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MARINO NEL PALLONE - IL SINDACO-CICLISTA SFIDUCIA IL SUO ASSESSORE AL BILANCIO DANIELA MORGANTE: “IN QUESTO MOMENTO SERVONO PERSONE AFFIDABILI, CON I NERVI A POSTO, E TU NON LO SEI”
Giovanna Vitale per "la Repubblica"
Stavolta è davvero finita, giochi chiusi, game over. Dopo mesi di discussioni e riconciliazioni, improvvise rotture e finte intese, il sindaco Marino ha deciso di dire basta. Alle nove della sera. «Basta, non ne posso più» ha urlato nel telefono a Daniela Morgante. Basta coi capricci, le alzate di testa, la gestione autoritaria del bilancio comunale che lei pretende di scrivere senza ascoltare nessuno: né la maggioranza né i colleghi e nemmeno lui, che pure l'ha nominata.
Basta, soprattutto, subire la tirannia di un assessore che - magistrato contabile per professione e pupilla del presidente della Corte - ritiene di essere intoccabile e perciò si permette libertà a nessun altro consentite: alimentare tensioni e seminare zizzania, come se le grane di inizio mandato non fossero già abbastanza. A cominciare dall'ultima: la due diligencede-gli ispettori del Tesoro sui conti comunali che ha prodotto un durissimo
atto di accusa nei confronti della giunta di centrosinistra, non solo di Alemanno.
à furibondo l'inquilino del Campidoglio quando alza la cornetta per ammonire il giocatore più importante della squadra. In spregio a ogni fair play, alla vigilia di una partita annunciata dallo stesso Marino come decisiva per stabilire le scelte politiche dell'amministrazione sul bilancio, la Morgante ha pensato bene di anticipare le misure che l'indomani avrebbe portato in giunta, dandone per scontata l'approvazione.
Una manovra da 6,7 miliardi, con quasi 400 milioni di tagli ed un "tesoretto" da 130 milioni utili a scongiurare l'aumento della Tasi e ad abbassare dello 0,25 l'Irpef, «quantomeno sulle categorie con maggiore difficoltà ». Esternazioni che però non sono piaciute al chirurgo dem. Prima ha diramato un comunicato di sfiducia totale: «Le cifre e le scelte rese note preventivamente dall'assessore al Bilancio devono essere ancora sottoposte al sindaco, alla giunta e all'assemblea capitolina.
Quanto dichiarato, evidentemente, è solo una sua ipotesi di lavoro». Poi l'ha chiamata per chiedere, sostanzialmente, il divorzio. «Così proprio non va, Daniela, stavolta hai passato il segno », ha alzato la voce Marino. «Così non si può continuare. In questo momento servono persone affidabili, con i nervi a posto, e tu non lo sei.
Tu cambi opinione in continuazione, anziché aumentare le tasse su caldarrostai e camion bar preferisci affamare la città , bloccare il sociale e azzerare gli investimenti, io non ne posso più». E quando lei ha provato ad obbiettare, lui l'ha zittita: «Ci sono i soldi del Salva Roma, utilizziamoli». Ricevendo un secco «no: il decreto deve ancora essere convertito, quelle somme non sono certe e io non faccio bilanci con somme che non sono certe», ha protestato Morgante.
Al che il sindaco non ci ha visto più: «Tu non hai rispetto di niente e di nessuno», ha urlato, «ma se pensi di prendermi in giro portando in giunta una bozza che io ti ho già bocciato due settimane fa, è meglio che non vieni». Mancava solo che dicesse: quella è la porta.
Uno sfogo alimentato anche dal sospetto che l'assessore al Bilancio, incaricata di tenere i rapporti con il ministero del Tesoro, sapesse in anticipo della devastante relazione degli ispettori, ma abbia preferito non dire niente. Così da costringere Marino, una volta ricevuta, a scegliere la linea ragionieristica da lei sempre sponsorizzata.
Una tattica subito demolita dal primo cittadino, che ha invece pubblicamente apprezzato il lavoro degli ispettori: «Era quello che avevo chiesto fin dal giorno del mio insediamento per capire come si è creato il disavanzo. Perché, al di là delle ideologie, a Roma dobbiamo correggere la rotta: spendere solo il denaro che c'è, disboscare le società inutili e individuare somme che possano permettere di riavviare l'economia, a cominciare dalla manutenzione straordinaria delle strade e delle scuole che desidero parta il più presto possibile».
E pazienza per le contestazioni: serviranno semmai per far meglio in futuro. «Sento l'urgenza, anche con la forza straordinaria che ci dà il documento del Mef, di chiudere in tempi brevi il nostro bilancio», aveva infatti rilanciato, annunciando la giunta domenicale. Destinata ora a trasformarsi nella resa dei conti finale.
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