VIENI AVANTI MARINO! “LE CRITICHE SONO UNA MEDAGLIA: STIAMO SFIDANDO I POTERI FORTI DELLA CITTA’: COSTRUTTORI, EDITORI, IMPRENDITORI” – VIGILI, DAL CARABINIERE AL POLIZIOTTO…
Maria Teresa Meli per "Il Corriere della Sera- Roma"
Quando in campagna elettorale Gianni Alemanno accusò Ignazio Marino di essere un «marziano» il candidato del centrosinistra alla poltronissima del Campidoglio colse al volo l'occasione e utilizzò a suo vantaggio quella definizione.
Presentarsi come un «marziano» significava tante cose: non essere compromessi con la Roma che conta, non dipendere dalle segreterie dei partiti, non scendere a mediazioni al ribasso con i cosiddetti poteri forti, non dover accontentare gli appetiti delle correnti. Quella definizione funzionò. Ma adesso sta suonando un campanello d'allarme e il sindaco sbaglierebbe a non ascoltarlo.
Lui e i suoi assessori hanno molte ragioni, e giustificazioni: tranne Guido Improta, sono un gruppo di neofiti che si è trovato alle prese con una città che era stata lasciata in una situazione drammatica da Gianni Alemanno. Stanno facendo il loro apprendistato adesso. In condizioni impervie e difficilissime. Bisogna quindi dare loro tempo. Ma occorre anche che la giunta e, soprattutto, il sindaco comincino ad accettare i consigli che non sempre sono interessati. Prendiamo, per esempio, il Pd, un suo autorevole esponente, nato e cresciuto nel partito romano e poi passato alla politica nazionale, spiega come stanno le cose senza ipocrisie o remore: «Noi vogliamo aiutare Ignazio, certo non puntiamo a metterlo in difficoltà . Se lui fallisce è un colpo mortale per tutti noi, per il Partito democratico e per l'intero centrosinistra».
Dunque il Pd è pronto ad assistere il primo cittadino della Capitale perché vuole evitare a tutti i costi una crisi. Ma c'è un piccolo problema. Il sindaco vuole farsi aiutare? Di questo al Partito democratico non sono affatto convinti. Finora ha sempre rifiutato i consigli che gli sono stati dati in quest'ultimo periodo. Con Goffredo Bettini, l'uomo che lo ha inventato candidandolo alle primarie del 2009, quelle vinte da Pier Luigi Bersani, per intendersi, non parla da quattro mesi. Bettini adesso vorrebbe riuscire di nuovo a dargli una mano, anche mettendo un «suo» uomo alla guida del Pd romano, Lionello Cosentino. Ma non è per niente sicuro di riuscire nel suo intento.
Ora sta a Ignazio Marino decidere il da farsi. Capire che è giunto il tempo di fare il salto e da marziano diventare un amministratore. Accetti il «soccorso rosso» offertogli dal Partito democratico, senza, ovviamente, dover scendere a patti con i maggiorenti del Pd, accettare in cambio di nominare i loro fedelissimi in qualche municipalizzata, o abbassarsi in trattative che sanno di vecchia e maleodorante politica. E così grazie all'aiuto del Pd e al coinvolgimento del centrosinistra, ma anche della città tutta, Marino rimetta a posto la macchina (o la bici) e la riavvii.
A volte si fa prima ad ammettere di aver sbagliato e a ripartire con l'aiuto di qualcuno che a fare finta che tutto va bene, magari convincendosi che gli attacchi e le critiche sono sempre e solo la riprova che si è dalla parte dell'innovazione e del giusto.
2. MARINO: "SFIDO I POTERI FORTI"
Rinaldo Frignani e Ernesto Menicucci per "Il Corriere della Sera-Roma
«Ammetto l'errore con la nomina di Oreste Liporace che ringrazio per la disponibilità . La colpa è stata solo mia. Ma ho subito attacchi da tutte le parti. Stiamo sfidando i poteri forti della città : costruttori, editori e imprenditori. Le critiche sono una medaglia. Non credo che i romani mi abbiano eletto per vedermi ripetere i riti di una politica stanca e inconcludente».
Un discorso da sindaco quello di Ignazio Marino che ieri sera, dopo la giunta straordinaria, ha scelto il primo dirigente della polizia Raffaele Clemente come comandante dei vigili urbani. Il capo dell'Anticrimine della Questura ha i requisiti richiesti e grande esperienza in città .
I sindacati sembrano soddisfatti della nomina. Ma sui vigili piove un'altra tegola: per il caso delle mazzette pagate dai commercianti di liquori Paolo e Silvio Bernabei quattro agenti sono stati rinviati a giudizio insieme con un geometra.Ci ha pensato tutto il giorno, dopo la pioggia di critiche che gli sono piovute addosso per il «pasticcio» sui vigili, i quattro mesi di amministrazione, la macchina ancora parcheggiata negli stalli riservati ai senatori. E alla fine Ignazio Marino, all'ora di cena, ha deciso: giunta straordinaria convocata in fretta e furia, conferenza stampa in Campidoglio aperta ai capigruppo della maggioranza.
La «parolina» finale ce l'ha messa Guido Improta, assessore alla Mobilità , uomo forte della squadra capitolina: «Bisogna reagire, non possiamo tacere», il concetto espresso. E il sindaco ha seguito il consiglio: dopo il ritiro di Oreste Liporace, il nuovo comandante dei vigili è Raffaele Clemente, primo dirigente della Polizia, a capo della Divisione anticrimine. Stavolta, non dovrebbero esserci problemi: Clemente possiede i titoli richiesti (i cinque anni da dirigente), e non ha bisogno dell'aspettativa. Nomina triennale, stipendio da 146.510 euro lordi, che - spiega Marino - «solo in parte graveranno sulle casse del Comune, trattandosi di un comando da un'altra amministrazione». Votata la delibera in giunta, all'unanimità , da oggi Clemente è già in servizio. E i sindacati dei vigili, che chiedevano la nomina di un «interno» al Corpo? «Se è lui, va bene», la risposta. Niente scioperi, dunque.
Ma Marino, oltre a presentare il nuovo comandante (che però ieri sera non era alla conferenza stampa), passa anche al contrattacco. Le critiche subite, dice, «sono una medaglia, per me e per la mia giunta». Il sindaco parla di «aggressioni, che arrivano da tutte le parti», rivendica il fatto che «stiamo sfidando i poteri forti della città : costruttori, editori, imprenditori, che rappresentano interessi precisi che non sono certo quelli della cittadinanza». E aggiunge: «Non credo che i romani mi abbiano eletto per vedermi ripetere riti di una politica stanca e inconcludente».
Ringrazia Liporace «per la disponibilità e sensibilità dimostrate», ribadisce «la validità del metodo seguito: non ho mai conosciuto personalmente i candidati a ricoprire la carica, se non quando li ho convocati per un colloquio. Non ci sono state opacità : scelgo sulla preparazione e i titoli». Poi passa di nuovo all'attacco: «Capisco che in tanti rimpiangano vecchi metodi del passato, nel quale i candidati erano noti, perché appartenevano a filiere precise. Erano scelte pilotate, scontate, basate sulla fedeltà ai capi di turno. Così era tutto più facile, immediato, rassicurante. Solo che non funzionava».
E quindi, «per cambiare passo e affidare una carica importante a chi non si conosce, ci vuole coraggio e volontà politica, per far digerire il cambiamento alle categorie che vogliono bloccare tutto». Parla di «errori di procedura interna, commessi non per malafede, clientelismi o favoritismi. La politica non li ammette mai, mentre io lo faccio».
à la parte più «politica» del suo discorso. Marino - dopo aver ringraziato la vicecomandante Donatella Scafati ed espresso «la totale fiducia nel corpo della Polizia locale» - parla da «capo», difendendo il suo lavoro («abbiamo chiuso Malagrotta, avviato i Fori, dismesso proprietà immobiliari, chiusi i residence e lo faremo con le società nel Centro America») e la sua squadra: «Quando si è al vertice, si è responsabili di tutto. Era così, per me, anche in sala operatoria. Se ci sono state imprecisioni, la colpa è solo mia».
E non, quindi, del suo braccio destro Luigi Fucito, che ha selezionato i curricula degli aspiranti comandanti: «Ho lo staff migliore che si possa immaginare, a cominciare dal capo di gabinetto». Chissà che ne pensa la sua maggioranza.
IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI IGNAZIO MARINO CON I VIGILI URBANI IN BICICLETTA i vigili che seguono ignazio marino in biciclettaVirman Cusenza e Francesco Gaetano Caltagirone Francesco Gaetano Caltagirone Liporace Alemanno Belviso Polverini e Gasperini Goffredo Bettini SILVIO DI FRANCIA LIONELLO COSENTINO IGNAZIO MARINO E LA SUA SCORTA DI VIGILI IN BICI