MARIA “ETRURIA” BOSCHI NON PUO' CIURLARE NEL MANICO: RISPONDA ALLE DOMANDE - BELPIETRO: “PERCHÉ HA VOLUTO INCONTRARE VEGAS, PRESIDENTE CONSOB, E GHIZZONI, AD DI UNICREDIT? PERCHÉ HA ACCETTATO DI FAR ENTRARE IN CASA PROPRIA VINCENZO CONSOLI, AD DI VENETO BANCA? LA QUESTIONE ETRURIA LE STAVA A CUORE E SUO PADRE ERA COINVOLTO”
Maurizio Belpietro per “la Verità”
Matteo Renzi dice che non è un problema se un ministro si intromette nelle operazioni finanziarie di una società quotata. Forse non sarà un problema per lui, ma per il mercato borsistico sì. E lo dovrebbe essere anche per chi ha il compito di vigilare sul corretto funzionamento dell' andamento azionario. In tutto il mondo, e l'Italia non fa eccezione, esiste una normativa molto rigorosa sulla diffusione di informazioni cosiddette price sensitive, ovvero capaci di influenzare l' andamento di un titolo.
Chi dispone di informazioni riservate è privilegiato rispetto ad altri ed è per questo che la legge impone l' obbligo di comunicazione al mercato di informazioni sensibili, perché sulla base di quelle informazioni un risparmiatore può regolare i propri investimenti. Mancare di comunicare operazioni e andamento di una società quando ne si è a conoscenza va contro gli interessi del mercato. E non a caso la legge prevede che ci sia un registro delle persone informate.
E Maria Elena Boschi, ormai è provato, era a conoscenza di informazioni price sensitive: è probabile che lei sapesse che la banca andava male e doveva essere comprata. I risparmiatori no e infatti ci hanno rimesso tutto. Certo, l' ex ministro non ha usato quelle informazioni per guadagnarci, e ci mancherebbe: l' insider trading, cioè trattare azioni avendo a disposizione informazioni riservate, è un reato. No.
La sottosegretaria non ha speculato sul titolo di Etruria, ma si muoveva incontrando amministratori di primari istituti di credito e autorità preposte alla vigilanza, con cui discuteva dell' acquisizione della banca il cui padre era consigliere d' amministrazione e vicepresidente. È questo il suo conflitto d' interessi. La Boschi non aveva alcun titolo per trattare certe faccende, perché la sua delega da ministro della Repubblica si limitava alle riforme costituzionali e alle pari opportunità.
il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 7
Eppure, senza averne titolo, si è intromessa in un' operazione complicata in cui era coinvolta una società quotata, manifestando la propria preoccupazione nei confronti dell' acquisto di Etruria, operazione che, se fosse andata in porto, avrebbe consentito ai 69.000 azionisti della banca di non perdere i propri soldi.
Già un anno prima che la banca venisse commissariata su richiesta dell' organo di vigilanza, il ministro si occupava senza formale ruolo di una vicenda che, come sappiamo tutti, è finita molto male per i risparmiatori. E questo non è essere venuta meno ai propri doveri istituzionali, come negò in Parlamento di avere fatto? Non è essere andata oltre le proprie competenze e aver fatto prevalere gli interessi personali? Perché ha voluto incontrare Giuseppe Vegas, presidente Consob, e Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit?
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Perché ha accettato, lei così attenta a non andare a casa del presidente Consob, di far entrare in casa propria Vincenzo Consoli, amministratore delegato di Veneto Banca? La risposta è nei fatti: la questione di Banca Etruria le stava molto a cuore e suo padre era direttamente coinvolto. L' ex ministro ora dice: mio padre non aveva deleghe e il suo ruolo nella banca era marginale. Ma se così fosse, perché l' amministratore delegato di Veneto Banca è partito da Vicenza per scendere fino a Laterina e incontrare Pierluigi Boschi?
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Perché l' allora ministro segnalò a Giuseppe Vegas che presto il padre sarebbe diventato vicepresidente di Etruria? E a proposito: lei come faceva a sapere che il babbo sarebbe salito di grado, visto che l' assemblea che lo nominò si tenne a maggio?
Insomma, le domande a cui Maria Elena Boschi dovrebbe rispondere sono molte e non può certo pensare di cavarsela dicendo di non aver esercitato alcuna pressione sui suoi interlocutori. Un ministro - peraltro molto vicino al presidente del Consiglio - se va dall' amministratore delegato di una banca o dal presidente della Consob esercita una pressione di per sé, con il proprio ruolo. È evidente che se si reca da chi ha la responsabilità di decidere lo fa perché si augura che la decisione sia presa. Non serve neppure chiedere, basta presentarsi.
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Ma poi, dopo essersi presentato e aver esercitato il proprio potere in seno al governo, se si ha sensibilità politica e rispetto delle istituzioni bisogna trarre le conseguenze dei propri atti e sparire.
Infine, ci sia permessa una breve annotazione. Carlo De Benedetti, editore di Repubblica, nel momento in cui Banca Etruria andava in malora investiva sulle Popolari, scommettendo sulla riforma di quegli istituti.
Così ha guadagnato 600.000 euro mentre decine di migliaia di risparmiatori perdevano i propri soldi. Giuseppe Vegas davanti alla commissione d' inchiesta ha parlato, oltre che della Boschi, anche degli incontri, proprio su questo tema, fra De Benedetti e Renzi, oltre che con un funzionario di Banca d' Italia, Fabio Panetta. C' è qualcuno che ha voglia di spiegarci le ragioni di questi strani incroci? Anzi: il segretario del Partito democratico vuole chiarire ai risparmiatori che hanno perso i loro soldi di che cosa parlarono lui e De Benedetti?