opposizione Henrique Capriles il 49,07. La differenza è di appena 235.000 voti. Nella notte lo sconfitto non ha accettato il risultato, parlando di migliaia di casi sospetti nei seggi. Per cui ha chiesto un nuovo conteggio dei voti, «ad uno ad uno».

A favore di una verifica del voto si è detta la Oea, Organizzazione degli Stati americani, per bocca del suo leader, il cileno José Miguel Insulza: «Offriamo l'aiuto di un gruppo di esperti. Ma prima di tutto lanciamo un appello al dialogo nazionale». Analogo appello giunge dall'amministrazione Usa: «La verifica è un passo necessario». Una parte dell'opposizione spinge per una pressione nelle strade e piazze di Caracas, a partire dalle prossime ore.

Nel primo discorso al Paese, Maduro è apparso incerto. La sua è una vittoria con un sapore di bocciatura che pochi si aspettavano. Secondo i primi calcoli, nelle cinque settimane che sono trascorse dalla scomparsa di Chávez, il nuovo leader avrebbe «bruciato» quasi un milione di voti. Cinquant'anni, dal carisma modesto, ma fedelissimo soprattutto sul versante ideologico, Maduro è stato guidatore di autobus e treni del metrò, poi sindacalista e sin dalle origini sostenitore dell'ala socialista del chavismo.

Quella vicina a Cuba e al sogno dell'integrazione latinoamericana, e assai meno ai militari. Perché Chávez l'abbia prescelto, tra decine di ex compagni d'armi della sua lunga epopea, tutti in alte posizioni in Venezuela, è dovuto alla sua immagine di rappresentante legittimo del popolo. Quindi più adatto a raccogliere consensi. Manca la controprova, naturalmente, chissà come sarebbe andata con un altro. Ma l'idea che ieri sia iniziata la fase discendente del chavismo è assai diffusa in queste ore in Venezuela.

Al suo fianco, come primera dama, Maduro avrà la compagna Cilia Flores, altro nome forte del regime. Avvocata, di nove anni più vecchia del marito, conquistò Chávez difendendolo mentre era in galera per il golpe del 1992. La Flores ha poi avuto una carriera propria nel regime, dalla presidenza del Congresso fino all'ultima carica di avvocato generale dello Stato.

Uno dei simboli, dunque, della incerta divisione dei poteri nella democrazia venezuelana, dove la giustizia dipende strettamente dall'esecutivo. Sul reale stato di salute della coppia Maduro, dal punto di vista sentimentale, si sono fatte molte congetture negli ultimi anni. Soprattutto quando il neopresidente era cancelliere, e veniva visto in compagnia di altre donne nei suoi viaggi all'estero. La prospettiva della conquista del potere, come spesso accade, deve aver miracolosamente risolto le incomprensioni della coppia.

 

 

Nicolas Maduro capriles NICOLAS MADUROHUGO CHAVEZ CON LA CHITARRA HUGO CHAVEZ capriles jpegcapriles

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